CAPITOLO I
INTRODUZIONE
1.1-Premessa

In architettura viene abitualmente utilizzato un linguaggio che tende a uguagliare e razionalizzare i prodotti della progettazione.
La difficoltà maggiore per un progettista sta nel riuscire a controllare e gestire la dinamica evolutiva dei fenomeni. Il presupposto per rendere attendibile il punto di vista razionale si basa sulla capacità di astrarre quei fenomeni statici che non evolvono nel tempo.
Attraverso un'analisi dei fenomeni da un punto di vista evolutivo dinamico, è possibile ottenere una nuova e più completa conoscenza della realtà che ci circonda.
Secondo questa logica è possibile analizzare una temporalità, nella quale si modifica ed evolve un fenomeno, andando a sondare tutte, o almeno le più probabili, dinamiche evolutive futuribili.
Se si impara a progettare utilizzando anche la temporalità essa diventa per il progettista un fattore indispensabile, perché consente di ottenere una nuova sfera interpretativa dei fenomeni.
L'analisi di questo mutamento qualitativo, che possiamo definire "Progetto di morfogenesi" , è utile anche per studiare la dinamica evolutiva di sistemi a sviluppo non prevedibile, come i contesti urbani, in cui la molteplicità di fattori interagenti rende di difficile previsione la dinamica evolutiva dello sviluppo.
In questo caso si analizzano dinamicamente alcune delle migliaia di forme che un ambiente o un'architettura possono assumere nella temporalità, mantenendo allo stesso tempo inalterata la riconoscibilità delle caratteristiche compositive e strutturali del sistema.
Per attuare la nostra sperimentazione progettuale abbiamo utilizzato un'area del centro storico di Rezzato , caratterizzata dalla presenza di una villa di notevole interesse, inserita in un contesto urbano che si è sviluppato seguendo una dinamica evolutiva che non ha tenuto in nessun conto il valore di questa persistenza storica. Il punto di partenza della nostra sperimentazione è stata l'analisi soggettiva dell'immaginario di riferimento, da cui abbiamo dedotto un codice di lettura soggettivo dello spazio, utilizzato poi, nella sperimentazione, come codice genetico del progetto.
L'obiettivo che ci eravamo preposti di raggiungere era quello di realizzare uno spazio urbano, leggibile attraverso una nostra chiave interpretativa.
Nella esercitazione abbiamo di fatto costruito un progetto di specie che può essere assimilato ad una sorta di codice genetico naturale, in grado di dare forma ad una serie infinita di configurazioni urbane uniche, ma anche appartenenti tutte ad una stessa specie compositiva, quella da noi scelta.
La sperimentazione si è quindi indirizzata verso lo studio sia delle implicazioni connesse con la visuale prospettica, sia dell'immagine complessiva, intesa come possibile scenario derivato dalle scelte soggettive.
Nel progetto che da ora in poi chiameremo "Progetto di specie", si ha quindi la possibilità, attraverso un universo di scenari fattibili, di verificare, sia la configurazione che poi verrà realizzata, sia quelle ipotizzabili come future possibilità di sviluppo.Gli scenari risultanti, anche se non tracciano un'immagine univoca di come si configurerà in un futuro l'area, offrono però l'opportunità di effettuare una valutazione su come potrà evolversi la zona di progetto, se verranno accolte le nostre scelte progettuali. Il "Progetto di specie" ha quindi la funzione di interagire: con l'immagine futuribile e con le sue molteplici possibili combinazioni formali che sono di difficile previsione nella fase di progetto.
Questa possibilità di rappresentare, e quindi di controllare la possibile evoluzione di una "specie logica", offre, in ultima analisi, sia uno strumento di controllo della qualità ambientale dell'area di intervento, sia una possibilità di confronto dei risultati finali e della loro coerenza o meno con le aspettative della collettività.

1.2-Idea progettuale e sua rappresentazione

Quando si concretizza attraverso un progetto un'idea, si compie un'operazione di notevole difficoltà; per trasformare una idea in progetto, infatti, è necessario prendere in considerazione una notevole complessità di richieste e di problematiche.
Lo strumento più idoneo per rappresentare un progetto e per far conoscere ad altri l'idea del progettista è la rappresentazione dello spazio attraverso il disegno.
"Ma non tutti i tipi di disegno hanno la capacità di offrire uno strumento valido di valutazione della dimensione temporale"5 .E' infatti difficile percepire la temporalità (come la coglie colui che percorre lo spazio nella realtà) attraverso la rappresentazione con piante, sezioni e prospetti.Vi sono poi rappresentazioni, come la prospettiva, che danno un certo effetto di visione tridimensionale; ma, in queste restituzioni prospettiche il punto di vista è sempre unico e diretto verso una precisa direzione, con il risultato di una rappresentazione per momenti, statici all'interno del percorso.
I plastici in scala ridotta, invece, sono tra gli strumenti che meglio rendono l'effetto spaziale e temporale di un progetto, con il solo svantaggio di avere un punto di vista non in proporzione all'oggetto da osservare.
A differenza di tutti i tipi di rappresentazione citati, il computer riesce a creare una spazialità nuova con l'aggiunta di una dimensione temporale, attraverso la quale è possibile percorrere il progetto.
Tali rappresentazioni, impossibili da raggiungere attraverso la geometria grafica, riescono a fornire un più alto numero di informazioni, riassumendo in una sola rappresentazione la capacità di fornire uno strumento di controllo dimensionale, come le assonometrie e le piante, e allo stesso tempo la capacità di dare una immagine reale al pari della prospettiva.
Da queste valutazioni possiamo affermare che, utilizzando delle simulazione di scenari evolutivi, è possibile effettuare una sorta di mediazione tra l'ipotesi progettuale e la sua proiezione evolutiva, al fine di scegliere, tra le varie ipotesi di sviluppo, quella più vicina alle aspettative di chi dovrà poi vivere il progetto in termini di utilizzo, riferendosi alle proprie aspettative.
La rappresentazione computerizzata dello spazio è quindi lo strumento più idoneo per rappresentare la nostra idea di progetto di specie e dei possibili modelli di sviluppo futuri.

1.3-L'intercambiabilità delle forme come mezzo per effettuare delle scelte

"Quando affrontiamo una specifica scelta progettuale, quando produciamo una forma in risposta ad una richiesta, ci accorgiamo, con un misto di horror vacui ed esaltazione creativa, di poter optare indifferentemente per una forma o per un'altra". La libertà di scelta, che rappresenta il nocciolo della creatività del progettista, ha per conseguenza il fatto che uno stesso progetto può essere eseguito con diverse modalità, tutte intercambiabili tra di loro.Se vogliamo accettare questo presupposto di "intercambiabilità" dobbiamo riconoscere, per conseguenza, che vi sono diverse soluzioni formali che non modificano il nostro obiettivo.
Queste forme finali risultano quindi non essenziali, ma sostituibili, senza il rischio di perdere la riconoscibilità del nostro progetto, con altre numerose forme virtualmente congruenti e adattive al raggiungimento del medesimo scopo.
Indiscutibile resta il fatto che una scelta formale porta a delle conseguenze del tutto diverse rispetto ad un'altra, ma il fatto importante è che entrambe queste forme ipotizzate soddisfano l'obbiettivo che il progettista si era posto. Resta quindi invariata, in questa sostituibilità delle forme una sorta di "codice genetico", che consente sempre una riconoscibilità del progetto come appartenente a una specie legata alla soggettività del progettista.
E' quindi l'appartenenza alla stessa specie di un elemento formale a garantire l'identificazione qualitativa del progetto, anche quando una sostituzione viene effettuata da un individuo diverso dal progettista.
La sostituibilità degli elementi non deve però trarre in inganno, facendo pensare che tutte le scelte formali siano indifferenti e non modifichino il risultato finale.
"Questa interscambiabilità non deve quindi essere valutata come indifferenza fra le varie opzioni" , ma come una opportunità in più offerta al progettista per meglio capire quale, tra gli infiniti scenari possibili, è il più vicino alla sua idea e alle sue esigenze, poiché ogni scelta, una volta che si è deciso di adottarla, diventa una traccia indelebile di storia che non si può cancellare.