4.1 - Il progetto di specie : lo stadio polifunzionale
Il percorso progettuale è quindi giunto alla vera e propria crescita formale, all'interno della quale si ottiene l'evoluzione dell'evento architettonico.
L'incremento di complessità non deve però essere visto come un cambiamento della caratterizzazione : se così fosse l'evento stesso sarebbe scartato nella fase di verifica, poiché l'obiettivo primario, come ho precedentemente spiegato, è quello di amplificare la riconoscibilità attraverso una stratificazione : "Ogni variazione che viene effettuata nel paradigma, comunque, ha una connotazione ricorrente : ogni nuovo paradigma deve avere una maggiore capacità di risposta, deve essere più complesso e aperto, deve operare su un livello più sofisticato. Del resto anche gli elementi che ora vagano nel nostro universo in evoluzione sono più sofisticati. Ogni scelta progettuale che abbiamo fatto, ogni operazione di trasformazione di una serie di richieste in una forma pertinente, ha operato verso questo obiettivo. Ogni forma adottata non è, infatti, una risposta finale alle richieste del progetto, è la riformulazione della richiesta ad un livello più sofisticato".
Attraverso questo processo metodologico, posso ottenere una proliferazione di eventi infinita, gestiti dentro la macchina progettuale che ho messo a punto.
Di seguito presenterò uno di questi eventi, un individuo della specie, uno "stadio polifunzionale di specie", il quale è uno dei tanti appartenenti alla medesima famiglia di stadi, che, con margini di aleatorietà, sono caratterizzati tutti dal mio specifico modo di operare.
Ho concretizzato dunque questo evento, il quale non vuole essere visto come un progetto finito e categorico, ma una delle molteplici ipotesi possibili, approdante ad una crescita di qualità formale, che può essere tradotta come una multilateralità del progetto stesso. Ho potuto così simulare lo sviluppo di un evento architettonico quale lo stadio, concatenato inscindibilmente con relazioni intrinseche al contesto.
È plausibile che, nonostante questo percorso di logica di sviluppo, si arrivi a degli eventi che sfaldino la riconoscibilità dell'immagine architettonica, probabilmente a causa di una eventuale presenza troppo forte di eccezioni.
È per questo motivo che mi sono proposto una fase di verifica, pur sempre soggettiva, dove sia possibile valutare come l'evento rispetti la specie, come si ponga in relazione con quest'ultima, se mantenga l'immagine o se la frantumi, nel caso in cui superi un determinato limite di aleatorietà.
Gli eventi che nascono da questa sperimentazione sono tutti differenti ed accrescono, mano a mano che il tempo progettuale prosegue, la propria identità "stadio-polifunzionale", poiché, nonostante la presenza di eccezioni, non perdono il loro codice riconoscitivo.
L'aspetto che ho trovato interessante è che le richieste che inizialmente erano presenti, attraverso la scansione del tempo, sono aumentate e sono mutate, ma hanno garantito il rispetto dell'immagine di specie.
Lo stadio che qui propongo è pertanto una ipotesi soggettiva, una proposta, attraverso questa molteplicità di alternative ed è stato da me posto a verifica, per vagliare come questo risponda ai requisiti del sistema e se, evolvendo, sia in grado di mantenere le peculiarità della specie a cui appartiene.
La fase di verifica quindi è quella che mi consente di riflettere sul come l'evento-stadio esaudisca gli obiettivi di base e soggettivi nel suo percorso di crescita verso la complessità.
Nelle tabelle seguenti ho cercato di rendere più leggibili e comprensibili gli strumenti che ho utilizzato per raggiungere la forma dello "stadio di specie". Tale esemplificazione viene effettuata per un solo procedimento che costruisce, passo dopo passo, uno stadio polifunzionale. Come già spiegato precedentemente, ho creato cinque matrici organizzative, ( tribune, sezioni e pilastri, percorsi generativi, scale e settori, coperture ) che successivamente operando tramite il criterio di verifica vengono condensati in un'unica matrice di gestione delle richieste che genererà la specie stadio rispondente in modo soddisfacente ai miei obiettivi (obiettivi soggettivi). È giusto ricordare che per quanto riguarda la matrice di fruibilità, ho già specificato nel capitolo precedente che l'elemento in grado di poter inglobare il maggior numero di funzioni, e quindi di attività sportive, è la pista di Atletica ; per questo motivo, in questa sezione, non svilupperò tale matrice che comunque rimane alla base di tutte le evoluzioni.
I "bottoni" riportati nelle tabelle, rappresentano una fase del processo di evoluzione di un singolo elemento. La combinazione "casuale" di tale elemento con altri elementi, anch'essi studiati con la stessa logica, generano, come nel caso della tabella riguardante le sezioni una forma più o meno rispondente ai miei obiettivi. Prendendo come esempio il caso delle sezioni, il procedimento evolutivo si svolge seguendo questo percorso : scelta di un elemento "sezione" ; a questo, si aggiunge la forma delle tribune, il percorso generativo , la sezione ed il materiale dei pilastri costituenti la sezione. Lo stesso procedimento, che varia solo per l'elemento preso in considerazione, avviene anche per tutte le altri parti costituenti la forma stadio.
Tabella 2 - Matrice Tribune
Tabella 3 - Matrice percorsi (Pista di Atletica)
Tabella 4 - Matrice Percorsi (Campo da Basket)
Tabella 5 - Matrice Sezioni/Pilastri
Tabella 6 - Matrice Scale/Settori
Tabella 7 - Matrice Coperture
Tabella 8 - Matrice Stadio 1 (pista di Atletica)
Tabella 9 - Matrice Stadio 1 (campi da Basket e Pallavolo)
4.3 - Verifica e parametrazione soggettiva di qualità
Per raggiungere un progetto di specie, ho dovuto interporre nelle matrici organizzative precedenti un criterio di verifica che mi aiutasse a discernere tra gli scenari ottenuti quelli da scartare e quelli da tenere. Il criterio di verifica utilizzato è stato una parametrazione soggettiva di qualità.
Con l'ausilio visivo di una tabella realizzata a diagrammi, ho assegnato determinati valori per ogni soluzione che si presentava, in base ai miei obiettivi. Il criterio di scelta di tali evoluzioni sono stati gli obiettivi soggettivi, o meglio, quelle situazioni che a mio parere rispondevano in modo più soddisfacente agli incrementi di prestazioni richieste al mio sistema. Il paradigma organizzativo finale è stato composto da tutte queste evoluzioni ; per essere accettata, l'evoluzione deve arrivare al quinto livello del diagramma (color arancio) di ciascuno dei sei obiettivi prefissati. In caso contrario, non verranno considerati gli scenari che generano, scartando ogni possibilità di intervenire nella fase finale, dove trovano spazio numerose "specie di stadi polifunzionali" rispondenti in modo soddisfacente a tutti gli obiettivi prefissati.
Tabella 10 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice Tribune)
Tabella 11 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice percorsi)
Tabella 12 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice Sezioni)
Tabella 13 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice Scale)
Tabella 14 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice Coperture)
Tabella 15 - Verifica Obiettivi Soggettivi (Matrice Stadio 1)
Nelle considerazioni progettuali riguardo la fattibilità e la realizzabilità della struttura "stadio" ho tenuto conto soprattutto degli aspetti tecnologici e, come già spiegato precedentemente, di quelli vincolo-progettuali. Per questo motivo alcune soluzioni che al primo impatto potevano sembrare ottimali per migliorare sia la visibilità che la mobilità all'interno dello stadio, si sono rivelate alquanto complicate ai fini della realizzabilità : ad esempio, la mobilità degli anelli superiori che si avvicinano al campo di gioco per migliorare la visibilità all'interno del campo da basket (dove è necessaria una attenzione maggiore rispetto alle gare su pista di atletica ), creano una notevole difficoltà sia per la realizzabilità a livello di tecnologie e materiali che per la mobilità della stessa. Infatti i benefici della migliorata visibilità del campo di una ristretta fascia di spettatori, peggiorano la visibilità della maggior parte delle persone sedute sulle altre gradinate. E' per questo motivo che le evoluzioni accettate presuppongono la mobilità solo del primo anello.