IMMAGINARIO DI RIFERIMENTO: L'Acqua
"Circa 10.000 milioni d’anni dopo il Big Bang una nuvola di materiale cosmico, gas e pulviscolo ad altissima temperatura,  cominciò a condensarsi, a raffreddarsi ed ad agglomerarsi in nuclei, fino a diventare i pianeti del nostro sistema solare. 
L’acqua, allo stato di vapore rimase intrappolata nei materiali, in particolare quelli porosi che poi si solidificarono. 
Alla fine del processo un’enorme quantità d’acqua risultò così imprigionata all’interno della massa planetaria, mentre una quantità ancora allo stato di vapore circondò invece la terra, per capillarità e per effetto della pressione interna che continuava ad aumentare, l’acqua comincio
aumentare, l’acqua comincio a presentarsi in superficie allo stesso modo in cui il succo esce da un agrume quando viene spremuto. 
Il vapore acqueo rimasto in superficie si unì a quello che fuoriusciva dalle rocce formando un enorme cappa attorno alla terra che impedì ai raggi del sole di raggiungere la superficie terrestre. 

Passarono così milioni di anni, la temperatura degli strati alti di quest’enorme massa di vapore lentamente si abbassò e l'acqua iniziò a condensarsi ed a precipitare: piovve per milioni di anni. 
Si formarono gli oceani mentre la pioggia trascinava minerali, metalli, sali verso i mari che li mescolarono e accumularono. 
L’atmosfera non esisteva ancora. 

La terra era circondata da gas organici  che, in presenza della energia dei fulmini e dei raggi solari filtrati dagli strati di vapore acqueo ancora sospesi nell’aria, innescando la formazione delle cellule primordiali ovvero l’inizio della vita. 

Madre nutrice delle cellule fu l’acqua degli oceani così ricca di sali, così tiepida e accogliente. 

Il cielo intanto schiariva ed i raggi solari iniziarono a provocare l’evaporazione alimentando di nuovo il vapore d’acqua e formando le nuvole secondo il ciclo (evaporazione, formazione di nuvole, condensa,  pioggia, nuova evaporazione) che continua ancora oggi e che é la base fondamentale per l’equilibrio termico e per il mantenimento della vita sul nostro pianeta". 
(tratto da: Bioarchitettura, N°4/5, Settembre 1995/gennaio 996) 

"Chiare, Fresche, Dolci acque" 
Questo verso che riecheggia banchi di scuola e rapporti adolescenziali, è anche la quintessenza di sensazioni legate all'acqua che liberamente scorre offrendosi serena all'uso ed al piacere della gente. 

Ma come nel sonetto del Petrarca, ben maggiori sono le risonanze, ben più profondo il legame, molto più complesse le relazioni che legano quest'elemento alla vita umana, all'uomo nella sua interezza, fisica, psichica e mentale, esistenziale ed emotiva. 
Nella complessa biologia umana giocano ruoli altrettanto importanti le esigenze reali e le utopie; i sogni alimentano le azioni, i simboli stimolano e danno una logica alle fantasie, la socialità e la convivenza condizionano e controllano l'operare umano che gli archetipi riconducono a delle matrici comuni. 

L'acqua, essenza della vita, rappresenta egregiamente tutto questo e conserva, nel tempo, intatta l'importanza e le molteplici funzioni attribuitele fin dall'antichità. 

Le infinite forme in cui si presenta sono suscettibili di infinite varietà di rapporti con l'esistente, di infinite interazioni, di marcate simbiosi o di posizioni prevaricanti: ognuna di esse costituisce un sistema con una sua sorta di equilibrio, che un nulla è capace di sconvolgere per ricomporre su un diverso piano. 

In ciascun livello potrà prevalere l'una o l'altra relazione ma senza che alcuna delle innumerevoli funzioni scompaia o sia del tutto dimenticata, perché esse derivano dalla natura stessa dell'elemento. 

La perennità e la forza, la mobilità e la penetrazione, la consistenza e l'esilità, la fecondità e la capacità rigenerante sono solo alcune delle qualità dell'acqua che non manca di stupire ed impressionare per la sua versatilità, per la generosità e la grazia dei suoi doni, per la repentinità dei mutamenti e per la violenza delle sue manifestazioni; essa è tanto legata all'uomo da essere umanizzata ma tanto più potente sì da essere considerata pertinenza degli dei. 

 
  
(tratto da: A. Grohmann, L’Umbria e le sue acque, ed. Electa, 1990). 
"In un tempo nel quale il rapporto tra l’uomo e ambiente ha raggiunto una soglia  critica così densa di tensioni per la cultura e per la qualità dell’organizzazione sociale, e in una fase della storia umana nella  quale il senso stesso della vita sul pianeta può essere rimesso in discussione, costituisce un fatto di grande interesse tornare a ripercorrere i segni storici e naturali dell’intreccio che si é determinato nel paesaggio (...). 
Il rapporto  uomo-acqua é sempre stato un elemento caratterizzante del processo di sviluppo storico ed ha lasciato una profonda impronta  nella storia dei territori, delle società su di essi si sono sviluppate, degli uomini che in questi ambiti hanno vissuto, lottato, applicato le proprie energie ed intelligenze (...). 
In tutte le fasi storiche, anche in quelle contraddistinte da un alto livello di pressione demografica, la carenza o l’opposta massiccia presenza di acque hanno limitato la possibile distribuzione dell’uomo nello spazio (...). 
D’altro canto l’eccessiva presenza d’acqua, in assenza di adeguate misure tecniche di controllo, ha lungamente fatto si che vasti territori, in quanto paludosi, acquitrinosi o troppo soggetti all’impeto delle acque, non permettessero all’uomo di andarsi a stanziare in aree pur assai fertili e agilmente collegabili tra loro (...). 
Le problematiche connesse al controllo, alla salvaguardia, al reperimento dell’acqua sono state sempre alla base della storia umana ed oggetto di attenzione da parte dei poteri pubblici e privati, laici e religiosi". 
(tratto da: R. Tolle-Kastenbein, Archeologia dell’acqua, ediz. Longanesi e &, 1993) 
"...VOGLIAMO METTERE IN RILEVO LA TRASCURATEZZA IN CUI VIVE IL FIUME OGGI; PURTROPPO CON L’INDUSTRIALIZZAZIONE E IL PROCESSO DI URBANIZZAZIONE HANNO MODIFICATO IN MODO SEMPRE PIU’ PROFONDO E VELOCE IL SISTEMA INSEDIATIVO, LA STRUTTURA URBANA E TERRITORIALE, INFLUENDO NEGATIVAMENTE SUGLI ELEMENTI CHE NE COMPONGONO L’ASSETTO. 
IL FIUME E’ DIVENTATO PER LA CITTA’ QUALCOSA DI ESTRANEO, DA CUI BISOGNAVA SOLO DIFENDERSI; L’UNICO INTERESSE CHE SE NE E’ RICAVATO E’ STATO QUELLO DI UTILIZZARLO COME PATUMIERA PER I RIFIUTI DELL’INDUSTRIA E DEL CONSUMISMO." 

(tratto da: A.A.V.V., Leonardo e le vie d’acqua, ediz. Giunti Barbera, 1982) 
"...Il rapporto esistente tra fiume e città, tra acqua e città, sembra voler esprimere il legame di necessità che unisce l’una all’altra, l’importanza fondamentale della prima per la sopravvivenza della seconda. 
Fin dai tempi più antichi, infatti alla presenza di un corso d’acqua si sono sempre accompagnati la nascita e lo sviluppo di forme di vita associativa. 
Così si é assistito alla formazione, in diversi periodi della storia,  di civiltà che hanno avuto la loro culla sulle rive di un fiume. 
Il corso d’acqua, infatti, significava possibilità di approvvigionamento idrico per i centri urbani, di sistemi irrigativi per le campagne, di vie di trasporto a costi relativamente bassi anche in periodi in cui le strade erano scarse, o malsicure, o inadeguate, quindi, garanzia di opportunità di scambi. Infine, costituiva il tramite per giungere al mare. (...) 
Ancora, oggi le città attraversate da un fiume mantengono un fascino particolare, che trascende la dimensione puramente estetica di carattere paesaggistico, per assumere il significato di centro urbano già naturalmente dotato di uno strumento fondamentale che garantisce il contatto con gli altri centri o territori, di uno strumento insomma, che garantisce dall’isolamento, vero canale di informazione e di sviluppo. (...)  
Il fiume é il generatore della vita urbana complessa: é il catalizzatore delle attività. 
Il tradimento del fiume, quando, con inaudita violenza, s'impossessa di tutto quello che l’uomo ha creato, appare come una rivincita della natura irrazionale, che rimette in gioco la capacità dell’uomo di controllare gli eventi. 
Il che non impedisce che egli continui a cimentarsi nell'impari lotta di piegare le forze di natura ai suoi bisogni e ai suoi desideri. Lo testimoniano le innumerevoli opere che vediamo, quelle di cui non restano che tracce o reminiscenze storiche; le grandiose architetture del presente e del passato sono solo degli esempi. Tra i più significativi sono senz'altro gli acquedotti, le dighe, i ponti, i corsi artificiali e le fontane. Rappresentano in fondo delle sfide, dei proclami di dominio, attraverso i quali l'uomo  celebra la continuità dell'esistenza, "l’affermazione della ragione...". 

(tratto da: A. Grohmann, L’Umbria e le sue acque, ediz. Electa, 1990) 
"L’acqua attraverso l’uomo non solo é stata sfruttata, sprecata, et... ma proprio tramite l’uomo é divenuta linguaggio, un mezzo per comunicare, forse una voce. (...). 
Donare corpo e profondità all’architettura sembra esaltarne i valori spaziali, moltiplicarne le immagini, suggerirne percorsi e visuali obbligate; rilevarne le funzioni, introdurre elementi dinamici in edifici che spesso che ne sono volutamente privi. (...) ". 
 Se dunque l’acqua é vita (...), se l’acqua é purificazione, se l’acqua é discesa della rivelazione, allora l’acqua é un elemento che deve essere presente in ogni manifestazione dell’uomo, anche in quella così dissennata e dispendiosa, inutile e deviante come il costruire...". 

(tratto da: Frei Otto, Form and structure, ediz. Crosby lock wood Tamples, London, 1976) 
Come sosteneva Frei Otto: "...oggi più che mai é importante proteggere l’acqua, riconoscerne significato, incentivare i processi rigenerativi e fare in maniera che diventi un’esperienza vivibile con tutti i nostri sensi..." .