"Il catalizzatore può essere qualunque occasione, purché capace di stimolare la formalizzazione delle richieste. Come nei processi chimici, molto di rado questo elemento catalizzante entra direttamente nei processi di trasformazione che attiva. Quasi sempre esso è utile solo all'innesco e/o come stimolo al perdurare della trasformazione, ma solitamente non compare come componente dei risultati. In altre parole le forme che questo catalizzatore stimola non devono necessariamente essere conservate nel progetto. Possono essere solamente delle forme di transizione e, come tali, accettabili anche se non specificatamente pertinenti al risultato che si vuole raggiungere." (C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi")
Per innescare una progettazione, per passare dall'equilibrio al disequilibrio dobbiamo sconvolgere la configurazione del nostro sistema; causare un cambiamento di stato, da uno stato di equilibrio ad una dinamica evolutiva. Nasce così l'esigenza di poter disporre di un elemento che possa fornire lo stimolo di partenza del progetto. Esso può essere qualunque occasione, purché sia intriso di una forte carica di casualità/soggettività ed operi come propellente nella dinamica evolutiva del progetto, e quindi dell'incremento di complessità. Il controllo di tale dinamica sarà affidato alle logiche progettuali, che sono gli strumenti che identificano e differenziano la specificità e la riconoscibilità di ogni progettista. Il crocifisso del Cimabue rappresenta l'occasione capace di stimolare la formalizzazione delle nostre richieste progettuali. Esso può essere letto individuando delle entità, degli eventi significativi che si esplicitanoin una sequenza. La lettura soggettiva che intendiamo operare è quella relativa al corpo di Cristo crocifisso. "Il corpo cruciforme dell'uomo è immagine del suo destino. Voler rinunciare a questa struttura, che permette all'uomo sia l'apertura orizzontale (l'abbraccio del mondo) come anche la crescita oltre se stesso nella verticale (la dimensione divina) significa una perdita di umanità e completezza. Per divenire completamente uomo l'individuo deve indagare, scoprire se stesso, approfondire la sua realtà: deve meditare sulla croce." (Padre A. Bonaventura) La sequenza da noi individuata parte dalla lettura dell'apertura generata dalla divaricazione dei piedi che rappresentano una porta, un accesso al mistero di Dio. Procedendo con lo sguardo continuiamo la lettura del corpo che formalizza una flessione, una sinuosità, un percorso caratterizzato da ferite e tumefazioni. Il percorso si conclude incontrando il volto di Cristo, il confine tra il terreno e il trascendente: la meta. Una ulteriore interpretazione di catalizzatore capace di sviluppare nuovi stimoli progettuali per avere "più elementi in gioco, e quindi più possibilità di mantenere acceso il motore del nostro progetto", è rappresentato dalla scultura di Paolo Marazzi, "Il Cristo di Sarajevo". Le sue forme armoniche, i riflessi del materiale di cui è costituito ci hanno permesso di far evolvere la nostra idea verso nuove sperimentazioni.
L'interpretazione operata precedentemente sul dipinto di Cimabue si è meglio concretizzata in questa scultura, nella quale abbiamo visto soddisfatti alcuni caratteri relativi alla nostra idea progettuale e ci ha permesso di operare un rilettura da un punto di vista particolare che, adeguatamente evoluta secondo la nostra identità di progettisti, è sfociata nella formalizzazione della prima configurazione degli elementi fondamentali della nostra ipotesi progettuale. Gli elementi che compongono la nostra ipotesi sono: PORTA, PERCORSO, NODO, META.