Uta-Napistim e il racconto
del Diluvio
" A lui Gilgamesh disse:
"(...) Oh, padre Uta-Napistim, tu che sei entrato nel consesso degli dei,
voglio interrogarti sui vivi e sui morti, come potrò trovare la
vita che sto cercando?". Uta-Napistim rispose: "Nulla permane. Costruiamo
forse una casa che duri per sempre, stipuliamo forse contratti che valgano
per ogni tempo a venire? Forse che i fratelli si dividono un'eredità
per tenerla per sempre, forse che è duratura la stagione delle piene?
Solo la ninfa della libellula si spoglia della propria larva e vede il
sole nella sua gloria. Fin dai tempi, antichi nulla permane. (...)". Allora
Gilgamesh disse a Uta- Napistim il Lontano: "(...) Dimmi in verità,
come facesti ad entrare nella schiera degli dei e a possedere la vita eterna?".
Uta-Napistim disse a Gilgamesh: "Ti rivelerò un mistero, ti dirò
un segreto degli dei".
" (...) In quei giorni
il mondo pullulava, la gente si moltiplicava, il mondo mugghiava come un
toro selvaggio e il grande dio venne destato dal clamore. Enlil udì
il clamore e disse: "Lo strepito dell'umanità è intollerabile
e il sonno non è più possibile a cagione di questa babele".
Così gli dei si accordarono per sterminare l'umanità. Lo
fece Enlil, ma Ea, per il suo giuramento, mi avvertì in sogno. Egli
sussurrò le loro parole alla mia casa di canne:
" (...) Uomo di Surruppak
abbatti la tua casa e costruisci una nave, abbandona i tuoi averi e cerca
la vita, disprezza i beni mondani e mantieni viva l'anima tua".
(...) Alla prima luce
dell'alba la mia famiglia si riunì intorno a me, i bambini portarono
pece e gli uomini tutto il necessario. Il quinto giorno misi in posa la
chiglia e le coste, poi fissai il fasciame. (...) Venne poi il varo, pieno
di difficoltà, lo spostamento della zavorra di sopra e di sotto
finchè due terzi rimasero sommersi Vi caricai tutto ciò che
avevo, oro e creature viventi: la mia famiglia, i parenti, gli animali
del campo sia selvatici sia domestici, e tutti gli artefici. (...) Alle
prime luci dell'alba venne all'orizzonte una nube nera; tuonava da dentro,
la dove viaggiava Adad, signore della tempesta. Davanti, sopra collina
e pianura, venivano Sullat e Hanis, nunzi della tempesta. Poi sorsero gli
dei dell'abisso: Nergal divelse le dighe delle acque sotterranee, Ninurta
dio della guerra abbattè gli argini e i sette giudici degli Inferi,
gli Annunnaku, innalzarono leloro torce, illuminando la terra livida di
fiamma. Sgomento e disperazione si levarono fino al cielo quando il dio
della tempesta trasformò la luce del giorno in tenebra, quando infranse
la terra come un coccio. (...) I venti soffiarono per sei giorni e sei
notti; fiumana, bufera e piena sopraffacerono il mondo, bufera e piena
infuriarono assieme come schiere in battaglia. Quando venne l'alba del
settimo giorno, la tempesta del sud diminuì, divenne calmo il mare,
la piena s'acquietò; guardai la faccia del mondo e c'era silenzio,
tutta l'umanità era stata trasformata in argilla. (...) Allora Enlil
andò alla nave, prese me e mia moglie per mano e ci fece entrare
nella nave e inginocchiare da una parte e dall'altra, mentre egli stava
in piedi fra noi. Ci toccò il capo per benedirci e ci disse: "In
passato Uta-Napistim fu un uomo mortale; d'ora innanzi, lui e sua moglie
vivranno nella lontananza, alla bocca dei fiumi".