La costruzione del mio paradigma organizzativo

 

fase 0:

 

 

 

Un unico punto di fuga…

 

 

Un corpo centrale unico, crocevia di arrivi e partenze, il fulcro della vita del mio edificio.

 

A partire da esso si dipartono tutte le funzioni, tutti i collegamenti, tutti i percorsi costituenti la complessità delle varie relazioni tra i singoli spazi interni.

La forma del mio centrum deve essere lineare nelle proporzioni e nella rappresentazione geometrica.

La figura che si avvicina maggiormente per similitudine al concetto di punto di fuga è il cerchio: dal centro del cerchio si dipartono poi i raggi che individuano i vari percorsi e le specifiche funzioni caratterizzanti l’edificio

 

 

Ma la figura che porta ad una definizione più dettagliata e funzionale del mio corpo centrale è senza dubbio il quadrato.

Un quadrato che circoscrive il cerchio del punto di fuga.

 

 

E’ come osservare dall’alto la pianta della cappella Pazzi del Brunelleschi a Firenze, precedentemente segnalata nei codici di trasformazione: un cerchio inscritto in un quadrato, un quadrato che circoscrive un cerchio.

 

 

 

 

 

fase 1:

 

 

 

 

 

 

L’orizzontalità dei gradini…

 

 

Il ritmo del corpo centrale costituente il mio edificio è scandito da linee orizzontali, che sottolineano il percorso ascensionale verso la cima.

L’orizzontalità dei piani contrasta con la verticalità possente della struttura dell’edificio stesso.

 

 

La scala rappresenta il cammino ascensionale che ogni individuo deve compiere: ogni piano scandisce il ritmo di questa salita, ogni piano costituisce una pausa nell’estremo sviluppo verticale verso l’alto.

 

 

Le linee orizzontali dell’edificio spezzano la monotonia dello sviluppo verticale in maniera differente.

Le fasce marcapiano, le finestre a nastro, la gronda del tetto, il basamento, gli sfalsamenti di piani: tutti questi ed altri elementi caratterizzano l’edificio e contribuiscono a renderlo lineare nel suo sviluppo (in entrambe le direzioni – verticale ed orizzontale).

In un certo senso è come se funzionassero da zavorra: frenano la sua ascesa verso l’alto.

 

fase 2:

 

 

 

Il verde che avvolge…

 

 

Il verde fa da sfondo all’edificio, ma non è una mera cornice.

Il verde diventa parte integrante dell’edificio, un elemento che ne vincola quasi la realizzazione, nel senso che il verde caratterizza il corpo centrale ed individua nuove relazioni con il suddetto.

 

 

 

Il verde avvolge l’edificio e dialoga con esso in maniera dialettica: due elementi verdi, esterni al corpo centrale, sono legati direttamente allo stesso, anzi, in taluni punti, sembra che questi tre elementi si compenetrino e il verde sia presente anche all’interno.

 

 

 

La relazione primaria verde interno – verde esterno  dunque si realizzerà a piano terra: la presenza di un giardino d’inverno a piano terra contribuirà a creare quella continuità tra esterno ed interno.

Ma non è detto che questa relazione orizzontale si estenda in maniera verticale all’interno dell’edificio stesso.

La chiazza di colore verde disegnata precedentemente potrebbe essere benissimo posta a livello di copertura: in tal senso, il verde avvolgerebbe completamente lo sviluppo dell’intero complesso

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fase 3:

 

 

 

Un parapetto che protegge…

 

 

Il parapetto costituisce un elemento che protegge, che ripara la salita verso l’alto.

Anche il mio edificio ha un suo parapetto specifico.

 

Questo elemento è in grado di leggere gli imput entranti dall’esterno, di rielaborarli nella consegna all’edificio e di restituirli poi allo stesso modo all’esterno sottoforma di output nuovi.

E’ una sorta di filtr o- barriera.

 

 

E’ un elemento – barriera con il mondo esterno.

E’ un elemento – filtro tra il corpo centrale e la zona verde.

 

L’elemento barriera – filtro si concretizza in un brise-soleil che avvolge il mio edificio, in una sua seconda pelle esterna che si appoggia e si adegua alle funzionalità che all’interno dell’edificio devono trovare spazio.

 

 

 

 

fase 4:

 

 

 

 

le persone che danno vita…

 

 

La scala è una scala animata, cioè è fatta di uomini.

 

 

Le persone rappresentano ciò che rende vitale un’architettura, ciò che riesce a far assurgere il mio edificio quale luogo della comunicazione, luogo positivo e d assertivo.

Insomma, l’uomo dà luce al mio edificio.

Significativo è il quadro riportato.

Si intitola “La scala”.

Una scala fatta di volti umani, che illuminano il percorso, che rendono solare l’oggetto architettonico scala.

 

 

Le persone quindi, nella loro ascesa, conferiscono un carattere di luminosità, solarità all’edificio stesso.

Il ritmo, a testimonianza della presenza umana e vitale all’interno dell’edificio, deve essere sostenuto da zone luminose, visibili anche dall’esterno.

Quindi, laddove l’attività umana è maggiormente presente (ad esempio, in aree destinate ad uffici), essa deve essere sempre accompagnata dalla presenza di fasci di luce potenti, quali enormi vetrate.

Esse, oltre a dare un ritmo alla facciata dell’edificio, individuano immediatamente le aree vitali del mio centrum.

 

 

fase 5:

 

 

 

 

evoluzioni del paradigma organizzativo

 

 

punti di vista

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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