La lotta contro il mostro
Humbaba
"Insieme si addentrarono
nella foresta e giunsero alla verde montagna. Lì si fermarono e
rimasero attoniti; si fermarono e guardarono la foresta. Videro l'altezza
del cedro, videro la via che entrava nella foresta e il sentiero su cui
era uso camminare Humbaba. Contemplarono la montagna dei cedri, dimora
degli dei e trono di Ishtar. Il cedro si ergeva davanti alla montagna in
tutta la sua mole, la sua ombra era magnifica, piena di sollievo; sul monte
e nella radura verdeggiava la macchia.
(...) Quando furono
scesi dalla montagna Gilgamesh prese la scure in mano, abbattè il
cedro. Quando Humbaba udì il rumore da lontano ne fù
infuriato; gridò: " Chi è costui che ha violato i miei boschi
e tagliato il mio cedro?".
(...) Come toro selvaggio
infuriato annusava la terra; il guardiano del bosco si volse pieno di
minaccia, gridò. Venne Humbaba dalla sua forte casa di cedro, annusò
e scosse il capo, minacciando Gilgamesh; e su di lui fissò il suo
occhio, l'occhio della morte. Allora Gilgamesh chiamò Samas. (...)
Samas glorioso udì la sua preghiera e convocò il grande vento,
il vento del nord, il turbine, la tempesta e il vento gelato, la bufera
e il vento ardente. Essi vennero come draghi, come fuoco ardente, come
serpente che raggela il cuore, come piena distruggitrice e come forca del
fulmine. Gli otto venti insorsero contro Humbaba, si abbatterono sui suoi
occhi; era preso in una morsa, incapace di avanzare o retrocedere.(...)
Si avvicinò come nobile toro selvaggio preso al laccio sul monte,
come guerriero con i gomiti legati insieme.
(...) Gilgamesh prese
la scure in mano, estrasse la spada dalla cintura e sferrò ad Humbaba
un colpo di spada nel collo; Enkidu suo compagno sferrò il secondo.
Al terzo colpo Humbaba cadde. Allora vi fu gran subbuglio perchè
quello che avevano abbattuto era il custode della foresta."