OBIETTIVI


 

SEQUENZE SPAZIALI MULTIPLE

La bellezza della città medievale deriva ,tra le altre cose, dall’ assenza di percorsi univoci,che definiscano itinerari e mete obbligati. Persino nella piazza civica, dove la presenza della cattedrale sembra risucchiare in un vortice lo spazio circostante, è sempre possibile evitare la traiettoria rettilinea e scegliere percorsi perimetrali ,attratti da torri e loggiati, che poi si rivelano diversissimi da come li si immaginava.Anche le architetture che preferisco tendono a proporre gli spazi ai fruitori, non ad imporli; lo ottengono alternando sequenze spaziali lineari, adatte a percorsi veloci e diretti, a quelle curve, dove il tempo ozia e ristagna.Così è motivabile la mia lettura della città nelle rappresentazioni medievali.

 

 

 

CRESCITA DEL VALORE SIMBOLICO DEL LUOGO.

Non ho mai amato le architetture dalle geometrie pure, che si stagliano sul contesto ambientale, quasi con disprezzo. Per contro le rovine, con il loro fascino decadente, ma vivo e pulsante, hanno sempre attratto la mia attenzione.La loro bellezza deriva dalla capacità di incarnare in sé la storia stessa del luogo, dall’ aver subito gli attacchi del tempo e dal conservarne la patina. Un simile fascino è riproducibile solo sottoponendo l’ architettura a svariati cicli di trasformazione, operando con procedure di morfogenesi intimamente legate alla natura del luogo. Per questo, nel caso del Trimellone ho scelto procedure desunte dalle fortezze castellane medievali, caratterizzare da una seducente struttura organica. Ho iterato e sovrapposto questi codici per simulare la stratificazione di precipitati simbolici e di senso tipici delle architetture antiche.

 

ROTTURA DEL VOLUME SCATOLARE

Lo spazio introverso deve aprirsi, di fatto, come nelle piazze medievali, quand’ anche , per ragioni estetiche precise, debba rimanere visivamente raccolto.La mia ricerca nell’ ambito dell’ architettura non è molto distante da quella cubista. Anch’ io ho tentato l’ effrazione del volume pieno concependolo come un’ assemblato di setti immateriali , che è posibile scardinare, ruotare e ridurre nel tentativo di abbracciare dinamicamente lo spazio circostante.Per questo ho scelto come immaginario architetture, come quelle di Gehry, e sculture, quelle futuriste, che abbiano in sé l’ idea della linea di forza, della compenetrazione fra volumi, della rottura.Non solo gli uomini dirigono verso le architetture secondo percorsi definiti, ma, anche gli edifici avvicinano dinamicamente gli uomini secondo traiettorie varie e capricciose.


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