SVILUPPO APERTO

 

"Si è spesso avanzata la speranza di poter, un giorno, progettare e costruire combinando liberamente parti della costruzione prodotte industrialmente ed altrettanto liberamente scelte fra quante un mercato può offrire (fabbricazione aperta)", (G. Ciribini, saggio tratto da "Il Componenting", Bologna 1968). Riportando questo concetto all’oggetto della nostra sperimentazione è nostro intendimento raggiungere, per mezzo di un adeguata strutturazione del metaprogetto, un elevata capacità di risposta a richieste attuali e ancor di più a richieste imprevedibili che possono essere generate da un contesto in evoluzione da esigenze-necessità sempre diverse; "La complessità si manifesta anche con la capacità di porsi (potremmo dire anche reagire) davanti a questi eventi. Una capacità di soddisfare richieste non previste ne prevedibili antecedentemente, dove la qualità degli oggetti non è stativa ma un divenire.
Questa capacità è un’attributo che possiamo individuare e definire come potenzialità di autorganizzazione del sistema una volta che viene a trovarsi all’interno di un ambiente che cambia. Per mantenere integra, anzi incrementare, la propria riconoscibilità e caratterizzazione" (C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi", Progetto Leonardo, Bologna 1992).

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IMMAGINARIO DI RIFERIMENTO SOGGETTIVO - Sviluppo Aperto

 

Fig. (16) " La Torre di Babele ", Pieter Bruegel il vecchio, 1563 Fig. (17) Via Lattea

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ADDUZIONI - Sviluppo Aperto

 

 

 

Nel dipinto di Pietr Bruegel il Vecchio che rappresenta la Torre di Babele, i costruttori ancora al lavoro appaiono come figure minuscole, perse nel labirinto dell'immenso edificio, solo il principe Nimrod venuto col suo seguito a visitare la creazione che lo renderà eroe e dannato è chiaramente riconoscibile; la dannazione di Nimrod fu, per l'umanità, la perdita della lingua perfetta con cui comunicavano tutti i figli di Noè, in quel primo villaggio globale. Il suo eroismo fu di aver aperto il vaso della diversità che arricchisce la creatività e perciò la conoscenza .

 

 

 

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Elemento intermedio ( connessione - abbraccio )

 

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Chimico
Meccanico
Magnetico

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La questione che ci proponiamo di affrontare ora riguarda le diverse modalità di connessione tra una struttura reticolare, e altre diverse situazioni che si possono trovare nel mondo delle costruzioni. La nostra lettura soggettiva è rivolta ad addurre, delle regole da sistemi tecnologici, quali il sistema Mero e Pieve, per noi soggettivamente reputati interessanti, che ci permettano di elaborare diversi agganci possibili tra struttura e terreno, pilastro, oppure parete.

 

 

 


 

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ANCORAGGI A TERRA

Fig. (18) Ancoraggio a terra Mero

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Questo tipo di ancoraggio è essenzialmente basato su una sovrapposizione di elementi finalizzati ad esplicare diverse funzioni , che abbiamo evidenziato con l'uso del colore, e collegati tra di loro con varie tecnologie. Alla base dell'arcareccio troviamo un elemento adattatore per la distribuzione del carico sull'appoggio a terra, ad esso viene fissato un elemento ( piastra di acciaio ) di livellamento e regolazione, il tutto è ancorato al terreno per mezzo di tirafondi annegati nel getto del basamento. Attraverso una saldatura viene fissato al sistema precedente un elemento di irrigidimento per migliorare la distribuzione degli sforzi trasmessi dalla struttura sovrastante, l'aggiunta di un adattatore fissato al nodo tramite filettatura e alla piastra attraverso saldatura completa la predisposizione del piano di appoggio necessaria per un corretto posizionamento successivo degli elementi propri della struttura reticolare spaziale. Le nostre adduzioni identificano i diversi elementi che costituiscono un possibile aggancio a terra, la loro forma e tecnologia di connessione.

 

 

 

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ANCORAGGIO A PARETE

Fig. (19) Ancoraggio a parete Mero

 

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Qui sopra abbiamo evidenziato la lettura di un possibile aggancio a parete anch'esso costituito da elementi sovrapposti secondo una logica finalizzata al miglior fissaggio e distribuzione dei carichi provenienti dalla struttura. Come primo elemento troviamo una piastra verticale in acciaio ancorata alla parete, che nel caso specifico è in cemento armato, tramite ammorsamento; ad essa viene fissata tramite saldatura una mensola in acciaio, opportunamente irrigidita tramite la saldatura di una piastra in acciaio, predisposta ad accogliere il nodo della struttura e il relativo sistema di fissaggio (imbullonatura).

 

 

 

 

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ANCORAGGIO A PARETE

Fig. (20) Ancoraggio a parete Mero

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In questa diversa tipologia di aggancio, sopra descritta, è decisamente interessante il sistema distanziatore tra nodo e parete che permette di far interagire la struttura con una parete rivestita, in questo caso specifico in Klinker. Ciò è possibile utilizzando tronchetti d'asta uniti al nodo per avvitamento e saldati a piastre orizzontali saldate ad una mensola in acciaio e verticalmente imbullonate alla struttura portante. Per il resto la logica sottesa è pressochè similare alla precedente.

 

 

 

 

 

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ANCORAGGIO A PILASTRO

Fig. (21) Ancoraggio a pilastro Mero

 

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Questo aggancio dimostra una semplicità costruttiva maggiore rispetto ai precedenti; esso infatti è costituito da una sola mensola in acciaio, saldata al pilastro anch'esso in acciaio, su cui viene fissato un nodo tramite imbullonatura.

 

 

 

 

 

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ANCORAGGIO TESTA PILASTRO

Fig. (22) Ancoraggio a Pilastro Pieve

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Quest'ultima tipologia di ancoraggio permette l'aggancio della struttura alla sommità di un pilastro, nel caso specifico in cemento armato; essa è costituita da uno strato di malta antiritiro posata sulla testa del pilastro,sulla quale viene posizionata una piastra metallica che svolge una funzione di basamento, al di sopra di essa troviamo un elemento in teflon che svolge la funzione di adattamento e assorbimento. A questo punto viene posizionato l'adattatore tra nodo e supporto al quale è avvitato il nodo della struttura reticolare. Il tutto è fissato tramite tirafondi annegati nel getto del pilastro.

 

 

 

 

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