L'intervento di Ishtar 
"Gilgamesh si lavò le lunghe chiome e pulì le armi; i suoi capelli fece ricadere all'indietro sulle spalle; gettò via gli abiti sporchi, li cambiò con nuovi. Indossò le vesti regali e le cinse strette. 
Quando Gilgamesh ebbe indossato la corona, Ishtar gloriosa levò gli occhi e vide la bellezza di Gilgamesh. Disse:"Vieni a me, Gilgamesh, sii il mio sposo (...)". 
Gilgamesh aprì bocca e a Ishtar gloriosa rispose: "Se ti prendo in sposa, quali doni potrei darti in cambio? Quali unguenti e vesti per il tuo corpo? Volentieri ti darei pane e ogni genere di cibo adatto ad un dio. Ti darei vino da bere consono ad una regina. Orzo verserei per stipare il tuo granaio; ma quanto a fare di te mia moglie - questo no. Che ne sarebbe di me? I tuoi amanti ti hanno trovata come un braciere che va spegnenedosi al freddo, una porta che non respinge nè folata di vento, nè tempesta, un castello che travolge la guarnigione, la pece che annerisce chi la porta, una fiasca che irrita la pelle di chi l'ha addosso, una pietra che cade da un parapetto, un ariete da assedio che ritorce i suoi colpi, un sandalo che fa incespicare chi lo calza. Quale dei tuoi amanti hai amato per sempre? Ascoltami, narrerò la storia dei tuoi amanti." 
(...) Udito ciò, Ishtar cadde in preda ad un'ira amara; salì nell'alto dei cieli. Le sue lacrime scorrevano davanti a suo padre Anu e ad Antum sua madre. Disse: "Padre mio, Gilgamesh mi ha coperta di insulti, ovunque ha raccontato il mio comportamento abominevole, le mie azioni immmonde e orrende. (...) Padre mio, dammi il Toro del Cielo per distruggere Gilgamesh".