Tesi: Struttura Mobile dell'emergenza Sanitaria
OCCASIONE DEL PROGETTO

L'ARRIVO IN OSPEDALE

L'ospedale rimane il riferimento privilegiato per gran parte delle prestazioni sanitarie, sia esse preventive, terapeutiche o riabilitative, a causa della concentrazione spaziale di esponenti delle diverse specialità mediche, chirurgiche e di supporto e della dotazione di strumenti diagnostici e terapeutici che condizionano e caratterizzano l'esplicarsi dell'agire medico. L'organizzazione della struttura ospedaliera è molto complessa, in primo luogo a causa della molteplicità degli scopi funzionali che essa deve perseguire, correlati alla diversità dei servizi e delle prestazioni ad essa richiesti ed all'evoluzione del concetto di "tutela della salute".

Ciò che a noi interessa è l'ingresso del paziente nel nosocomio che è preceduto dalla funzione Accettazione, unica, in gran parte dei casi, sia per l'attività di ricovero programmato che per l'ospedalizzazione d'urgenza; sfugge la logica secondo la quale le due attività che richiamano procedure operative affatto diverse, non siano assegnate a due unità di accettazione espressamente dedicate (Burani, 1988). Il disagio organizzativo relativo al trattamento dell'emergenza sanitaria, prosegue anche all'esterno delle strutture ospedaliere, in particolare per quanto concerne il trasporto dei pazienti. Infatti l'assenza di adeguati meccanismi operativi interorganizzativi di comunicazione e di coordinamento tra mezzi di soccorso e strutture ospedaliere, si è risolta, talvolta, nel trasporto di soggetti in centri sanitari non adeguati al trattamento della patologia riscontrata oppure attrezzati sotto il profilo della dotazione scientifica e tecnologica ma privi di ricettività per carenze logistiche. Inoltre, la mancanza di una gestione integrata del settore dell'emergenza sanitaria ha consentito il proliferare di numerose strutture private per il trasporto degli infortunati, le quali obbediscono a logiche di redditività prima che assistenziali e di corretta preparazione professionale. A tale situazione intende porre rimedio un apposito strumento istituzionale, il Piano Nazionale delle Emergenze Sanitarie (più comunemente conosciuto con il numero di attivazione telefonica "118"), rivolto al coordinamento, su base regionale, dell'attività di soccorso del paziente e del ricovero di quest'ultimo, se del caso, presso il complesso ospedaliero più idoneo, tramite il mezzo di trasporto più adeguato.

Appare evidente la necessità di un adeguato supporto informativo ai fini di garantire una corretta operatività del servizio e ciò sia nel senso di conoscere la disponibilità e la dislocazione delle unità di soccorso più prossime al luogo dell'evento, sia nel senso di disporre, in tempo reale, dei dati relativi alla ricettività dei nosocomi presenti sul territorio.

Un modello innovativo di erogazione delle prestazioni sanitarie è relativo al coordinamento dell'emergenza sanitaria. È opinione diffusa che la capacità di affrontare tale problematica costituisca un parametro sufficientemente attendibile delle potenzialità di sviluppo dei sistemi sanitari per il prossimo decennio. Per quanto concerne il nostro Paese, le realizzazioni e le sistematizzazioni teoriche al proposito sono assai frammentarie, mentre molto elevato si dimostra l'interesse al tema, sia da parte degli operatori medici e paramedici che da parte degli studiosi di organizzazione sanitaria. Al riguardo è utile citare alcuni indirizzi normativi proposti: il 27 marzo 1992, la Presidenza della Repubblica ha ratificato il Piano Nazionale di Coordinamento dell'Emergenza Sanitaria, delegandone alle Regioni la realizzazione, alla luce della constatazione che la sua attivazione potrebbe portare ad un aumento della salute collettiva in termini reali ed immediati. Per comprendere l'improcrastinabilità del provvedimento, si ritengono bastevoli i seguenti esempi:

L'infarto del miocardio è responsabile di 1/12 della mortalità generale. Infatti, il numero annuale di decessi causati da detta patologia, è superiore a quello causato dalle neoplasie maligne più comuni e di circa 3-4 volte maggiore di quello attribuibile ad incidenti stradali (Le percentuali riportate nel paragrafo si riferiscono a dati ISTAT del 1990). Ora,se da un lato l'istituzione delle Unità di Terapia Intensiva Coronarica ha ridotto la mortalità intraospedaliera del 20-25%, non è stato invece possibile diminuire i tassi di mortalità preospedaliera, di quei pazienti, in altre parole, che muoiono prima di giungere in ospedale per mancanza di un'assistenza adeguata: si tratta delle c.d. "morti precoci", che intervengono nell'arco delle prime ventiquattro ore dal manifestarsi dell'episodio acuto e che le statistiche valutano attorno al 30-40%. Causa principale del ritardato intervento è la mancanza di un sistema di soccorso e trasporto tempestivo, efficiente ed integrato.

Nel settore infortunistico (stradale, domestico, lavorativo), vi sono circa 25.000 decessi l'anno e circa 500.000 feriti gravi, oltre ad un numero imprecisato di feriti lievi. Si tratta di cifre impressionanti, soprattutto quando si pensa che, nella quasi totalità dei casi, sono colpiti soggetti in età lavorativa; il danno economico complessivo per infortunistica di vario genere è valutato intorno ai 10.000 miliardi l'anno. È dimostrato che la riduzione a 15-20 minuti del "therapy free interval", inteso non solo nel senso di diminuzione in termini assoluti del tempo che intercorre fra trauma e prima assistenza, ma soprattutto nel senso di un primo soccorso idoneo e qualificato, potrebbe ridurre del 25% la mortalità e del 30-40% gli esiti invalidanti ed i tempi di degenza.

Le medesime conclusioni valgono per le patologie mediche (cardiopatie acute, incidenti cerebro - vascolari) e chirurgiche. Anche per queste, infatti, una riduzione del "therapy free interval" e la creazione di unità ospedaliere specialistiche, possono portare alla diminuzione della mortalità intorno al 20 % e ad una corrispondente abbreviazione delle sequele invalidanti e dei tempi di permanenza all'interno delle strutture sanitarie.

Il Decreto di attuazione, prevede un sistema per la gestione delle emergenze composto da due parti, fra loro integrate: la prima è costituita dalla gestione della richiesta di soccorso e relativo intervento medico sul territorio, la seconda dal trasporto e dalla ricezione del paziente in una delle strutture ospedaliere facenti parte della rete di emergenza. Lo svolgimento di tali attività s'intende garantito ventiquattro ore su ventiquattro.

Il primo aspetto è legato al servizio 118, unico numero telefonico nazionale da comporre per le richieste di intervento. La rete regionale di gestione del soccorso è composta da Centrali Operative, generalmente a carattere provinciale, il cui compito principale consiste nel coordinare attività e risorse impegnate nell'emergenza, connettendosi mediante radiofrequenze con i mezzi di soccorso e tramite linee telefoniche dedicate con le strutture sanitarie. In particolare, per le aree metropolitane, potranno essere previste più Centrali connesse tra loro.

Il territorio regionale dovrà essere monitorato nella sua totalità mediante una Centrale Operativa di Coordinamento, coincidente con una delle centrali provinciali opportunamente dimensionata, che consentirà di gestire a livello regionale i casi non risolvibili nell'ambito del territorio di competenza della singola centrale. È quindi da prevedere la futura interconnessione della Centrale Operativa Provinciale alla Centrale operativa di Coordinamento Regionale. La Centrale Operativa Regionale potrà inoltre collegarsi alle Centrali Operative di altre regioni, individuando, in tal guisa, una rete informativa nazionale, che permetterà di accedere a dati complessivi idonei all'elaborazione di sintesi statistico/epidemiologiche di sicura attendibilità.

Il secondo aspetto prevede la cooperazione dei Servizi di Pronto Soccorso e dei Dipartimenti di Urgenza ed Emergenza. Il compito della Centrale Operativa è infatti quello di predisporre, in caso di necessità, il trasporto del paziente verso una delle strutture che appartengono alla rete di emergenza, avendone preventivamente verificata l'adeguatezza alla patologia riscontrata e la ricettività sotto il profilo logistico.