Dal progetto del Piermarini al Risorgimento
Nel 1796 si incaricava l'architetto Giuseppe Piermarini di iniziare la costruzione della "porta del dazio" collocata a Porta Renza (o Porta Orientale) per controllare il traffico di questa parte della città. Veniva chiuso il fossato, detto l'Acqualunga, che correva lungo il borgo e l'adattamento dei Bastioni come luogo di passeggio. Da qui partivano le carrozzabili verso la Villa Arciducale di Monza e le ville dellle famiglie nobili di Brianza. Veniva in questo modo a cadere il caratttere militare che la porta aveva fino ad allora svolto nella cerchia spagnola, per acquistare, invece, una funzione amministrativa e celebrativa, quale apertura prospettica verso lo Stradone di Loreto (Corso Buenos Aires).
Nel 1805 venne invece affidato ad un altro architetto, Luigi Cagnola, l'incarico di progettare a Porta Orientale un Arco di Trionfo (che verrà poi distrutto) per le nozze di Eugenio di Beauharnais e di Amalia di Baviera. I Giardini di Palestro, comunque, al di là degli avvenimenti occasionati da specifiche celebrazioni, è luogo d'incontro e di svago per la città, numerose infatti sono le testimonianze, le vedute e le descrizioni di viaggiatori, artisti e letterati.
Una bella descrizione dei Giardini Pubblici è quella pubblicata nel 1818 nella Guida di Milano del cavalier Luigi Bossi, dove ben descritto è il Salone delle feste, come pure il passeggio "delizioso", lungo i Bastioni e il Corso di Porta Orientale. Questi due ultimi luoghi erano quelli prediletti dai viaggiatori stranieri fin nelle edizioni delle prime guide settecentesche. Ma particolarmente colorito è il commento pubblicato dall'abate Richard nel 1766: "la più piacevole passeggiata di Milano è sui Bastioni della città dei quali alcuni sono alberati, e sulla spianata tra la città e la roccaforte; alle undici o un'ora prima del tramonto del sole si vedono numerose carrozze, e, precisamente, d'inverno sulla spianata, d'estate sui Bastioni che sono più alti e quindi con più aria. Si passeggia poco fuori dalla città, poichè essendo la terra molto grassa, vi è parecchio fango o una polvere ancora più fastidiosa."(X).
"Dagli indicati pubblici giardini e dal Corso, si passa alle mura o ai così detti Bastioni, i quali pure sono ridotti a pubblici passeggi. Essi presentano uno spazio comodissimo al corso delle carrozze, ed hanno due laterali marciapiedi, ombreggiati da doppio ordine d'ippocastani per comodo e disposto dei passeggeri; si prolungano da un lato fino alla piazza del Castello, osia del Foro, e dall'altro fino a Porta Romana sempre con eguale magnificenza di viali, di piantagioni e di amene vedute ."(X). La Guida di Francesco Pirovano, da cui è tratta questa citazione, era corredata da una pianta di Milano nella quale compare ben chiaro il tracciato dei Giardini Pubblici. Nel volume viene suggerito anche un percorso di visita per la città articolato in dieci giornate. Nella "Seconda giornata" tra gli "oggetti da visitarsi" viene indicato "Corso di Porta Orientale. Passeggio frequentatissimo.... Giardi Pubblici. Ottima disposizione, Teatro Diurno. Passegi dei Bastioni. Passeggio ameno....." Il libro uscì nel 1822 con lo scopo dichiarato di "descrivere Milano come esiste , e non come ha esistito" ed è volutamente dedicato "al cittadino e al forestiero". Ebbe un notevole successo tanto che venne più volte pubblicato anche in francese.
I vecchi giardini videro moltissime feste nei tempi della repubblica e del primo regno d'Italia: cuccagne. pranzi, baldorie d'ogni sorta, illuminazione... A Porta Orientale, presso il Dazio, era attivo in altro Teatro, quello della Stadera dove venivano rappresentati drammi e spettacoli di circo equestre. Con l'andare degli anni i Giardini si qualificarono soprattutto come luogo di ritrovo mondano, sia per i numerosi spettacoli allestiti anche in modo occasionale, all'aperto e al chiuso, sia per la presenza dello studio del Marchesi, punto d'incontro per artisti,intellettuali, collezionisti, amatori d'arte e viaggiatori.
....dal Risorgimento all'Alemagna
Il secolo XIX si aprì con il rientro dei Francesi a Mialno, dopo la vittoria di Napoleone a Marengo il 21 Giugno del 1800. Fu ristabilita la Repubblica Cisalpina e con essa ordine e disciplina. Luigi Cagnola e Luigi Canonica predisposero, per volontà di Napoleone, un piano urbanistico che prevedeva grandi ristrutturazioni all'interno della città; ma per il precipitare degli avvenimenti politici e il declino dell'astro napoleonico, ne furonoo realizzate solo alcune :l'Arena, l'Arco della Pace, la sistemazione della zona del Castello e del Foro Bonaparte. Il risanamento della città, iniziato in epoca napoleonica, continuò poi anche nel periodo della restaurazione austrica. Il governo austiaco ripristinò regole ferree e un po' antiquate, ma concesse all'aristocrazia di condurre una vita mondana e gaudente. Si riprese a costruire sotto la vigilanza della Commissione d'Ornato. Il fondo Dugnani fu venduto il 18 Novembre 1846 e quindi la Congregazione Municipale ne dispose la trasformazione in giardino pubblico inglobando i vecchi giardini del Piermarini e diede l'incarico di redigere il progetto all'ing. Balzaretto.
Il Giardino, compreso tra le vie Manin, Palestro, Venezia e Bastioni, fu delimitato da parapetti, cancelli o muro e lungo la via Manin e la via Palestro, fu creata una fossa asciutta, a terrapieno, con banchina in ceppo a sostegno del cancello fisso.
Il Balzaretto produsse "qualcosa di veramente piacevole secondo la tradizione italiana di compostezza e di forma ... ebbe l'arte di dipingere col verde contrastanti masse arboree e soprattutto dare l'illusione di molto orizzonte in spazio limitato." (Rivista "Milano", 1941, p.88). I viali furono pensati per funzioni diverse e pertanto opportunatamente dimensionati; lungo il perimetro quelli di notevoli dimensioni per: la grande affluenza, le feste e i banchetti; quelli secondari, di dimensioni minori, per il passeggio, conducevano il pubblico a radure ombreggiate e a padiglioni vicino all'acqua e invitano al riposo al sopimento. Per dividere idealmente la zona di pianura dalle parti sopraelevate, fu posta, nel mezzo del laghetto, l'isoletta, quale ideale linea di congiunzione delle due tipologie del giardino: la parte a nord, verso i bastioni, conservava i caratteri del "giardino pittoresco", con i movimenti di terra e roccailles, mentre la zona sud, verso la via Palestro , era organizzata alla moda del "giardino paesaggistico".
Il Balzaretto in tutto il suo progetto, si mostrò rispettoso dell'opera precedente del Piermarini: l'area a ridosso di Corso Venezia non subì stravolgimenti , furono mantenute le linee generatrici del vecchio giardino. L'intervento risultò in perfetto equilibrio con i Giardini Vecchi, i Boschetti e la scalinata dei Bastioni, che conservò la sua funzione pedonale. Fu realizzato il Caffè (ora scuola materna) sull'altopiano e il ponte per collegarlo ai Bastioni, che, passando sopra il viale principale, diventava un'occasione di piacevole sosta per il visitatore.
Il progetto dell'Alemagna è l'ultimo grosso intervento che ha interessatto i Giardini Pubblici e i Bastioni. I lavori durarono per tutto il 1882
e apportarono radicali trasformazioni all'impianto armonico del Piermarini e del Balzaretto. Con opportuni movimenti di terra fu tolta la divisione esistente tra i Bastioni di Porta Venezia e i Giardini ed "al posto dell'antica gradinata del Piermarini, discendente dal Bastione al giardino vecchio , fu sostituito un largo terrapieno con una gradinata a scogliera e cascata d'acqua".
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