FORTUNATO DEPERO
Sintesi autobiografica

Nacqui a Fondo (Val di Non) Trentino nel 1892. Altipiano di prati e selve oscure di larici ed abeti. Vallata di castelli e santuari.
Padre nato spazzacamino e vissuto gendarme e carceriere: ciglia e baffi ispidi ed irti, si commoveva per un nonnulla, religioso.
Madre cuoca tutt’occhi e tutto cuore.
Discolo, fui spedito in un collegio tedesco a Merano: mangiavo male e non mi piacevano i tedeschi.
Feci pochi anni di scuole medie Reali (ora Istituto tecnico) a Rovereto, mia citta’ adottiva. Studiai di malavoglia. Disegnavo, dipingevo, modellavo, scolpivo con passione precoce e tumultuosa frenesia di autodidatta.
Incontrai Rosetta a 14 anni; m’infiammai di lei a 18 anni; due anni dopo la rapii a Roma.
Scoppio’ la guerra mondiale; Rosetta guadagnava per tutti e due 1.50 al giorno, io zero soldi e 1000 di vita e d’arte.
Conobbi il vortice futurista e i suoi diavoli creatori. Il motto di Marinetti: "marciare e non marcire" m’innebbrio’.
Fame + Fame + Fame – Fame x Fame – magro-magrissimo.
Rosetta stirava e piangeva. Io tenace, cocciuto, testardo, ostinatissimo; audacissimamente, instancabilmente, cieco e bardato seguivo la via del mio destino.
Marinetti, Diaghileff, Balla, Semenoff, Boccioni, Clavel, Russolo, Azari, Bragaglia, Notari, mi rivelarono, mi incoraggiarono, mi aiutarono, mi difesero, quale sicura promessa.
Feci poca guerra volontario al Col di Lana; riformato iniziai la mia marcia artistica, sempre piu’ celere fino ad oggi.
La mia idea fissa d’oggi e’ quella futurista del 1915
MARCIARE
OLTRE OLTRE OLTRE OLTRE OLTRE                                 
ININTEROTTAMENTE
                                                                                                                                         
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