Per lartigianato italiano si dà molta più importanza alla realizzazione tecnica piuttosto che alla ricerca stilistica. Dopo il 1930 con lavvento dei primi razionalisti (il raggruppamento del MIAR, il "Gruppo 7", la gestione "Casabella" da parte di Pagano e Persico), si percepiscono i primi sintomi di qualche soffio daria nuova che farà da ponte verso la prima generazione del design italiano (Albini, Gardella, BBPR, Castiglioni ecc.) Le tensioni e le contraddizioni del dibattito culturale di questo difficile periodo si riflettono anche sulla contemporanea produzione di lampade. Lunico avvenimento curioso e singolare è la Luminator (per lEsposizione Internazionale di Barcellona 1929) di Luciano Baldassarri. Questo Luminator pur non entrando nella produzione di serie, costituisce un caso anomalo nel panorama italiano architettonico degli anni Venti. Si tratta di una delle prime composizioni plastiche per le quali sia stato utilizzato il tubo metallico.
Per gli apparecchi di illuminazione la forma diventa più morbida e sinuosa a seguito della suggestione per la cosiddetta linea aerodinamica, più asimmetrica, spazialmente e volumetricamente articolata. Una particolare attenzione viene rivolta alle possibilità dellilluminazione indiretta, sia attraverso la proiezione del fascio luminoso su soffitti e pareti, sia dotando la lampada stessa di superfici riflettenti. Il "tipo" della lampada a stelo viene riproposto con abbondante varietà di apparecchi, mentre si considerano e si approfondiscono le problematiche relative alle lampade destinate sia agli ambienti di lavoro sia ai giardini. Si sfruttano meglio le caratteristiche materiali noti, si introducono (specie per i diffusori) materiali nuovi : liktan, plexigas, cellidor. In questi anni non riesce ad emergere nessuna lampada particolare, come invece avviene in altri campi dove nascono per esempio la Vespa e la Lambretta. La più rappresentativa è la Libra Lux (Lamberti & C. 1948) con contrappeso che elimina il morsetto.
Si recuperano modelli e materiali dal mondo del lavoro e da settori tecnici dando vita alla lampada tipo: "Tartaruga". Dalle lampade di studi fotografici con alette nasce la lampada "Triedo" di Joe Colombo (Stilnovo 1972). Si portano allinterno delle abitazioni le lampade di tipo stradali, dando risalto alle colorazioni. Si "recuperano" manufatti di altri settori e usati per lilluminazione : un tubo di plastica per fluidi diventa una lampada "Boalum dellArtemide 1969 (Livio Castiglioni e Gianfranco Frattini) ; da una calza nasce la lampada di Bruno Munari per Danese (Calze o Falkland 1964). Nel corso del tempo lapparecchio illuminante tenderà sempre più da una parte a proposi come strumento tecnico, sganciandosi così dalla tradizionale collocazione tra le componenti darredo, dallaltra invece tende a proporsi come oggetto significante, come oggetto-scultura. Nel 1969 nasce, da unidea tecnologica di Achille Castiglioni e Pio Manzù, la lampada "Parentesi", che si caratterizza meccanicamente per la creazione di un attrito radente che vince la forza di gravità. Sempre nello stesso filone si colloca l"Eclisse", di Vico Magistrati, composto da semisfere girevoli a perno che permettono la regolazione della luce, il cui successo in Italia e allestero, è sancito soprattutto dalle innumerevoli copie. Linvenzione nel 1959 della luce alogena, permette sostanziali mutamenti. Joe Colombo nel 1970 propone la prima Alogena a tensione di rete mentre nel 1972 Richard Sapper disegna la "Tizio" a bassissima tensione, linnovativa immagine formale, determinata anche della tecnologia, pur echeggiando, nel complesso, memoria zoomorfe.
Nascono alcune "Dive" :
"Eclisse" di Vico Magistratti (Artemide 1967)
"Tizio" (1972 Artemide) R. Sapper
In questi anni inizia a prendere piede il problema del risparmio energetico. Nasce un rinnovato interesse per lilluminotecnica, sostanzialmente ancora attestata alle prime formulazioni razionalistiche, unito ad una conoscenza ergonomica sempre più puntuale ed associata ad un visione precisa e preoccupata del problema ecologico e delle risorse energetiche. Il rispetto per luomo, per le sue necessità, la salute e il comfort quotidiano, tornano ad essere elementi imprescindibili di ogni progetto. Lattenzione si concentra sui compiti visivi relativi ad ogni attività; vengono riformulati valori di illuminamento idonei, si calcolano i volumi di emissione di una sorgente i lux risultanti nellambiente interessato. Tutto questo era già noto ed applicato, negli anni precedenti, per i grandi progetti ma dal decennio Settanta diventa imprescindibile per qualsiasi progetto anche piccolo, pubblico o privato, grazie anche alla sempre crescente richiesta di tecnologizzazione degli spazi di vita. La miniaturizzazione e lincasso di queste lampade ora anche a bassa tensione è importante anche per le forme stesse. Sparisce la "carrozzeria" e si riduce lapparecchio alla nuda lampadina e agli accessori necessari al suo funzionamento tecnico. I pionieri di queste scelte sono Livio e Piero Castiglioni con la "Scintilla" (Fontana Arte 1983) ; Enzo Mari con la serie di lampade "Aggregato" per Artemide 1976. Le case produttrici di lampade sono tuttavia, protagoniste della continua ricerca, messa a punto e perfezionamento delle nuove sorgenti a vapori metallici, mercurio, sodio, ioduri. La generale ricerca, che caratterizza un po tutto il settore industriale di questi anni, offre spunti e sollecitazioni anche agli operatori illuminotecnici, architetti e designer.