Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani 5 silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce 10 vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. 15 |
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Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. |
Indicazione, ma senza elementi descrittivi, di uno spazio concreto (l'area ristretta delimitata dalla siepe) e di uno specifico personale (la consuetudine del salire sul colle e lo stato d'animo che vi si accompagna). |
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. |
Processo di astrazione, visione mentale
dello spazio. Il passaggio dal primo momento a questo successivo è
accentuato dall'avversativa con cui si apre il periodo (Ma)
e dai due gerundi (sedendo e mirando) che indicano non un'azione definita ma una durata. |
E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. |
Un evento minimo (odo stormir)
segna il trapasso dall'immaginazione spaziale a quella
temporale. Si instaura la contrapposizione tra:
- spazio concreto e tempo presente - spazio e tempo immaginati nel pensiero. |
Cosí tra questa
immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. |
Il pensiero si smarrisce (immensità, s'annega, naufragar) e lo smarrimento genera piacere (dolce). |
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