Lungacque: la festa
Mi pare che la "rottura delle pignatte" possa essere considerato a metà strada fra un rito ed un gioco. I giovani di leva che hanno prima dimostrato la loro forza e lo sprezzo del pericolo abbattendo un grande albero nel bosco (l'albero va rubato) l'hanno rizzato sulla piazza del paese. Nei pressi dell'albero (è un pino silvestre da noi denominato "pesra") vengono appese ad un trave orizzontale ad altezza di tre metri le pignatte di terracotta. I giovani della leva utilizzando un apposito bastone che si tramandano di anno in anno ed al suono della musica una per una spaccano le pignatte da cui fuoriescono caramelle, arachidi, mandarini, piccoli oggetti. La tradizione vorrebbe che una delle pignatte fosse piena di cenere o di farina ed una di acqua. I bambini a frotte vanno a raccogliere l'abbondante bottino che esce dai cocci.
Divertimenti giovanili tramandati dalle tradizioni: giocare a tamburello, giocare a carte al bar. Uno dei nostri divertimenti estivi di trentacinque anni fa. Ci radunavamo sulla piazza e nelle notti senza luna, seguendo le indicazioni di qualcuno che aveva visto ci addentravamo nella piena campagna più buia alla ricerca di frutti maturi; a volte erano le pesche gialle, altre le fragole profumate, spesso i meloni e le angurie. Raggiunto il luogo a tentoni cercavamo i frutti e li mangiavamo sul posto. Dove stava il divertimento? Non nel mangiare (avevamo tutti cenato a sufficienza a casa) né nel possesso (nessun frutto veniva portato a casa o nascosto). Il divertimento stava nel sentirci ragazzi e ragazze una muta di caccia: avevamo tutti lo stesso obiettivo, lo perseguivamo con determinazione e affrontando un certo pericolo...
Quel mese era settembre, il più bel settembre che ci si potesse augurare. Qualche giorno dopo si sparse la notizia (probabilmente fornita dall'autorevole Sam) che ci sarebbero stati fuochi d'artificio, come non se ne erano visti nella Contea da più di un secolo, da quando era morto il Vecchio Tuc.