La noia è in
qualche modo il più sublime dei sentimenti
umani. Non che
io creda che dall'esame di tale sentimento
nascano quelle conseguenze
che molti filosofi hanno stimato di raccorne, ma
nondimeno il non poter
essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né,
per dir così, dalla terra
intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello
spazio, il numero e la
mole maravigliosa dei mondi, e trovar tutto è
poco e piccino alla capacità dell'animo proprio;
immaginarsi il numero dei mondi infinito, e
l'universo infinito, e sentire che l'animo e il
desiderio nostro sarebbe ancora più
grande che sì fatto universo; e sempre accusare
le cose d'insufficienza e
di nullità e patire mancamento e vòto, e però
noia, pare a me il maggior
segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga
della natura umana.
Perciò la noia è poco nota agli uomini di
nessun momento, e pochissimo
o nulla agli altri animali.O
greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra. sovra l'erbe.
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
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