INDICE:

1. PREFAZIONE

2. INTRODUZIONE

2.1 PERCHE’ UN CAMPUS UNIVERSITARIO?

2.2 …PERCHE’ ROMA?

2.3 …E PERCHE’ A MISURA D’UOMO?

3. OBIETTIVI

3.1 RICHIESTE DI BASE

3.2 OBIETTIVI SOGGETTIVI

3.21 IL CAMPUS UNIVERSITARIO A "MISURA D’UOMO"

3.22 UN CAMPUS "ROMANO" A ROMA

4. GENIUS LOCI

4.1 ROMA

4.2 LA ROMANITA’ DELLO SPAZIO

4.3 ROMA E LO SPAZIO URBANO

4.4 "TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA"

4.5 TOR VERGATA E L’ESPANSIONE URBANA

5. CATALIZZATORE

6. IMMAGINARIO DI RIFERIMENTO

7. UNIVERSO DI ADDUZIONE

8. PARADIGMA ORGANIZZATIVO

8.1 APPROCCIO AL PROGETTO

8.11 IL SENSO DI VUOTO

8.12 NOI NEL PROGETTO

8.13 L’IGNOTO CHE AFFASCINA

8.2 ATTEGGIAMENTO PROGETTUALE

8.21 PER ARRIVARE ALLA CONOSCENZA

8.22 L’APPROCCIO ALLA CONOSCENZA COME PARADIGMA INDIZIARIO

9. IPOTESI ORGANIZZATIVA

9.1 LA NOSTRA IDEA DI CAMPUS UNIVERSITARIO

9.2 GLI ELEMENTI DEL CAMPUS UNIVERSITARIO

9.21 L’ANCORA ALLA CITTA’

9.22 LA PIAZZA-PERCORSO

9.23 I NUCLEI DI AGGREGAZIONE PRIMARIA

9.24 I CENTRI DI AGGREGAZIONE SECONDARIA

9.25 I CORPI RESIDENZIALI

9.26 LE PIAZZE RESIDENZIALI

9.27 IL PERCORSO PEDONALE SOSPESO A SERPENTINA

9.28 I MEDIA-BOX

9.29 LA TORRE-FUNIVIA DI TELECOMUNICAZIONE

9.30 IL LAGHETTO ARTIFICIALE

9.31 LO SPAZIO RELIGIOSO MULTIETNICO

9.32 L’AREA SPORTIVA

9.33 I DIPARTIMENTI E L’AERA DIRETTIVA

9.34 LE AREE FILTRO

10. L’ECCEZIONE

11. SCENARIO

12. CONCLUSIONI

 

1. PREFAZIONE

Progettare è controllare ed allo stesso tempo assecondare la dinamica evolutiva di un’idea, e può essere valutato, ed operato, essenzialmente sul piano delle dinamiche di trasformazione. E’ la trasformazione di una serie di eventi (richieste, idee, riferimenti) in un evento complessivo, complesso e formalizzato. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Con il nostro lavoro abbiamo definito la costruzione di un’idea progettante soggettiva, come codice genetico dell’artificiale, capace di generare individui virtuali sempre diversi tra loro, ma riconoscibili come appartenenti alla specie progettata.

Nello specifico l’iter progettuale ha come finalità la definizione del campus universitario di Tor Vergata come evento virtuale unicamente collocato nello spazio-tempo, con un’identità individuale ed una caratterizzazione come specie, in quanto generato da una specifica e soggettiva logica progettuale.

La costruzione della nostra logica progettuale nasce con la definizione di un procedimento operativo sperimentale che non si basa su una rigida catalogazione e schematizzazione tipologica, operazione alquanto semplificativa dell’evento architettonico ed altamente riduttiva rispetto all’evoluzione progettuale, ma capace di operare direttamente sull’ambito delle trasformazioni e quindi sullo sviluppo morfogenetico del progetto.

Tale modus operandi presuppone la produzione di un modello virtuale confrontabile e verificabile con le varie richieste che lo generano, in un ciclo richiesta/risposta formalizzata/richiesta, dove ogni risposta formalizzata diviene successivamente una richiesta ulteriore ad un livello più sofisticato. Questo modello è costituito da una sommatoria dei nostri desideri di oggetti del mondo reale impregnati di una forte soggettività emozionale e passionale amalgamati nel profondo del nostro mondo onirico.

2. INTRODUZIONE

Perché un campus universitario?

Perché Roma?

E perché a misura d’uomo?

L'introduzione al progetto di tesi si apre con tre interrogativi con la volontà di dimostrare, già dall’inizio, che è nostra intenzione porre dei quesiti piuttosto che arrivare in maniera decisa e sicura ad individuare e definire delle soluzioni.

2.1 PERCHE’ UN CAMPUS UNIVERSITARIO?

La scelta progettuale "campus universitario" ci è sembrata come una splendida occasione per poterci confrontare con una realtà particolarmente vicina e vissuta direttamente come esperienza personale, essendo noi sia studenti universitari, che "futuri architetti".

Inoltre tale scelta è dovuta ai numerosi interessi comuni per lo sport, la cultura, il tempo libero, la natura, l'aggregazione giovanile, l'informatica, l'ambiente, elementi, questi, che concorrono nel campus universitario.

Un forte impulso ci è dato dalla difficoltà riscontrata nel considerare il difficile rapporto di coesistenza, all'interno del campus universitario, delle più disparate figure sociali che vi lavorano, vi risiedono, vi si muovono, e di ribaltare questa situazione di disagio in un'occasione di integrazione e socializzazione.

2.2 … PERCHE’ ROMA?

La scelta di Roma, luogo del campus universitario, deriva da diverse considerazioni; Roma caput mundi rappresenta per noi l'optimum, per la potenzialità di intervenire su un territorio così ricco d'arte, di testimonianze storiche e così armoniosamente articolato, uno scenario particolarmente affascinante e così speciale, per conformazione e qualità.

Inoltre nella periferia romana, sull'area di Tor Vergata, è già in atto di esecuzione parte di un progetto di decentramento universitario, che dovrebbe costituire a lavori ultimati secondo le intenzioni del Comune di Roma, uno tra i più grandi ed avanzati campus d'Europa.

2.3 … E PERCHE’ A MISURA D’UOMO?

La misura d’uomo rappresenta il nocciolo del nostro lavoro. L’uomo, come centro dell’universo, rappresenta infatti il soggetto della nostra tesi.

Il campus universitario a misura d'uomo vuole porsi come summa di ragionamenti sull’uomo progettista e, in conseguenza diretta, sull’uomo fruitore e chiave di lettura dell'intero progetto, delle sue parti e dell'ambiente nel quale il progetto è inserito.

E’ stato per noi di fondamentale importanza, per ottenere un risultato ottimale, "sviscerare" attentamente i due aspetti legati al soggetto della nostra tesi.

"L’uomo architetto", che affronta un difficile percorso di conoscenza verso il completo svolgimento e sviluppo del tema progettuale e "l’uomo fruitore", che può, in funzione della propria "raffinatezza", cogliere le linee guida del progetto sia nei singoli elementi che nella globalità dell’intervento.

3. OBIETTIVI

Il progettare... è attivare una logica di sviluppo capace di controllare l'evoluzione del sistema verso un obiettivo. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Il progressivo affinamento dell'ambiente virtuale nel quale ci muoviamo dovrà arrivare al raggiungimento di obiettivi quali:

  1. l’incremento della riconoscibilità del nostro "fare progettuale" ;
  2. la depurazione del progetto da assiomi e categoricità soggettive e casuali ;
  3. l’incremento della complessità come apertura, multilateralità di senso, capacità di risposte plurime a intersoggettività possibili ;
  4. la crescita di qualità del progetto come diminuzione del differenziale virtuale/immaginario, e come crescita parallela dell’immaginario soggettivo di riferimento.

3.1 RICHIESTE DI BASE

Ciò che già conosciamo, e che possiamo individuare con le richieste di base del progetto (quelle, per intenderci che potrebbero venirci dal committente) non è infatti che una minima parte di quello che effettivamente dovremo prendere in considerazione, e che nascerà dall’evoluzione dello stesso progetto. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Le richieste di base per il nostro progetto di un campus universitario a Tor Vergata, quali caratteristiche dimensionali e funzionali, si pongono, insieme ai vincoli, come elementi del nostro universo ancora statico.

Secondo il nostro modo soggettivo di fare architettura questo particolare ambito del progetto richiede alcune risposte non trascurabili al fine di arrivare ad una coerenza del progetto di specie, in quanto direttamente pertinenti con i bisogni oggettivi dello stesso e contemporaneamente è supporto per le potenzialità ed il mantenimento di determinazione dell’evento.

Caratteristiche come la massima flessibilità d'uso, la polifunzionalità, l'assenza di barriere architettoniche, la vivibilità dell’ambiente e la sicurezza, fanno parte di quei requisiti "base" cui non possiamo prescindere e che saranno applicati su tutto il comprensorio universitario.

E’ per noi alquanto importante, inoltre, prestare la massima attenzione al luogo dove andremo ad intervenire, inteso sia come parte del territorio romano, sia come somma di singole preesistenze.

Per ciò che riguarda le indicazioni sommarie dell’intervento, è importante sapere che questo rientra all’interno di un progetto di decentramento universitario che porterà alla costruzione del terzo polo universitario romano comprendente anche un campus universitario calibrato per circa 18000 unità.

Una delle principali politiche comunali è, infatti, quella di ridare centralità ad una zona come quella di Tor Vergata, urbanisticamente ancora poco definita, ma con grandi potenzialità ambientali e grandi previsioni di sviluppo strutturali.

L’Università di Tor Vergata è insediata su un’aerea di 588 ettari dedicata dal PRG del Comune di Roma a servizi di carattere pubblico (M) ed in particolare per l’insediamento delle strutture universitarie (M4).

L’edificazione nell’area del comprensorio è governata da un Piano d’Assetto Generale (1985). Il Piano d’Assetto Generale (PAG) attualmente vigente e secondo il quale si stanno realizzando gli edifici universitari, prevede la realizzazione di 2.700.000 mc con un indice di 0.46 mc/mq e una residenzialità di 6000 unità.

Attualmente sono stati realizzati 1.000.000 mc che ospitano le Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Ingegneria, Medicina e Chirurgia, Economia e Commercio e l’Area di Ricerca di Tor Vergata del CNR.

Dei restanti 1.700.000 mc da realizzare 140.000 mc sono già impegnati nei progetti delle Facoltà di Lettere e Filosofia (già finanziata ed in fase di elaborazione esecutiva da parte dei progettisti) e della Facoltà di Giurisprudenza (progetto di massima in elaborazione).

Il Piano d’assetto Generale è uno strumento unitario in quanto fissa solamente gli standard generali e non indica planovolumetrie. Questa condizione permette così di ridistribuire con più flessibilità gli edifici sul territorio, fatti salvi gli adempimenti comunque richiesti.

3.2 OBIETTIVI SOGGETTIVI

Progettare è ... controllare un processo dinamico di sviluppo senza sapere esattamente dove questo sviluppo porterà, ma ipotizzando solo alcune qualità di questo esito possibile, come rispondenze al nostro immaginario soggettivo di riferimento, anch'esso in trasformazione. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Due sono gli obiettivi soggettivi che con il nostro lavoro ci proponiamo di raggiungere:

- il campus universitario a "misura d’uomo";

- un campus "romano" a Roma.

La romanità del campus e la misura d’uomo, seppur letture molto soggettive, non si pongono come qualità incondizionate e perentorie, in quanto tali obiettivi vengono inseriti in una procedura progettuale adattiva indirizzata alla ricerca di un codice genetico, che risponda ad esigenze intersoggettive e dinamiche.

Gli obiettivi che ci siamo posti, inoltre, mirano a creare una compresenza della nostra idea di campus universitario, con la volontà di aumentare la qualità di uno spazio architettonico ed ambientale come quello della periferia romana di Tor Vergata.

3.21 IL CAMPUS UNIVERSITARIO A "MISURA D’UOMO"

L'uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono, per ciò che sono, e di quelle che non sono, per ciò che non sono. (Protagora, in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi IX)

Con il termine "misura d’uomo" abbiamo inteso delle qualità, fortemente soggettive, che secondo noi aumentano la vivibilità e fruibilità dell’ambiente nel quale l’uomo vive e si muove.

Tali qualità si ritrovano all’interno dei seguenti ambiti:

- IL RAPPORTO DI INTEGRAZIONE TRA IL NATURALE E L’ARTIFICIALE

La nostra idea di campus universitario mira all'integrazione tra spazi costruiti (artificiali) e spazi vuoti (naturali), attraverso la naturalizzazione dell'artificiale e l'artificializzazione del naturale.

Questa integrazione rappresenta la condizione ottimale per la vivibilità dell'evento architettonico, non solamente inteso come parte di un ambiente in evoluzione, ma come ambiente stesso.

- LA GERARCHIA TRA GLI SPAZI INDIVIDUALI E GLI SPAZI COLLETTIVI

Il delicato rapporto che esiste tra l'individualità e la collettività vuole diventare elemento di stimolo per arrivare ad un corretto dimensionamento degli spazi attraverso un graduale passaggio dal "pubblico" al "privato", favorendo così contemporaneamente sia l'aggregazione, tramite opportuni luoghi di socializzazione che si riducono di scala sino a diventare nuclei minimi e sempre meno concentrati, sia il progressivo isolamento, come ultimo gradino di questa scala gerarchica.

- LA STIMOLAZIONE DELLE PERCEZIONI VISIVE E SENSORIALI

E' nostra intenzione, affinché l'uomo instauri un rapporto diretto di appartenenza/cognizione con l'ambiente in cui vive e si muove, creare degli eventi particolari quali soglie/interfaccia, percorsi di scoperta, richiami visivi che stimolino le percezioni visive/sensoriali ed attraggano così l'attenzione del possibile visitatore/fruitore.

- LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL'UOMO

L'uso della tecnologia presuppone la volontà di semplificare, velocizzare e rendere potenzialmente accessibili alla maggior parte delle persone tutti quei servizi utili a migliorare la qualità della vita.

La tecnologia non per sostituirsi all'uomo, ma per affiancarvisi; tecnologia al servizio dell'uomo per una maggior vivibilità dell'ambiente nel quale è comunque l'uomo a sentirsi protagonista.

- LA SEPARAZIONE FUNZIONALE A PIU' LIVELLI

L'idea di creare una separazione funzionale a più livelli vuole sottolineare la volontà di migliorare qualitativamente ogni servizio offerto alla collettività.

Non solo quindi per separare i movimenti di flusso e quindi evitare congestione, traffico e compresenza di automobili/persone/cicli, con tutti i problemi di inquinamento, acustici, di pericolo, ma soprattutto per rendere più leggibile e di facile comprensione gli spostamenti e le funzioni dei vari componenti dell'unità architettonica.

- LA LIBERTA' DI MOVIMENTO E DI FRUIZIONE DELL'EVENTO

La possibilità di creare percorsi spontanei di lettura dell'ambiente nel quale il campus universitario è progettato, diventa condizione essenziale per assicurare una "certa libertà" di movimento al possibile fruitore.

Questa "certa libertà" è comunque guidata da percorsi preferenziali, che però avendo una conformazione gerarchica, non monopolizzano l'attenzione, inducono semplicemente a riconoscerne una struttura.

3.22 UN CAMPUS "ROMANO" A ROMA

Nostro obiettivo è che la leggibilità di Roma e del suo spazio si caratterizzi anche nella sua periferia: chi si trova nel campus universitario di Tor Vergata si trova comunque a Roma, chi si muove nel campus universitario di Tor Vergata si muove comunque a Roma, chi vive nel campus universitario di Tor Vergata vive a Roma.

E’ nostra intenzione, quindi, prevedere la creazione di un ambiente che non si ponga come antagonista rispetto al centro urbano romano, bensì ne costituisca un prolungamento virtuale, essendone separato fisicamente, che ne possa arricchire le potenzialità.

Con il termine "romano" intendiamo quelle qualità, soggettivamente riscontrate a Roma, che, secondo il nostro punto di vista, hanno mantenuto ed amplificato nel tempo la loro leggibilità e che vogliamo caratterizzino il nuovo campus universitario di Tor Vergata.

Tali qualità si ritrovano all’interno dei seguenti ambiti:

- DISPOSIZIONE RADIOCENTRICA

Derivata dall'impianto viario romano, in funzione delle vie di comunicazione che dal baricentro, "fulcro" della città, si spingono alla scoperta dei territori esterni, tramite una ramificazione delle stesse, diviene condizione di rapida e facile identificazione della struttura del territorio. Questa condizione si determina anche attraverso l’adozione di alcuni "raggi di fruizione", intesi come distanze ottimali entro le quali sono soddisfatte la maggior parte delle richieste possibili.

- ELASTICITA' COMPOSITIVA

La complessità, sia che ci si riferisca ad una città stratificata storicamente, ad un ambiente naturale, ad un’architettura o ad un oggetto industriale deriva dalla storia, reale o virtuale che è stata percorsa nel progetto, e/o nell’evoluzione. Una storia nella quale l’immagine, attraverso l’evoluzione lineare e discontinua percorsa, ha accresciuto, e non frantumato, la propria caratterizzazione e riconoscibilità, ha forgiato la specifica unicità dell’evento. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

E' nostra intenzione riportare all'interno dell'organismo architettonico la struttura unitaria romana, che pur derivando da un'aggregazione per parti di epoche successive è capace di crescere senza schematismi costituiti, conservando così una forte riconoscibilità. Le "stratificazioni storiche" si ritrovano così attraverso "stratificazioni nel progetto".

- RIPROPOSIZIONE DI COSTANTI FORMALI

Un parametro importante è l’identità come garante di qualità, "quella qualità ambientale che protegge l’uomo dallo scannarsi e che è definita da Lynch immaginabilità. E’ quella forma, quel colore, quell’ordinamento che rende più facile la costruzione di immagini mentali dell’ambiente tali da essere bene identificate, fortemente strutturate e quindi assai utili" (C. Norberg-Schultz, Genius Loci).

La nostra volontà collocare all'interno del campus universitario alcune costanti di forte riconoscibilità deriva dall'immagine ripetuta spesso nei vari luoghi di Roma di elementi di deciso richiamo alla memoria quali fontane, obelischi, colonne, archi di trionfo e piccoli e grandi monumenti.

- POSSIBILITA' MOVIMENTI ONDULATORI

La nostra intenzione di creare un percorso di scoperta presuppone la creazione di ostacoli, naturali o artificiali, e dislivelli da superare, creando così lievi saliscendi in stretto rapporto con il luogo fisico romano di cui le scalinate sono l'elemento più significativo.

 

- SEQUENZE ANIMATE

La nostra intenzione è quella di accostare ad immagini reali le sensazioni emotive che tali immagini suscitano, attraverso la creazione di sequenze spazio/sensoriali.

Questo atteggiamento è riscontrabile quando si attraversano spazi con differenti qualità, attraverso l’utilizzo della vista unito alla dimensione degli edifici. Il passaggio da spazi angusti a spazi aperti è infatti leggibile attraverso la visione panoramica con una gradevole sensazione emotiva.

- PASSAGGI DI STATO

La nostra volontà di creare un luogo dinamico si incontra con la sensazione di creare passaggi di stato.

Questi non sono altro che sensazioni che improvvisamente si percepiscono quando si passa da un ambiente con determinate caratteristiche ad un altro completamente differente.

Questa condizione, a Roma, è stata da noi osservata muovendoci sotto la città con la metropolitana e quindi per punti, saltando perentoriamente tutto quello che c'è in mezzo.

4. GENIUS LOCI

Il luogo rappresenta quella parte di verità che appartiene all’architettura, esso è la manifestazione concreta dell’abitare dell’uomo, la cui identità dipende dall’appartenenza ai luoghi. (C. Norberg-Schultz, Genius Loci)

Per arrivare a progettare una struttura così ampia e complessa come un campus universitario, è stato necessario inserire la stessa all’interno di una collocazione spazio-ambientale.

E’ stato cioè fondamentale pensare il progetto come un’attuazione concreta all’interno di una dimensione esistenziale, assegnando a tale termine lo stesso significato attribuitogli da Christian Norberg-Schulz nel volume Genius Loci.

E’ stato quindi per noi molto importante prendere in considerazione "il luogo", così unico nel suo carattere ambientale.

L’ambiente è... un sistema complesso, in continua evoluzione, ed è impensabile, riduttivo e non sufficientemente attendibile affrontarne le problematiche sulla base di valutazioni statiche che non tengono conto della dinamica di crescita e trasformazione, in altri termini della vita stessa dell’ambiente. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

La naturalità e la complessità in evoluzione unitamente alla componente storico/culturale e di immagine sono il reale patrimonio da preservare quando si progetta l’ambiente. Ambiente non inteso solamente come spazio naturale, ma anche come una città storica o comunque un ambiente naturale/artificiale con un’evoluzione complessa e lunga alle spalle. E’ il caso di Roma…

"Può darsi che opere umane...raggiungano la forma della bellezza in modo altrettanto casuale e inconsapevole dei prodotti della natura. Sono quasi unicamente le vecchie città, cresciute senza un piano consapevole, ad offrire un tale contenuto alla forma estetica... Lo stesso caso felice che ha formato secondo i nostri bisogni estetici le linee dei monti, i colori del mare, l’intreccio degli alberi, si ripresenta e conferma nelle vecchie città... Nell’immagine della città di Roma questo caso felice ha raggiunto il suo fascino più alto...(che) nasce appunto da questo ampio e tuttavia conciliato distacco tra la casualità delle parti e il significato estetico del tutto" (G. Simmel, "Roma" 1898, in "Metropolis" M. Cacciari, Officina 1973).

4.1 ROMA

Nel corso della sua millenaria esistenza Roma ha saputo creare un patrimonio storico, artistico e culturale che la rende unica al mondo.

La maestosità delle sue piazze, l’imponenza dei suoi monumenti, il senso di eterno di luoghi testimoni di grandi eventi storici, il fascino delle sue opere d’arte, la molteplicità degli stili architettonici che convivono armoniosamente. Tutto ciò fa di Roma una città universale, patrimonio dell’umanità intera ; un bene prezioso da custodire e preservare attentamente, ma anche da valorizzare e far vivere e scoprire a tutti.

Roma caput mundi, punto d’incontro tra etnie, culture e religioni diverse, ha mantenuto inalterata nel tempo la sua leggibilità e riconoscibilità.

Alla storia ed alla tradizione ha saputo aggiungere il rispetto per l’ambiente; la sua salvaguardia è uno dei suoi punti di forza, non a caso è la città europea con il più grande indice di rapporto mq verde/abitante, con i suoi 82 mila ettari di aree verdi ed agricole, sui 129 mila ettari del territorio comunale (64%).

Roma dai tempi di Bernini, Borromini, Caravaggio, Michelangelo, Raffaello è un centro di cultura dove le idee e la volontà degli uomini diventano arte.

Roma dai tempi di Stendahl, Shelling, Bairon, Goethe, è la meta dei viaggiatori di tutto il mondo attratti dal richiamo della città eterna.

Tolleranza, integrazione, fratellanza, progresso dei popoli sono valori cardine sui quali la Capitale d’Italia da sempre fonda il suo modo d’essere, di vivere, di pensare.

Ospitalità ed organizzazione sono caratteristiche rimaste inalterate nel tempo, per una città che all’alba del terzo millennio aspira a rimanere punto di riferimento per tutto il mondo.

4.2 LA ROMANITA’ DELLO SPAZIO

Il gotico e il romanico scompaiono e al loro posto appaiono le dimensioni, le linee, le forme dell’eternità e dell’infinito... Non esiste niente di simile all’enigma dell’arcata inventata dai Romani. Una strada, un arco. Il sole sembra diverso quando sommerge di luce un muro romano. (Giorgio de Chirico)

La complessità di Roma è dovuta ad una stratificazione di eventi ed esperienze differenti ed è direttamente in relazione all’aver saputo aumentare la propria individualità e caratterizzazione proprio attraverso periodi storici e socioculturali diversi e discontinui.

La complessità dello spazio urbano romano deriva quindi dall’evoluzione della propria storia, nella quale l’immagine attraverso momenti di normalità e di discontinuità non ha frantumato, ma accresciuto la propria caratterizzazione e riconoscibilità, la specifica unicità dell’evento.

Questo processo di accumulo di eventi e riferimenti ed il formarsi della riconoscibilità è dovuto alla grande capacità di autorganizzazione del "sistema Roma" di fronte al disequilibrio dell’intorno.

Non è stato solo il tempo a favorire l’accumulo di complessità, ma la capacità nel tempo di vivere simultaneamente tutte le sfaccettature del possibile, anche se in contraddizione.

L’immagine di Roma attraverso l’Età imperiale, l’Età Repubblicana, il Medioevo, il Rinascimento, il Barocco si è così accresciuta, tanto da creare un sistema in evoluzione capace di autorganizzarsi ed aumentare la propria qualità grazie alla possibilità di misurarsi con differenti ambiti.

Qualità espressa in termini di complessità, che non è quindi solo il risultato ma la forma stessa della dinamica evolutiva. Complessità che si è manifestata anche con la capacità di porsi davanti ai differenti eventi.

La romanità dello spazio deriva quindi dalla capacità dell’ambiente romano di aumentare la propria riconoscibilità di fronte ai mutamenti del contesto e dei vincoli e soddisfare richieste non previste ne prevedibili antecedentemente.

L’immagine ambientale, infatti, frantumata dalla crescita di complessità di strutture e servizi, deve poter comunque mantenere, lungo il percorso di una possibile trasformazione, la propria caratterizzazione e riconoscibilità. Quest’identità, indispensabile alla qualità totale, per preservarsi nel tempo deve essere continuamente incrementata.

4.3 ROMA E LO SPAZIO URBANO

Il territorio romano è fortemente caratterizzato da un connubio di elementi naturali di grande pregio e di testimonianze storiche ed artistiche che abbracciano tremila anni di storia.

La presenza dei sette colli, su cui Roma è adagiata, ed il passaggio del Tevere caratterizzano decisamente il territorio cittadino, con percorsi sinuosi e dolci saliscendi.

L’effetto panoramico particolarmente apprezzabile così come la possibilità di avere con un colpo d’occhio la vista di gran parte del territorio comunale, sono di certo elementi che aumentano la riconoscibilità di Roma, così come è possibile apprezzarli dalle celebri vedute del Piranesi.

Il fatto poi che l’intero territorio comunale è cosparso di aree di interesse storico-artistico-paesaggistico, da la possibilità di creare sempre diversi ed affascinanti percorsi spontanei e differenti livelli di lettura ed approccio alla città.

Il centro storico si pone poi come un’area talmente vasta che non è possibile evidenziarne caratteristiche precise.

Spazi in cui vicoli, strade e stretti penetrano quartieri che poi sfociano in cortili e grandi piazze, si affiancano a grandi vuoti lasciati dai numerosi scavi archeologici, unitamente a scalinate più o meno ripide e che coprono grandi e piccoli dislivelli e che mettono in comunicazione i parchi e gli edifici particolarmente significativi con il resto della città.

Non sono tanto i singoli edifici significativi, che basterebbero da soli a giustificarne la bellezza, ma l’insieme sproporzionato di questi, alle più differenti scale, a determinarne l’aspetto unitario.

E’ possibile trovare infatti nel giro di poche centinaia di metri maestosi palazzi e modeste chiese, imponenti monumenti ed esili colonne, slanciati obelischi e articolate fontane, il tutto in uno spirito di armonica convivenza magistralmente ottenuta con l’approvazione del tempo.

Roma ha raggiunto da tempo una dimensione metropolitana, ma è una città che ha modificato la spinta all’espansione dovuta alla crescita demografica, e che oggi sta rivedendo i suoi modelli di sviluppo, ripensando se stessa secondo criteri di recupero e valorizzazione dell’esistente

La parte di più recente edificazione ed espansione della città, è infatti meno riconoscibile di quella più propriamente centrale, anche perché non è possibile riconoscervi eccezioni particolarmente significative e tali da produrre un innalzamento qualitativo ed un arricchimento formale.

La monotonia dei quartieri cresciuti in modo caotico e spesso abusivo è l’elemento che più ricorre, a nostro giudizio, a delineare però un problema di fondo non facilmente risolvibile al giorno d’oggi dove la speculazione è troppo spesso l’obiettivo primario di ogni scelta e politica progettuale.

4.4 "TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA"

Roma, che vanta il più grande centro storico esistente al mondo, possedeva, già oltre duemila anni fa, anche il più antico e razionale sistema viario di collegamento per raggiungere i più lontani territori dell’Impero.

La città, pur con le notevoli trasformazioni operate nel corso della sua lunga storia, ha in gran parte conservato questa sua struttura e parte degli antichi tracciati. Infatti tutte le strade consolari che partivano dai Fori Imperiali, si disponevano radialmente prendendo le diverse direzioni delle città da raggiungere e le direzioni dei porti di collegamento con i territori del bacino del Mediterraneo.

"Tutte le strade portano a Roma", è un antico detto che rispecchia fedelmente la realtà delle vie di comunicazione che mettono in rapporto la città con il territorio nazionale ed europeo.

Proprio per questo fatto, mentre in quasi tutte le città le preesistenze storiche ed archeologiche, costituiscono spesso un limite dal punto di vista dei trasporti, a Roma il consolidato sistema viario consente ancora oggi un effettivo ed efficiente collegamento tra l’esterno e l’Urbe.

4.5 TOR VERGATA E L’ESPANSIONE URBANA

Un termine concreto per definire l’ambiente è "luogo". Luogo è un insieme fatto di cose concrete con la loro sostanza materiale, forma, testura, colore.

Tutte insieme queste cose definiscono un carattere ambientale che è "l’essenza del luogo". Il luogo, perciò, è un fenomeno totale qualitativo che non può essere ridotto a nessuna delle sue caratteristiche. (C. Norberg-Schultz, Genius Loci)

Il territorio di Tor Vergata è conformato dai primissimi molli rilievi dei vicini Colli Albani che ne delimitano l’orizzonte da nord-est a sud-est.

L’area, a sud-est di Roma, è inserita nella prima fascia d’espansione della città ed è circondata da una serie di quartieri residenziali già consolidati, come la zona residenziale di Villa Tuscolana, e da altri in via di completamento. Anche all’interno dell’area esistono nuclei ben delimitati d’insediamento residenziale, in parte di origine spontanea, ricchi di attività collaterali.

La collocazione tra i Colli e la città, in un suggestivo paesaggio verde e tranquillo ed il vantaggio di avere il microclima della zona dei Castelli Romani, uno dei migliori d’Italia, sono le caratteristiche principali di tale area.

L’area è posta subito dopo il Gran Raccordo Anulare (GRA) ed è ad esso tangente per una piccola porzione ; si adagia con il lato sud per 4800 metri sul tratto dell’Autostrada del Sole che va dal suo innesto con il GRA fino all’altezza del casello.

La viabilità interna ha, sull’asse di via di Passolombardo, uno svincolo che consente di immettersi sia verso Roma che verso Napoli nonché di proseguire verso Ciampino.

L’innervatura stradale limitrofa a livello urbano è completata dalla Strada Statale Casilina che si aggancia alla viabilità interna al comprensorio con uno svincolo a più livelli in fase di completamento.

Ad est l’area confina in parte con i territori del comune di Frascati che è situata nella prima fascia collinare dei Colli Albani, rilievi di origine vulcanica ricchi di castagneti che custodiscono all’interno di due crateri il lago di Nemi ed il lago di Albano.

 

5. CATALIZZATORE

A n J r o p o V m i c r o V c o s m o V .

L’uomo è un piccolo mondo. (Democrito di Abdera, Frammento)

L’innesco della nostra progettazione ha avuto luogo nel momento in cui abbiamo posto un catalizzatore nel nostro sistema in equilibrio, capace di scatenare un processo di trasformazione.

"Il catalizzatore può essere qualunque occasione purché capace di stimolare la formalizzazione delle richieste"(C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi) in quanto non entra direttamente nei processi di trasformazione che attiva, ma è utile solo all’innesco e come stimolo al perdurare delle trasformazioni.

La trasformazione una volta innescata, segue le regole proprie di un divenire, e si svolge con il parametro del fattore temporale.

"Il tempo del progetto inizia con alcuni elementi/richieste che, attratti, migrano verso l'elemento già orientato e strutturano idee di possibili interfaccia, forme di relazioni possibili, sinapsi adatte a possibili connessioni"(C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi).

Tutti gli elementi diffusi uniformemente nello spazio mentale e senza tempo, del pre-progetto, cominciano così a guardarsi intorno e collocarsi, infatti il catalizzatore li posiziona, li orienta nello spazio e fornisce loro delle possibili direttrici di sviluppo.

Il catalizzatore del nostro percorso di ricerca e cioè l’elemento dal quale trarre le adduzioni necessarie alla focalizzazione e chiarificazione dei nostri obiettivi è l’uomo.

Se il campus universitario è l’oggetto della nostra tesi, l’uomo rappresenta sicuramente il soggetto del nostro lavoro.

L’uomo, colui che fruisce dell’opera architettonica, quando quest’ultima non è intesa solamente come monumento, è da noi considerato con i suoi movimenti, le sue percezioni, le sue aspirazioni, come chiave di lettura dell’ambiente, sia esso naturale o artificiale. L’uomo non inteso solamente come individuo, ma come collettività. L’uomo che dialoga, l’uomo che si confronta, l’uomo che interagisce, l’uomo tra gli uomini.

Nell’uomo inteso come microcosmo abbiamo ritrovato alcuni concetti e strumenti utili ad orientare possibili interfaccia come prime ipotesi di formalizzazione.

L’uomo è catalizzatore in quanto attira a se le richieste e le forme che si generano dai nostri riferimenti e bisogni.

L’uomo come piccolo mondo porta con sé il concetto di fulcro, di baricentro e contemporaneamente è inteso come generatore di forme. Abbiamo infatti ritrovato negli elementi del corpo umano una gerarchia di azioni e sensazioni capaci di stimolare la nostra immaginazione:

6. IMMAGINARIO DI RIFERIMENTO

L’asse nei mozzi mandava un suono sibilante

tutto in fuoco (perché premuto da rotanti cerchi

da una parte e dall’altra) allorché si slanciarono

le fanciulle figlie del Sole, e, lasciate le case

della Notte, spinsero il carro verso la Luce.

Là è la porta che divide i sentieri del Giorno e della Notte.

(Parmenide, La natura)

Per arrivare a costruire una logica evolutiva capace di indirizzarci al fine del nostro lavoro punto di partenza del percorso progettuale è il nostro immaginario di riferimento, e cioè quella serie di immagini presenti nella memoria capaci di stimolare la nostra immaginazione dando il cosiddetto input per l’avvio dell’operazione progettuale.

E’ proprio dall’immaginario di riferimento che si acquisiscono quelle informazioni necessarie per il proseguimento del processo progettuale, anche se non saranno vincolanti per il progetto proprio per la continua evoluzione dell’immaginario stesso.

È difficile fotografare in un solo istante quel continuo insieme di mutamenti e rivisitazioni che avviene all’interno dell’immaginario di riferimento : infatti, nonostante questo sia un’idea soggettiva iniziale della qualità dell’ambiente che vorremmo proporre, vi è comunque una forte crescita e uno sviluppo dell’immaginario stesso durante l’arduo corso dell’iter progettuale.

Non esiste una connessione diretta o un filo logico tra le diverse immagini che compongono il nostro immaginario di riferimento. Quelle che sopravviveranno saranno le più adattive e rispondenti alla qualità ricercata ; ma non saranno più loro stesse bensì una loro evoluzione ed una volta trasformate in ulteriori richieste perderanno definitivamente la categoricità iniziale aumentando la loro complessità. Rimarrà quindi riconoscibile l’essenza dell’immagine, depurata ma amplificata nell’insieme del progetto.

La congruità tra l’insieme delle immagini e la realtà virtuale del progetto darà la misura della qualità raggiunta : minore sarà la distanza tra i due elementi e maggiori saranno le qualità che ritroveremo nel progetto.

Le immagini soggettive selezionate provengono dai più disparati campi e discipline, ma la loro scelta è stata fatta già pensando alle qualità che si desideravano sia per il luogo su cui il campus universitario sorgerà che per il tema stesso in fase di sviluppo. Ecco, infatti, che tra le immagini ritroviamo spunti di Roma, della sua periferia, di campus universitari ma anche di altre tipologie architettoniche di diverse epoche storiche. Sono presenti richiami agli elementi che entrano in rapporto tra loro (naturale/artificiale,  uomo/edificio, spazi aperti/chiusi, ecc.). Non mancano anche riferimenti a sequenze di spazi, a soglie e interfaccia, a simboli ed inoltre ci sono anche tipologie tecnologiche e riferimenti a elementi particolari di uso quotidiano ritenuti da noi particolarmente interessanti, stimolanti e ricchi di spunti da poter approfondire.

Nel progredire del progetto abbiamo considerato l’universo soggettivo come punto di partenza per una serie di adduzioni di tipo formale, simbolico, tecnologico, organizzativo, distributivo.

Queste interpretazioni sono necessarie per ricercare direttamente la più vicina relazione tra l’immagine soggettiva in sé e l’immagine virtuale del progetto.

Le adduzioni ci restituiscono quegli elementi indispensabili per inserire e organizzare le qualità all’interno del nostro progetto di campus universitario sino al punto che la "capacità creativa del soggetto" configurerà "mondi possibili capaci di superare la realtà"(C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi).

. Attuando ora un processo di adduzione dall’immaginario di riferimento o da quegli eventi soggettivamente rilevanti, siano essi appartenenti al mondo naturale o artificiale, è così possibile individuare degli elementi la cui logica compositiva, formale, funzionale o tecnologica, possa rispondere in modo più o meno congruo con l’idea di campus universitario che noi ci siamo fatti nella nostra mente e possa portare a nuove possibilità formali, funzionali, e tecniche di realtà già esistenti.

7. UNIVERSO DI ADDUZIONE

Avere scelto e definito una serie di immagini, non significa avere catalogato in un ambito rigido e statico un quadro di valori definiti infatti: "le forme che questo catalizzatore stimola non devono necessariamente essere conservate nel progetto. Possono essere solamente delle forme di transizione e , come tali, accettabili anche se non specificatamente pertinenti al risultato che si vuole raggiungere"(C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi).

Abbiamo così determinato delle scelte soggettive all’interno di questo processo di adduzione, suddividendo tali catalizzatori in base a differenti ambiti e contesti: l’arte e l’architettura, come il Teatro di Epidauro, Villa Capra del Palladio, Plug in City degli Archigram, "Otto rettangoli rossi" di Malevic, Villa Savoye di Le Corbusier; i campus universitari, come gli esempi europei e nordamericani; la natura, come la conchiglia a spirale del "Nautilus pompilius", il serpente, l’onda, l’uomo, la ragnatela; la tecnologia, come il microchip, il cunicolo tecnologico, le torri di telecomunicazione; gli oggetti quotidiani, come il ventaglio, le scatole cinesi, l’arco, il doppiometro, il diaframma; Roma, come il Colosseo, San Pietro, il Campidoglio, la Colonna traiana, gli obelischi, le fontane, gli archi.

L’interpretazione soggettiva di tali ambiti è così identificabile:

- Riferimento dell’arte e dell’architettura:

Tali elementi stimolano la nostra soggettività fornendoci degli esempi di adduzione formale dove estrapolando spazi, sezioni e piante, è possibile rileggere sequenze legate a schemi mentali.

Ad esempio nel Teatro di Epidauro siamo di fronte ad un’opera che riletta si allontana dalla sua semplice funzione di teatro ed assume per noi una rilevanza diversa attraverso un’adduzione di simbologie e valori che amplificandosi e relazionandosi più volte incrementano per passi la complessità del progetto: la forma semipogea ancorata nel terreno ci provoca una sensazione di abbraccio della zona circostante e richiama uno dei nostri obiettivi del progetto, la socializzazione, e contemporaneamente ci da una sensazione di mimetizzazione, inserimento e collaborazione tra artificiale e naturale. Nasce da questo riferimento anche l’elemento scala/scalinata/tribuna che si ritrova all’interno di tutta Roma e che richiama evidentemente anche i colli e le tortuosità del terreno all’interno e sullo sfondo della nostra area.

La disposizione radiocentrica dei settori in cui è diviso il teatro con un angolo di 18° è inoltre da noi considerata come disposizione ottimale per la distribuzione delle residenze universitarie.

- Riferimento dei campus universitari:

Tali riferimenti ci forniscono degli esempi reali di composizione formale, strutturazione funzionale, e qualità tecnologica, di organizzazioni universitarie nei più disparati paesi del mondo.

Ad esempio dal Tougaloo College abbiamo addotto la struttura organizzativa differenziata su diversi livelli in continuo interscambio tra loro: un livello pedonale; un livello ciclabile e carrabile; un livello con spazi comunitari; un livello con strutture e servizi; un livello per spazi individuali.

- Riferimento naturale:

Tali riferimenti suscitano in noi un’idea di organizzazione unitaria e compattezza percettiva, unitamente alla complessità formale.

Ad esempio la conchiglia a spirale del "Nautilus pompilius", ci suggerisce un’organizzazione formale non unicamente ripartita, ma contestualmente unitaria nel suo insieme, attraverso l’adduzione di un volume unitario ma contemporaneamente scomponibile in elementi di una forte riconoscibilità ed appartenenza ad un organismo più complesso.

- Riferimento tecnologico:

Questi elementi vengono da noi interpretati attraverso una connotazione di organizzazione tecnologica dell’evento, che dovrà essere capace di modificarsi e rispondere ad esigenze in continua evoluzione.

Ad esempio il cunicolo tecnologico vuole lasciare l’impronta della massima flessibilità d’uso dei locali ed ambienti, che diventano così polifunzionali, essendo adattabili con pochi accorgimenti a nuove potenzialità d’uso.

- Riferimento degli oggetti quotidiani:

Tali immagini suscitano in noi un’idea di adattabilità e praticità costruttiva. L’essenzialità e la mancanza delle parti superflue ci indirizzano verso una semplicità costruttiva che non vuole risultare però un’operazione banale.

Nell’esempio del doppiometro la modularità ripetuta delle parti che lo compongono, è stata addotta come qualità di una organizzazione attraverso elementi ripetuti modularmente e conformabili, proprio come il doppiometro, secondo infinite possibilità formali.

- Riferimento romano:

Le immagini di Roma stimolano la nostra immaginazione fornendoci adduzioni sia formali, che compositive e qualitative.

L’abbraccio del porticato di San Pietro del Bernini, ad esempio, è stato ripreso sia come concetto di filtro tra la città ed il campus universitario, che come qualità di uno spazio, quello di passaggio, scandito da pilastri, che fungono da alberi artificiali. Inoltre la doppia forma arcuata è stata ripresa come una crescita di complessità formale di un ambiente centrale cui l’eccentricità ha arricchito di potenzialità.

8. PARADIGMA ORGANIZZATIVO

Il processo di progettazione, benché imprevedibile, si svolge secondo una propria specifica logica di sviluppo, una logica compositiva che garantisce il carattere ed il risultato finale, benché quest’ultimo abbia ampi margini di aleatorietà e caratterizzazione propria. La logica compositiva, così come l’impianto genetico degli individui naturali, garantisce una qualità e riconoscibilità che sta a monte di ogni singolo risultato, operando tutta una sequenza di controllo sulla utilizzazione delle occasioni generate dal caso. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

L’attivazione della nostra personale logica progettuale, necessaria al proseguimento del progetto, presuppone la costruzione e l’utilizzo un paradigma indiziario che segnerà l’evoluzione del progetto attraverso momenti di sviluppo lineare e, alternativamente, momenti di salto.

Il paradigma indiziario lavora su ciò che non esiste ancora ; è un’ipotesi soggettiva di organizzazione sia degli elementi e richieste esistenti, e quindi da soddisfare, ma anche e soprattutto di quelli a venire, ancora sconosciuti ed imperscrutabili.

Per l’effettiva costruzione di una logica progettuale ed una riconoscibilità compositiva ci siamo posti due obiettivi : la costruzione di una struttura evolutiva capace di rispondere progressivamente ai nostri bisogni concettuali ed una dinamica progressiva di acquisizione di complessità che favorisca simultaneamente la crescita di capacità adattiva e di risposta del progetto.

Abbiamo attivato la nostra esperienza progettuale innescando il processo su più livelli, coinvolgendo parallelamente i vari campi ai quali operare. Al fine di produrre una non linearità del processo evolutivo e quindi in prospettiva un aumento di complessità, abbiamo affrontato così il progetto del campus universitario simultaneamente su due ambiti: la MACROSCALA e la MICROSCALA

Il campus universitario viene così scomposto, a differenti scale, in unità più piccole in modo da agire su due campi complementari : sulla qualità totale, che varia anche con la qualità delle sue parti, e sulla qualità delle singole unità, che dipende dalle aggregazioni ed interferenze delle stesse.

In tal modo è possibile amplificare l’influenza del paradigma indiziario come ipotesi soggettiva di organizzazione dei maggiori elementi che si sono venuti a creare dalla scomposizione del tutto in unità.

Abbiamo individuato, nell’evento campus universitario e nelle strutture connesse, diversi sottosistemi, i quali sono costituiti ulteriormente da unità più piccole:

Dallo studio di queste unità e composizioni di microunità è stato possibile ottenere un maggior numero di informazioni dettagliate ed ulteriori richieste da soddisfare per arrivare ad individuare l’evento architettonico totale.

E’ così possibile controllare, tramite un opportuno paradigma indiziario, l’evoluzione delle singole unità , dei loro modi di assemblarsi e dell’immagine complessiva dell’ambiente generato.

L’interpretazione soggettiva del rapporto tra progetto ed ambiente, a nostro giudizio così importante per questo progetto, ci porta alla costruzione di un paradigma formale, funzionale, compositivo, che contestualmente permetta di essere rivisto e aggiornato in base a contingenze progressive in previsione della validità e della sopravvivenza del modello e della sua capacità di risposta in evoluzione.

Il sistema è perciò in continuo incremento; ciò è possibile attraverso un percorso aperto ed in continua trasformazione, garantito da un paradigma che mantenga un controllo nella stratificazione degli eventi e dell’incremento di complessità, al fine di una corretta gestione dell’imprevedibile e di una valutazione della qualità.

8.1 APPROCCIO AL PROGETTO

Tre sono gli elementi che hanno caratterizzato il nostro soggettivo approccio al progetto del campus universitario di Tor Vergata nella periferia di Roma: il senso di vuoto, noi nel progetto, l’ignoto che affascina.

8.11 IL SENSO DI VUOTO

Questa è stata forse la prima sensazione che abbiamo provato quando ci siamo posti la domanda: "da dove cominciamo"?

Lo smarrimento iniziale davanti al progetto non era dovuto tanto alla mancanza di riferimenti, di richieste, o di possibili ipotesi o spunti di partenza, bensì dal fatto che tutta questa "bolgia" di notizie che ci affollava la mente era in uno stato di equilibrio, cioè non aveva una relazione più o meno logica. Questa sorta di "senso di vuoto" è derivata probabilmente dal fatto che tutti i nostri riferimenti erano preponderantemente concettuali e quindi non ancora progettuali. Necessitava qualcosa per rompere questo equilibrio.......

 

 

 

 

 

8.12 NOI NEL PROGETTO ...IL COLLOQUIO DIRETTO CON L'AREA DI TOR VERGATA...

Il luogo rappresenta quella parte di verità che appartiene all’architettura, esso è la manifestazione concreta dell’abitare dell’uomo, la cui identità dipende dall’appartenenza ai luoghi. (C. Norberg-Schultz, Genius Loci)

Il primo approccio al tema progettuale ha stimolato nel nostro subconscio alcune sensazioni, immaginari, percorsi, sequenze e ragionamenti che a priori hanno cominciato ad evolvere quel complesso sistema di relazioni che ci condurrà a sviluppare una logica operativa attraverso un continuo e progressivo aumento di complessità.

La verifica delle nostre idee soggettive con il luogo deputato a confrontarsi ed essere parte integrante del progetto ci è parsa come l'occasione di un fruttuoso scambio di informazioni tra le idee sviluppate a priori e le nuove emozioni e sensazioni che nascono direttamente vivendo un'esperienza in modo strettamente personale. Sarà stata l'attrazione che una città come Roma ha su ogni suo visitatore, saranno state le dimensioni dell'intervento o il nostro soggettivo modo di porci di fronte all'opportunità progettuale, ma il colloquio diretto con lo spazio oggetto dell'intervento ci è parsa di assoluta e primaria importanza.

Se è infatti possibile considerare unico ogni luogo da un punto di vista fisico-ambientale, non è così per la percezione che si ha dello stesso da parte di ogni possibile visitatore.

L'immagine oggettiva del luogo si è così contaminata con la nostra immagine soggettiva, ed il luogo è diventato così esso stesso fonte di riferimento per tutta una serie di adduzioni che ci hanno dato spunto per creare delle sequenze, dei percorsi o semplicemente dei riferimenti fisici o delle direttrici simboliche.

Già nell’avvicinarsi all’area di Tor Vergata un turbinio di osservazioni e sensazioni ha cominciato ad affollare la nostra mente arricchendo così ulteriormente le informazioni che si erano preformate nella nostra immaginazione.

Il nostro muoversi attorno ed all’interno della zona d’intervento, ha scaturito una serie di percezioni visive e non che sono entrate in relazione con i percorsi spaziali che nascevano dalla presenza contemporanea di riferimenti e limiti fisico-naturali ed artificiali attorno all’area e dal vuoto fisico all’interno della stessa.

Tre sono principalmente gli elementi riconosciuti:

8.13 L’IGNOTO CHE AFFASCINA

Omne ignotum pro magnifico est. Tutto ciò che è ignoto si immagina pieno di meraviglie. (Tacito, Agricola, 30)

Il fascino esercitato dall'ignoto è stato da noi assunto come un potenziale carico di possibilità, piuttosto che fonte di morte del progetto.

Tutto stava nel riconoscere una modalità operativa per riuscire a comprenderlo e quindi a dominarlo......

8.2 ATTEGGIAMENTO PROGETTUALE

In un tempio in rovina la statua spezzata di un dio parlava un linguaggio misterioso... Il giorno sta per nascere. Questa è l’ora dell’enigma... Questa è anche l’ora della preistoria... Il profeta trepido ascolta con il capo chinato verso terra... (Giorgio de Chirico)

Il nostro atteggiamento progettuale non è stato altro che quello di trovare la maniera adatta a risolvere il complesso nodo del vuoto progettuale.

Questo attraverso due fasi: per arrivare alla conoscenza; l’approccio alla conoscenza come paradigma indiziario.

8.21 PER ARRIVARE ALLA CONOSCENZA

Per arrivare alla conoscenza è necessario: abbracciare l’ignoto, sviscerarlo e coglierne l’essenza. (M. Marzolla, W. Torriani)

Il nostro atteggiamento di fronte al vuoto o comunque a qualcosa che non si conosce, prevede di

- ABBRACCIARE L’IGNOTO

La lontananza impiccolisce gli oggetti all'occhio, li ingrandisce al pensiero. (Arthur Schopenhauer)

Il primo passo per arrivare alla verità per noi consiste nel cercare di cogliere una visione più ampia possibile di ciò che si vuole conoscere.

Ciò significa creare un dominio nel quale è più facile intervenire, in quanto più vicino, in termini di interferenza, con la nostra portata.

Questa sorta di dominio genera così un interno, entro il quale è possibile porre gli elementi per "sviscerarlo", ed un esterno con il quale è necessario confrontarsi.

- SVISCERARLO

L’inizio del divenire è infatti l’uscire dal nulla, casualmente perché non si può uscire dal nulla altrimenti. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

 

Il secondo passo per arrivare alla verità per noi consiste nel cercare di muoversi casualmente all'interno di ciò che si vuole conoscere.

Ciò significa porsi nella mentalità di scoprire possibili indizi o elementi vicini a codici di verità. E' forse la fase più importante e difficile da attuare, non avendo una percezione reale di ciò che si va ad incontrare. Ma è anche la più delicata perché è proprio in conseguenza di ciò che si trova che si determina il procedimento operativo da adottare.

- COGLIERNE L’ESSENZA

In cima ad ogni vetta si è sull'orlo dell'abisso. (Stanislaw J. Lee)

Il terzo passo per arrivare alla verità per noi consiste nel cercare di cogliere, una volta scoperto possibili codici di lettura di ciò che prima era considerato come ignoto, il nocciolo della questione.

Solo dopo una attenta ricognizione ed estrapolazione di ciò che esiste è possibile, infatti, capire ciò che si vuole raggiungere.

L'essenza non è altro che il cuore di ogni essere.

8.22 L’APPROCCIO ALLA CONOSCENZA COME PARADIGMA INDIZIARIO

Se il nostro approccio soggettivo alla conoscenza può essere pienamente considerato come un paradigma meta-progettuale, il paradigma indiziario specifico dell'organizzazione degli eventi del progetto del campus universitario di Tor Vergata, altro non è che l'esplicitazione formale di questo concetto teorico.

Lo schema logico di intreccio dei tre elementi è così assunto come ordinatore delle relazioni tra i vari componenti.

La sovrapposizione contemporanea dei tre effetti genera infatti il paradigma indiziario.

9. IPOTESI ORGANIZZATIVA

La determinazione dei luoghi ‘eterni’ dove l’oggetto rimane soltanto in funzione della sua vita simbolica ed enigmatica che tendono a diventare luoghi ‘ossessionati’, attribuisce rapidamente all’uomo una struttura che esclude qualsiasi carattere individuale e lo riporta a un’armatura e a una maschera. (Breton)

L’ipotesi organizzativa prevede un insediamento localizzato per punti forti concentrati e per ampi spazi distribuiti.

La volontà di inserirsi con armonia ed integrazione con l’ambiente naturale e l’esistente, prevede una compresenza della nostra idea di campus universitario con la volontà di aumentare la qualità di uno spazio architettonico ed ambientale come quello della periferia romana di Tor Vergata.

9.1 LA NOSTRA IDEA DI CAMPUS UNIVERSITARIO

Io sono un effimero... cittadino d’una metropoli ritenuta moderna perché ogni gusto noto vi è stato eluso sia nell’arredamento e nelle facciate delle case che nella pianta della città. Qui, non potreste segnalare la traccia di nessun monumento della superstizione. La morale e la lingua sono ridotte alla loro più semplice espressione, finalmente! (Arthur Rimbaud)

Una microcittà nella città.

Così intendiamo affrontare il progetto del campus universitario di Tor Vergata.

Piazze, luoghi di riunione, anfiteatri, auditorium, centri sociali, parchi e giardini, percorsi attrezzati, sono tutti elementi che vogliamo entrino in sintonia con un nuovo modo di concepire l’evento architettonico.

All’interno di un campus universitario dotato delle più diverse strutture accessorie e di servizio come cinema, teatri, musei, spazi per esposizioni, mediateche, palestre, negozi, shopping center, è nostra volontà creare in una struttura unitaria, ma non per questo monotona, un ambiente ottimale per le residenze dove la natura disegni grandi spazi di riflessione e meditazione.

Un luogo dove arte, tecnologia, cultura, ambiente e storia convivano e trasformino la periferia di Tor Vergata in "Roma".

Punto di partenza è rappresentato, quindi, dall’organizzazione di un ambiente vivo, costituito da un territorio con una determinata conformazione geografica, con le sue preesistenze e con le sue trasformazioni, già direzionato e da direzionare ulteriormente secondo le nostre linee di sviluppo. Queste ipotizzano una struttura per nuclei concentrati, che teorizza la struttura del quartiere romano, ma contemporaneamente distribuiti sul territorio, che si rifà ad una nostra qualità di vivibilità dell’ambiente. In esso, però, non tutte le direzioni hanno lo stesso valore potenziale. Alcune, corrispondenti ad esempio a linee di comunicazione rapida, hanno valenza del tutto diversa da altre che corrispondono a vettori di tipo sociale, geologico o a segni particolari da evidenziare.

E’ proprio questa sostanziale anisotropia del territorio, riconosciuta tale in considerazione del rilevamento delle direzioni di maggior tensione, che modifica completamente la valutazione delle unità di misura delle distanze e dei tempi, rendendo molto più complessa la determinazione dei raggi d’influenza. Essi, infatti, configurano gli insediamenti in una struttura di una geometria non euclidea, nella quale le unità di misura sono composte da spazio-tempo-qualità.

Un chilometro percorribile in metropolitana ha valenza diversa da un chilometro percorso a piedi o in auto, così come un chilometro di parco ha valenza diversa di un chilometro di zona residenziale ecc.

Sono per questi motivi da noi assunti come fondamentali alcuni parametri da valutare e definire nel nostro intervento :

9.2 GLI ELEMENTI DEL CAMPUS UNIVERSITARIO

Gli elementi del campus universitario di Tor Vergata sono: l’ancora alla città; la piazza-percorso; i nuclei di aggregazione primaria, i centri di aggregazione secondaria; i corpi residenziali; le piazze residenziali; il percorso pedonale sospeso a serpentina; i media-box; la torre-funivia di telecomunicazione; il laghetto artificiale; lo spazio religioso multietnico; l’area sportiva; i dipartimenti e l’area direttiva; le aree filtro.

9.21 L’ANCORA ALLA CITTA’

La volontà di creare un’infrastruttura comunque parte del "sistema Roma", ha influito sulla creazione di una parte di campus legata strettamente alla città.

L’ingresso alla piazza-percorso del nuovo campus universitario di Tor Vergata funge infatti da cerniera tra la città ed il campus stesso.

Questa sorta di ancora alla città vuole significare una lettura comunque significativa dell’esistente, creando le condizioni ottimali per l’integrazione del nuovo nel pre-esistente.

La funzione di questa zona di ingresso è quella di una zona filtro, utilizzabile sia dai fruitori del campus che da parte degli abitanti di Tor Vergata, indistintamente.

Questa commistione di utenti risponde al nostro obiettivo di creare le condizioni per una migliore integrazione tra gli individui ed incrementare così la socializzazione.

Più specificatamente tale zona ospita i servizi di prima necessità, i locali di divertimento e svago ed un auditorium all’aperto per manifestazioni varie.

Per ciò che riguarda le caratteristiche formali, l’aspetto arcuato di tale zona auspica all’invito e si pone come "abbraccio all’esistente".

9.22 LA PIAZZA-PERCORSO

Se ci sono ostacoli, la linea di congiunzione più breve fra due punti può essere una curva. (B. Brecht)

A differenza delle piazze "storiche" romane, è nostra intenzione creare, all’interno del campus di Tor Vergata, una sorta di piazza-percorso, intesa come luogo di sosta e contemporaneamente di distribuzione e passaggio. Questa volontà è dovuta alla possibilità che una simile piazza avrebbe di gestire uno spazio altrimenti slegato come quello della campagna di Tor Vergata. Uno spazio che in tal modo sarebbe ricucito ed attraverso cui la piazza distribuirebbe gerarchicamente le infrastrutture disseminandole uniformemente.

Questa sorta di piazza-percorso vuole porsi come un momento di aggregazione attraverso punti, zone e spazi differenti delimitati da soglie, attraverso un percorso di scoperta che invoglia la percorrenza ed attira così l’attenzione.

Questa piazza coglie l’ESSENZA del progetto, essendo l’elemento diretto di comprensione del tutto.

La forma di questa piazza che nasce dal fulcro e si espande verso i Colli Albani, è crescente nel senso che le sezioni di allontanamento dal fulcro, crescono di dimensioni.

9.23 I NUCLEI DI AGGREGAZIONE PRIMARIA

Questo edificio è il primo, in ordine di gerarchia, per il passaggio graduale dal pubblico al privato.

Se infatti la piazza-percorso rappresenta il massimo del pubblico, il passaggio trasversale alle residenze private a ridosso della suddetta piazza, avviene tramite una gerarchia di eventi, attraverso il nucleo di aggregazione primaria, che gestisce l’insieme di un organismo residenziale completo (5 corpi residenziali), il nucleo di aggregazione secondaria, che gestisce un corpo residenziale, ed il corpo residenziale (3 edifici residenziali).

La funzione di tale elemento è quella di un grande spazio polifunzionale comprendente: un percorso pedonale che arriva ad un torrione belvedere; un auditorium per riunioni collettive, concerti, manifestazione varie; uno spazio per negozi, locali pubblici; uno spazio aperto per mostre temporanee.

Vi è la possibilità di coprire tutta la superficie attraverso una grande tensostruttura mobile che viene calata dal torrione belvedere.

9.24 I CENTRI DI AGGREGAZIONE SECONDARIA

I centri di aggregazione secondaria costituiscono l’anello di congiunzione tra gli edifici prettamente comuni e gli edifici privati.

La funzione di tali strutture è quella di una sorta di biblioteca di quartiere, dove all’interno oltre alle sale lettura e studio comuni, sono presenti sezioni specifiche della biblioteca del campus.

Oltre che biblioteca, l’edificio è sede della mensa dei corpi residenziali ad esso associati.

La forma cilindrica, oltre che per ragioni estetiche è dettata da ragioni funzionali di illuminazione e riconoscibilità senza la costruzione di un fronte principale.

9.25 I CORPI RESIDENZIALI

I corpi residenziali sono costituiti dall’accostamento di tre edifici identici leggermente ruotati in funzione di una migliore articolazione nel territorio ed una loro migliore esposizione.

La loro forma piramidale permette una migliore integrazione nel terreno ed un ottimizzazione delle prestazioni di risparmio energetico. Questo è assicurato anche dall’utilizzo di una pelle vetrata capace di regolare il microclima interno attraverso un costante scambio di luce/calore .

L’utilizzo di giardini pensili e di ampi terrazzi vuole risultare come un’operazione di mimesi con il verde circostante, con l’eccezione del trattamento delle facciate laterali i cui tamponamenti esterni rossi, raccontano la genesi della propria costruzione formale.

9.26 LE PIAZZE RESIDENZIALI

Le piazze residenziali si distinguono dalla piazza-percorso per il fatto che non sono in continuità tra loro, ma costituiscono eventi separati, all’interno del verde di Tor Vergata. Questa volontà è dovuta per mantenere comunque degli spazi comuni di privacy slegati dal movimento caratterizzante il percorso centrale.

La forma di tali piazze è generata dalle forme di transizione che hanno portato alla costruzione del campus universitario. I triangoli generativi degli organismi residenziali, perdono gli angoli a ridosso della piazza-percorso, ma non quello che si proietta nel parco.

La funzione di una sorta di piazza a livello intimo, si pone come intermedia tra la piazza aperta verde del parco e la piazza-percorso del campus universitario.

9.27 IL PERCORSO PEDONALE SOSPESO A SERPENTINA

Questo percorso pedonale rappresenta un’alternativa alla piazza-percorso centrale.

L’intero percorso si snoda ad un livello superiore rispetto alla piazza sottostante, a SVISCERARE l’area, non solo con un movimento a serpentina, ma anche dall’alto, con una visione panoramica sul parco circostante.

La funzione di questo percorso è quella di permettere il collegamento diretto tra i centri di aggregazione secondaria degli organismi residenziali.

Essendo i centri di aggregazione secondaria sede delle biblioteche specialistiche, questa sorta di percorso a serpentina rappresenta l’evento totale "biblioteca del campus di Tor Vergata", non solamente come collegamento, ma anche con la possibilità di contenere spazi di lettura e studio con la visione sull’intero spazio universitario.

Ogni volta che questo percorso attraversa la piazza-percorso sottostante, fungendo da ponte, genera al di sotto una soglia.

La sequenza di soglie è vista come ripetizione puntuale di eventi discontinui, attraversando i quali, essendo di dimensioni diverse, si accede ad uno spazio con connotazioni diverse, ma comunque riconoscibili.

9.28 I MEDIA-BOX

I media-box costituiscono una sorta di spazio polifunzionale di tipo museale-tecnologico-informatico. Disseminati puntualmente nel territorio di Tor Vergata, permettono di collegarsi ai principali musei, banche dati e biblioteche internazionali.

La funzione di tali edifici, oltre alla forte riconoscibilità come luoghi di sosta nel verde del parco, è quella di permettere ad ogni individuo-studente che vi si trova a passeggiare o a studiare di poter avere un utile appoggio per ogni ordine di informazione.

L’idea di contenitore-museo, la struttura rialzata da terra per una migliore leggibilità nell'ambiente, il colore rosso sgargiante e la rigida forma squadrata con alcuni ritagli vetrati, vogliono porsi come caratteristiche funzionali e rappresentative dell'evento "tecnologia-informatica al servizio dell'uomo".

La struttura ordinatrice è disposta secondo una maglia geometrica derivata dalla ripetizione di una identica matrice.

Questo tipo di struttura prevede l'organizzazione di un ambiente che, come il parco, è difficilmente ordinabile, se non recintato. Tuttavia questo sistema permette una forte riconoscibilità, anche laddove la forma spaziale è compromessa dalla presenza di edifici.

La controllabilità dell'ambiente in continua espansione, è così assicurata.

9.29 LA TORRE-FUNIVIA DI TELECOMUNICAZIONE

La torre-funivia di telecomunicazione è l’unico elemento del campus universitario di Tor Vergata visibile a distanza.

La funzione di tale edificio oltre alla visibilità a lungo raggio e quindi alla sua riconoscibilità, è quella di ripetitore per la città di Roma e per tutti i media-box presenti sul territorio di Tor Vergata.

Questa sorta di torre per le telecomunicazioni, elemento comune a molte città europee, funge anche da torre belvedere, ospitando un ristorante girevole (a 360°) che gode il panorama della campagna romana e dei Colli Albani.

9.30 IL LAGHETTO ARTIFICIALE

La volontà di creare un’integrazione tra il campus di progetto e l’ambiente esistente, e la possibilità di intrecciare la maglia reticolare di progetto con la struttura viaria esistente, ha trovato nel laghetto artificiale il suo elemento di contatto e di unione più significativo.

Il disegno geometrico triangolare del laghetto, infatti, riprende virtualmente il prolungamento di due importanti assi viari esistenti.

Il laghetto, elemento di forte richiamo e quindi luogo di socializzazione, influisce anche sulla volontà di creare ottimali condizioni microclimatiche.

Anche dal punto di vista simbolico abbiamo riletto nei torrenti che solcano i terreni agricoli di questa zona l’elemento "acqua" da riproporre al forte elemento "terra".

Il laghetto è in stretto rapporto con la zona prettamente sportiva del campus, infatti è possibile la balneazione nei mesi più caldi e l’utilizzo del bacino per canoa e sport acquatici ecc.

All’interno del laghetto artificiale è presente inoltre un isolotto, conformato sul disegno delle sponde che lo circondano, con la funzione di ospitare la torre-funivia per le telecomunicazioni.

9.31 LO SPAZIO RELIGIOSO MULTIETNICO

Se la socializzazione è uno dei nostri principali obiettivi, ci sembrava doveroso creare uno spazio adattabile alle più diverse religioni, per permettere il culto alle più disparate persone che fruiscono di questo evento, culto che è esso stesso elemento di aggragazione.

In una città come Roma dove la religione è parte integrante della cultura, della storia e dell’arte, non poteva mancare quindi uno spazio polivalente interreligioso con annessi grandi saloni per riunioni e conferenze.

9.32 L’AREA SPORTIVA

"Mens sana in corpore sano", così recita lo slogan dell’evento sportivo per eccellenza: le olimpiadi.

L’area sportiva rappresenta infatti un elemento fondamentale del campus universitario di Tor Vergata.

Il suo posizionamento è stato valutato in funzione di una sua più possibile ampia utilizzazione da parte anche di persone esterne la vita universitaria.

La sua ubicazione sfrutta infatti la vicinanza ad arterie stradali di notevole importanza ed alla metropolitana leggera in progetto per quest’area.

9.33 I DIPARTIMENTI E L’AERA DIRETTIVA

Questi edifici completano la struttura universitaria esistente, attraverso la creazione di una terza zona concentrata con la funzione di ospitare i dipartimenti e la direzione generale.

La struttura dei dipartimenti riprende planimetricamente e volumetricamente le indicazioni delle università già esistenti, sia come forma che nei rapporti pieni/vuoti.

Questi edifici sono pensati comunque per bilanciare, rispetto il fulcro d’ingresso, gli altri due poli contenenti le aule d’insegnamento: quello a nord-est con le facoltà umanistiche ed annesso il policlinico; e quello a nord-ovest con le facoltà scientifiche.

9.34 LE AREE FILTRO

Nell’ambiente ordine è senza dubbio la presenza di riferimenti riconoscibili, il ritrovare possibili e differenti sequenze come modalità di avvicinamento ai luoghi. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Tutto il parco è pensato come area filtro tra la città ed il campus vero e proprio "abbracciante" il campus stesso.

La forma non studiata di tale ambiente, è generata dai lotti irregolari pre-esistenti e dal sistema viario.

La struttura di questo parco è però organizzata secondo una maglia ordinatrice, attraverso una struttura puntuale e nodi riconoscibili dalla presenza dei media-box.

Questa griglia modulare è paragonabile con la maglia di strutturazione urbana applicata dai romani alle colonie attraverso la centuriazione, trasposta ad un livello ed una scala più limitata.

10. L’ECCEZIONE

La presenza di eccezioni è indispensabile alla qualità di ogni ambiente, naturale o artificiale, ed in particolare alle sue componenti di complessità e capacità di informazione. Ogni eccezione infatti fornisce una chiave di lettura ulteriore dell’ambiente stesso, ed accelera il processo di sviluppo. (C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi)

Se la norma è costituita dall’adesione completa alla metodologia progettuale sviluppata ed organizzata secondo il nostro specifico paradigma organizzativo, l’eccezione si pone come elemento di crescita di complessità di tutto quanto è stato finora progettato; infatti la nostra linea operativa permette di accettare la presenza di eccezioni e di gestirle come innesco di possibili ribaltamenti, accumulando così significato stratificando nuovi paradigmi possibili di riferimento.

All’interno dell’ordine definito con il nostro paradigma organizzativo, in un punto preciso del campus universitario, nel bel mezzo della piazza-percorso, attraverso successive formalizzazioni, è sorta una zona diversa da tutto quanto prima formulato.

Questa zona, l’eccezione del nostro progetto, ha decisamente cambiato fisionomia al tutto. La regolarità dell’impianto è infatti saltata, la piazza-percorso unitaria si è biforcata secondo due direzioni: una preventivata; l’altra derivata da condizioni contingenti/casuali; è nato il laghetto artificiale dal torrente esistente secondo le direzioni di due importanti assi viari; è sorta la torre di telecomunicazione, come evento unico in un luogo geometrico nodale rispetto alla trama adottata, che si contrappone alla volontà di integrare gli edifici al terreno; un blocco residenziale è stato eluso, sostituito con lo spazio religioso multietnico ed i suoi edifici; la struttura lineare ha definito un baricentro, che ne ha "confuso" la direzione; è nata una seconda possibilità di espansione, alternativa alla precedente definita dal paradigma; la struttura ha subito un aumento di complessità, in quanto ha incrementato la possibilità di scoprire caratterizzazioni specifiche dei singoli luoghi.

11. SCENARIO

Se la nostra scelta progettuale è stata quella di creare le condizioni per una migliore vivibilità dell’ambiente nel quale l’uomo vive, lavora, opera, si muove, e quindi più vicine alle necessità del vero fruitore dell’architettura, l’uomo, in tal senso lo scenario rappresentativo dell’intero progetto andrà incontro alla volontà di esprimere questa rispondenza.

Abbiamo pensato a tre possibili rappresentazioni dell’evento campus:

Questa triplice volontà deriva dall’aver preso coscienza della possibilità di fruizione della più ampia fascia possibile di visitatori e fruitori del campus.

Mentre per le prime due rappresentazioni abbiamo scelto delle viste statiche, necessarie alla comprensione della forma, per il terzo tipo abbiamo preferito l’utilizzo di animazioni dinamiche, perché la nostra volontà è, in questo caso, quella di fare percepire delle sensazioni.

Per ciò che riguarda la visione degli scorci del campus, soggettivamente espressa come migliore condizione per valutare la rispondenza ai nostri obiettivi, il punto di vista umano e cioè l’altezza degli occhi di un possibile visitatore, risulta l’operazione necessaria. Se è infatti possibile presentare il progetto secondo infinite viste o modi di rappresentazioni anche con visioni irreali o fittizie, come ad esempio la sezione o le assonometrie, ma comunque utili a capirne il funzionamento e le relazioni tra le parti, queste non rispondono al meglio per ciò che riguarda i fini che ci siamo posti e di mezzi per realizzarli.

La capacità di vista e percezione umana è infatti limitata al cono visivo dell’occhio per cui ciò che è possibile notare non è che una parte degli elementi della totalità.

A queste premesse, infatti, rientra fedelmente la nostra decisione di intervenire sia sulla totalità (comunque operazione necessaria) che sui singoli elementi e sulle loro conformazioni in microunità, più vicine ad un codice di lettura a scala più umana.

Il percorso di scoperta dell’evento campus universitario si pone come condizione prioritaria di fruizione dell’evento; ragion per cui gli scenari cominciano con il movimento simulato di avvicinamento al progetto attraverso l’approccio all’ingresso del campus.

La volontà di percepire le sensazioni che ci siamo posti come obiettivi, ha fatto si che noi creassimo delle sequenze piuttosto che lunghe animazioni. La possibilità infatti offerta in ogni momento di poter scegliere dove muoversi, e quindi cosa osservare, ha negato la visione dell’unità per far prevalere la restituzione di più scorci che nell’insieme danno l’evento campus universitario.

12. CONCLUSIONI

Se nell’introduzione alla nostra tesi siamo partiti con tre interrogativi, ora che siamo giunti al termine del nostro lavoro ci rendiamo sempre più conto di aver seguito un percorso ciclico.

Nostra intenzione prioritaria è stata quella di porre dei quesiti per una migliore vivibilità dell’ambiente campus, qualità espressa come misura d’uomo, attraverso la socializzazione ed il contatto diretto con gli spazi naturali.

A questo punto siamo arrivati alla definizione di un campus universitario a misura d’uomo, ma questa operazione altro non è che uno step, ha rappresentato cioè uno dei possibili gradini dell’infinita scala di possibili risposte alle nostre domande.

L’aver infatti progettato un campus universitario a misura d’uomo, non vuol dire infatti aver definito una soluzione unica e categorica, bensì aver individuato una possibile e soggettiva soluzione tra le tante.

Questa soluzione non intende essere in ogni caso un’ipotesi definitiva, bensì un momento definito di un processo con alcuni connotati specifici.

L’approccio logico adottato ha rappresentato un modello plausibile in maniera evolutiva e non secondo una chiusura ed una rigidità del sistema, per cui la nostra proposta progettuale rappresenta un iter in progress, non una risposta finita.

La scala progettuale alla quale ci siamo fermati, infatti, dà una riconoscibilità di alcuni aspetti legati ad un livello puramente organizzativo.

In una successiva fase esecutiva-definitiva con ulteriori richieste di base ci sentiamo di affermare che il nostro progetto sarà in grado di adeguarsi e plasmarsi alle incognite che verranno, proprio per una sua capacità adattiva e soprattutto evolutiva. Questo perché è possibile attraverso un procedimento a ritroso, utilizzare bivi diversi da quelli adottati con le nostre soggettive scelte, garantendo comunque la riconoscibilità del risultato finale, anche se la crescita futura non seguirà direttamente le direzioni ipotizzate.

L’evolutività del progetto e la sua adattività si pongono infatti come fattori di una possibile flessibilità ed ampliabilità futura.