Le opere esposte
Una dozzina di quadri e quattro arazzi esemplari possono dare l'immagine degli anni Venti. Si tratta di opere esposte, tra l'altro, nella grande personale a Milano in Palazzo Cova e poi da Bragaglia a Roma, a Praga, nella mostra d'arte decorativa di Monza, nella Biennale di Venezia, a New York.
IO E MIA MOGLIE, Depero lo definisce "ritratto psicologico". Iniziato a Viareggio nel 1918, riprende quella modesta casetta in una sorta di scatola cinese.
Sul poggiolo c'è Rosetta con tre braccia alacri (anche il pittore ha tre pennelli) festeggiata da tre favolosi volatili. Ma veniamo al pittore, dalla tavolozza enorme, che così appare nella descrizione dell'artista: "Giocondo fiore all'occhiello, in contrasto con tutta la sua figura luttuosa di nera miseria muto ed ermetico come uno scafandro,
 
   
 
   
   
     
  ostinato nel suo sogno di costante palombaro negli abissi della fantasia".
Il dettaglio in basso è degno d'un surrealista. La solidità dell'ombra scava il panchetto, mentre l'ombra a trifoglio dello sgabello si proietta in uno spazio sfalsato. Dettaglio mai avvertito: la tela in corso di lavorazione  non è dipinta: è soltanto chiara in alto e scura in basso. Il rosso pennello del mago divide la luce dalle tenebre, come nel gioco della Creazione.
É datato 1919 un quadro poco noto, che qui si presenta dopo l'esposizione a Milano nel 1921: La Ciociara. Un esperimento memore di Capri ma anche del picasso romano , con il colore che si sta consolidando.
Nella Casa d'Arte a Rovereto, molto attiva nel 1920, conclude tre grandi quadri, importantissimi: LA CASA DEL MAGO, CITTA' MECCANIZZATA DALLE OMBRE, FLORA E FAUNA MAGICA.

La casa del mago
E' esposta a Bolzano nel 1924 con il titolo Visione mediano- meccanica dell' atelier.
L' immagine solidissima del lavoro manuale si accavalla al sogno mentale dello spiritismo, coltivato anche da Boccioni e dal suo maestro Balla.
 
   
 
       
       
     
       
     
   
         
     
 
                     
     
       
     
   
     
   
   
     
 

Città meccanizzata dalle ombre

Risulta essere il riassunto del suo pensiero sul doppio della luce.
Sono i lampioni (forma oggettiva della luce) a indicare il significato del quadro: uno proietta una semplice ombra sul muro, un'altro proietta un'ombra scalata nei gradoni rosa, il terzo in primo piano ha un'ombra che si dissocia dal suo corpo e scava come un canyon la griglia di ribalta.
Anche i balaustrini si scavano in primo piano, nella luce negativa in rosa, senza rapporto con il corpo che proietta l'ombra, anticipando gli scavi assurdi dell'olandese Escher.
Dobbiamo a Carlo Belli lo scioglimento dell'enigma del fondo.
In quel testo, scritto nel gennaio 1933, Belli ricorda Depero mentre cantava a squarciagola un tema di Petrucka (il principe Igor) stagliando sul celeste del cielo le case di un Positano immaginaria.
In questo sfondo colorato sembra di riconoscere un campanile romanico, una loggia fiorentina, un romamo tempio di Vesta: una sorta di idea (metafisica) della città.


Flora e fauna magica
Fortunato Depero in questo quadro sembra voler commemorare il Doganiere e le
sue foreste incantate: è una sorta di eden (un disegno per il quadro si intitola Pellicano del

 
   
 
   
     
       
   
 
                 
     
     
     
   
   
     
  Paradiso) accavalato all'arca di Noè. L'elefante azzurro (diventa anche titolo dell'opera nella mostra di Monza) si raddoppia e triplica la coda parlando con un pellicano, su un tappeto di fiori inesistenti, con una chiocciola grande come un leone.
Il pescatore afferra al volo uno dei tre pesci volanti (che proiettano uno dei tre pesci ombra).
L'ombra del pescatore accenna al dromedario nel paesaggio squadrato dai colori - luce.
Può essere un ricordo della felicità caprese, all'ombra degli amici Clavel e Casella, lo dimostra anche il lo titolo e il tema: uno dei quattro Balli Plastici si intitolava infatti L'orso azzurro.


Ma l'arte non è forse  la grande favola, il panorama delle leggende, la trasfigurazione dell'universo, l'apologia delle armonie, dei sogni, del mondo che si agita dentro l'anima eletta dell'artista e sognatore di eccezione ?
Perchè mai si  è vaporizzata la fantasia ?
Perchè non si da più libero sfogo alla fantasia , espressa e modellata con motivi e soggetti tolti dalla multiforne vita moderna così ricca di nuovi elementi ?
Fantasia nuova, fantasia ispirata al tempo, sana e lirica immaginazione, in contrapposto al realismo materialistico, all'egoismo monetario, al rifacimento esotico o antiquato?
Flora trasparente e fauna metallica.
Paesaggi liquidi e illuminazioni costruite.
Insetti lunari o partoriti dai torni e dalle dinamo; luci, automi, oggetti e ordigni di una stupenda  inutilità drammatica formale.
Fuoco dagli occhi, vampe dai pugni e dai cuori.
Riflessi accuminati dai cristalli e dalle acque.
Montagne capovolte  e mucche e case roteanti  nei gorghi e nelle spirali del vento.
Donne floreali, fontane di farfalle;  una vera emozione di gioconda e colorata fantasia, un sapiente e colorato gioco apocalittico di forme inventate.
Questo, mi pare, e quello che manca nell'arte di oggi, la mancanza di coraggio nel fantasticare. come se la fantasia fosse un peccato, una licenza condannabile, una proibizione estetica.
(Depero, dal libro autobiografico, 1940)

 
   
 
       
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