IL CATALIZZATORE

"Quando dobbiamo intraprendere un progetto proviamo tutti, non solo chi si trova alle prime esperienze progettuali, un senso di vuoto... Il senso di vuoto deriva innanzitutto dal fatto che il nostro riferimento concettuale non è ancora progettuale... Il problema che abbiamo davanti nel tramutare la nostra idea in progetto è relativo a come procedere per esplicitare la nostra ipotesi, come attivare questo processo di elaborazione. Lo smarrimento iniziale davanti ad un progetto non è infatti dovuto alla mancanza di riferimenti, di richieste, o di possibili ipotesi. É principalmente dovuto al fatto di trovarsi in una situazione in cui tutto, dalle premesse ai riferimenti, dalle idee architettoniche alle ipotesi tecnologiche, è immerso in uno stato di equilibrio. Ed il progettare chiede una situazione che è esattamente il contrario di tutto ciò. É la trasformazione di una serie di eventi (richieste, idee, riferimenti) in un evento complessivo, complesso e formalizzato... La sensazione di vuoto, all'inizio di un percorso progettuale, è dovuta essenzialmente alla necessità di cambiare stato, da uno stato di equilibrio ad una dinamica evolutiva...

Come possiamo innescare una progettazione ?

Teoricamente dobbiamo porre qualcosa, nel nostro sistema in equilibrio, capace di scatenare un processo di trasformazione.

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Una volta attivato il processo, sarà possibile controllarlo attraverso logiche progettuali. Se si trattasse di un problema chimico, potremo rappresentare questa prima operazione come quella dell'innesco di una reazione. Essa si attua, normalmente, ponendo un catalizzatore all'interno dello miscela di elementi chimici presenti nel sistema. Questa presenza rende possibile la trasformazione di un elemento chimico in un altro. Ciò avviene anche se il catalizzatore non compare direttamente nel processo che attiva. O meglio non compare né tra i reagenti né nei prodotti, ma solo come VEICOLO attraverso il quale l'evento accade. La trasformazione, una volta innescata, segue le regole proprie di un divenire, e si svolge con il parametro indispensabile del fattore temporale, che non era presente nella fase precedente. Anche per innescare un divenire progettuale dobbiamo inserire il fattore temporale e, probabilmente, utilizzare per questa attivazione un catalizzatore formale... Ma torniamo all'innesco del progetto. Cosa avviene un'attimo dopo che una forma casuale, soggettiva o che, comunque, non voleva essere determinante per il progetto, ha dato inizio alle danze? Tutti gli elementi fino ad allora diffusi uniformemente nello spazio, mentale e senza tempo, del pre-progetto cominciano a guardarsi intorno e collocarsi. La forma catalizzatrice li posiziona, li orienta nello spazio e fornisce loro delle possibili direttrici di sviluppo. Questa attività catalizzatrice è paragonabile all'emanazione di un profumo di seduzione per gli altri elementi presenti nello spazio a-temporale del pre-progetto"(1).Il nostro catalizzatore è rappresentato dall'immagine spaziale dell'acido Desossiribonucleico. Esso è portatore del cifrario d'informazione genetica, viene indicato con la sigla DNA ed è il costituente più importante dei cromosomi. Si ritiene, oggi, che i geni debbano essere identificati con le molecole di DNA.

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Una molecola di DNA è costituita da due filamenti, affiancati ed avvolti a spirale, formati da molecole di acido fosforico e di uno zucchero alternate ed unite una all'altra per mezzo di legami a idrogeno.Il DNA è presente nel nucleo di tutte le cellule dove funge da depositario del corredo genetico. Nelle cellule degli organismi con più cromosomi si trovano di solito diversi tipi di DNA.Il DNA ci funziona da catalizzatore formale per tre motivi: innanzitutto ci fornisce il tema della rotazione perchè esso può essere visto come rotazione di 180° di due linee parallele unite trasversalmente da linee ortogonali, lo sviluppo delle due eliche ci fornisce il tema dell'incrocio, e sempre la conformazione delle due eliche ci suggerisce un'altro tema che è rappresentato dalla linea curva. Ma esso ci trasmette anche il tema della correlazione gerarchizzata, ossia l'ordine con cui diversi elementi possono correlarsi.

 

 

 

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Rotazione
Linea Curva
Incrocio
Correlazioni Gerarchizzate

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CORRELAZIONI GERARCHIZZATE

I biologi usano il termine struttura come "nozione semplice" che viene adoperata secondo il suo senso etimologico. Struttura significa "modo in cui è costruito un edificio", o anche, "modo in cui le parti di un tutto sono disposte tra loro". Si può notare come questa definizione implichi già la presenza di: un tutto, le parti che lo compongono, la relazione che queste parti hanno fra loro. Di questi tre elementi, quello che sembra essere privilegiato è la relazione reciproca delle parti. Un concetto che i biologi assimilano fortemente a quello di struttura è quello di organizzazione. L'organismo vivente è infatti un tutto in cui le parti entrano in relazione, la quale non è però una relazione qualunque, "lasciata al caso, ma risponde a dei tipi architettonici, perfettamente definiti"(2) . I biologi, dunque, parlano di strutture, in quanto hanno a che fare con degli esseri organizzati. "L'edificazione dell'organismo vivente mostra che gli innumerevoli elementi che entrano nella sua composizione non possono edificare un essere armoniosamente costruito. Le correlazioni (che sono di natura chimica), in quanto gerarchizzate, assicurano, quindi, l'unità e l'armonia dell'individuo"(3) . Si può quindi notare l'introduzione di un concetto molto complesso, quello di correlazione gerarchizzata: ciò significa che i vari elementi di quel tutto che è organismo vivente, non solo si trovano tra di loro in relazioni non casuali, ma organizzate; inoltre non tutti gli elementi hanno la stessa importanza, si possono infatti riconoscere come elementi organizzati secondo delle relazioni reciproche che instaurano una gerarchia. Proprio questo garantisce all'organismo vivente una propria unità armonica.

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Abbiamo identificato i tre componenti primari di un sistema reticolare spaziale, il nodo, l'asta e il connettore, i relativi elementi secondari propri di ogni componente e le relazioni che intercorrono tra loro, utilizzando il tipo di organizzazione proprio del DNA, basato essenzialmente su una struttura a doppia elica, quindi avremo che: i due filamenti di acido fosforico e zucchero e il legame a idrogeno che li unisce rappresentano i nostri elementi primari, a cui sono associati le caratteristiche secondarie. I nostri elementi primari si orienteranno nello spazio, si uniranno, e daranno vita a innumerevoli configurazioni formali, sulla base del tipo di informazione genetica trasmessa loro dalle basi puriniche il cui tipo di sequenza, che costituisce l'informazione che serve all'organismo vivente, determina il "carattere" del sistema. Le basi puriniche saranno quattro e più precisamente: il materiale, il numero di connessioni, le angolazioni, la posizione del nodo. Naturalmente una stessa sequenza purinica potrà dare come esito configurazioni diverse come daltra parte succede negli organismi viventi. La sequenza delle basi puriniche varierà in base alle geometria totale del campo.

 

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ELEMENTI PRIMARI
Nodo Connettore Asta

 

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ELEMENTI SECONDARI NODO

Materiale

Acciaio

Forma Sfera Piastra stamp. Cilindro Sfera cava Esagono
Tipo Connessione Foro filettato Foro passante Saldatura Scanalatura
dentellata
Scanalatura Morsetti saldati

 

 

 

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ELEMENTI SECONDARI CONNETTORE

Materiale Acciaio
Tipo Connessione Accostamento Innesto sagomato Saldatura Dado serraggio
Connessione nodo Saldatura Morsetti Foro passante Innesto dentellato Innesto sagomato Estremità filettata
Connessione asta Saldatura Diretto Diretto sagomato Imbullonatura

 

 

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ELEMENTI SECONDARI ASTA
Materiale Acciaio
Forma Tubolare tondo Tubolare quadrato tubolare rettangolare
Variazione sezione Diminuzione Aumento Invariata
Connessione asta terminatore Saldatura Diretto Diretto sagomato

 

 

 

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BASI PURINICHE

M N A P
Mteriale Numero connessioni Angolazioni Posizione

 

 

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note:

1) C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi", Progetto Leonardo, Bologna 1992
2) G.Gouthier "I concetti di sistema e di strutture nelle scienze biologiche, sociologiche, linguistiche e antropologiche" Politecnico di Torino Facoltà di Architettura, edizione Quaderni di studio, 1968
3) E.Wolf "L'uso e il significato della parola struttura in biologia" in "Usi e significati del termine struttura", Edizioni Bompiani 1965