Viaggio fisico e mentale

 

"E’ dal livello del suolo che lo sguardo deve partire se vuole rendersi conto di com’è la scarpa; la ragione della sua forma (causa e fine) è la necessità d’appoggiare al terreno tacco e punta, e nello stesso tempo di innalzarsi, di staccarsene, di contrapporsi a quanto vi è laggiù di polveroso, di fangoso, di caduto in basso (…): vi si mescolano il culmine della raffinatezza e l’esperienza dei contatti degradanti accettati senza vergogna. (…)

Dal più alto del tacco discende a terra (…) la parte della suola che non tocca mai il suolo e si conserva lucente e nuova, rigida nel portamento, flessuosa nei contorni, intatta come fosse intangibile.

E’ questa la zona della scarpa più sconcertante, che nasconde una perenne giovinezza là dove meno lo sguardo può raggiungerla, e ispira alla mente una leggera vertigine (…)" Italo Calvino. 

 

 

Viaggio mentale Viaggio fisico 

 

Quello che mi ha spinto a porre l’attenzione su un sandalo è la duplicità del suo carattere, sia questo a livello pratico che simbolico: la postazione della calzatura è quella che tiene attaccato l’essere umano alla propria realtà di animale terrestre, ma con la funzione primaria di staccarlo da tale condizione. Appare come paradossale questo tipo di discorso, eppure la funzione prima della scarpa è propriamente questa, ciò che contrasta ulteriormente con l’attenzione formale-simbolica che attorno ad essa si è venuta creare: ovvero, a dispetto di un carattere così pratico e funzionale quello che sembra prevalere è l’attenzione per quello che tale oggetto può rappresentare. Un altro aspetto fondamentale di questo oggetto è la dinamicità che ne fa, ancora una volta paradossalmente un tramite per la conoscenza e l’apertura agli altri; basti pensare che la consuetudine di fasciare i piedi delle bambine in Cina, per impedire che la lunghezza di questi non superasse gli 8-10 centimetri è da attribuire al fatto che il piede così barbaramente fasciato isolava il sesso femminile dal mondo, relegandolo nell’ambito della casa, o meglio della camera da letto, evidenziando la sudditanza nei confronti dell’uomo.

 

 Il movimento negato