Scopo del nostro obiettivo è strutturare un insieme di possibilità di sviluppo in più direzioni dello spazio. Questo è ottenibile lavorando sulla forma e sulla tecnologia dei nodi delle strutture reticolari spaziali, addurre delle regole dall'immaginario di riferimento soggettivo o da nodi strutturali esistenti ci può consentire di ottenere procedure di morfogenesi dei nostri possibili nodi spaziali. Aggiungere questa qualità alle strutture spaziali vuol dire aprirsi un campo di applicazione vastissimo, sarà possibile trovare la giusta configurazione tecnologica e formale del nodo per molte sistuazioni o possibili applicazioni a strutture geometriche formate da geometrie regolari oppure da geometrie spaziali insolite, particolari ed imprevedibili. |
IMMAGINARIO DI RIFERIMENTO SOGGETTIVO - Pluridirezionalità
Fig. (29) Immagine creata sulla base delle Spirali di Fibonacci, Ned May | Fig. (30) "Tuffatori policromi", Lèger 1942-46 |
Fig. (31) Ragnatela | Fig. (32) Concerto spettacolo di J. M. Jarre, Lione 1986 |
ADDUZIONI - Pluridirezionalità
Come conseguenza diretta della tessitura dei campi (questione affrontata nell'obiettivo "Identificazione della struttura formale) con poligoni regolari (triangolo equilatero e quadrato) e quindi della combinazione spaziale tra due configurazioni modulari piane, otteniamo delle cellule spaziali formate da solidi regolari che a loro volta si ottengono per la maggior parte, con moduli triangolari, "Si potrebbe dire che il processo di tridimensionalizzazione è una caratteristica prevalente del triangolo", (A. Marcolli, op. cit.); infatti con il triangolo formiamo il tetraedro (4 triangoli equilateri), l'ottaedro (8 triangoli equilateri), l'icosaedro (20 triangoli equilateri). Con la modulazione piana quadrata formiamo invece un solo solido, il cubo o icosaedro.
L'aggregazione di più solidi regolari uguali forma una struttura spaziale. Immaginando di esplodere i solidi come possiamo unire i lati negli spigoli, oppure unire un solido ad un'altro? Dobbiamo lavorare negli spigoli considerandoli nodi da cui dipartono le aste in varie direzioni e con angoli diversi. Ma quale può essere la migliore configurazione formale del nodo?
Fig. (33) Sistema Mero |
Aggiungiamo al nostro immaginario di riferimento soggettivo queste immagini del sistema MERO come riferimento tecnico da cui addurre alcune regole che saranno utili al nostro progetto. Diamo qui di seguito una breve descrizione tecnica degli elementi che compongono questo sistema: il sistema " MERO " , ideato dal noto ingegnere tedesco Mengeringhausen, è apparso sul mercato nel 1943 col nome MEngeringhausen ROhrkonstruktion. A quell'epoca fu il primo sistema spaziale del mondo la cui fabbricazione fosse stabilita su base industriale mediante la produzione in serie degli elementi componenti. L'elemento fondamentale del sistema è il nodo, costituito da una sfera in acciaio, sfaccettata a poliedro, che presenta 18 fori filettati e quindi può riunire fino a 18 aste. Le aste normalmente realizzate con tubi a sezione circolare o quadrata, risultano tutte di ugual lunghezza, rastremate all'estremità e fissate alle sfere di nodo per mezzo di bulloni ad alta resistenza. Le estremità dei tubi sono munite di una vite prigioniera sulla quale si avvita un manicotto che funge da dado: ruotando il manicotto si fa uscire inizialmente la vite filettata per una lunghezza pari alla penetrazione nel relativo foro del nodo; facendo quindi girare il manicotto insieme con la vite, si fissa questa nel foro; il bloccaggio finale si ottiene serrando il manicotto contro l'estremità del tubo. Passiamo alla nostra lettura soggettiva di questa immagine tecnica di riferimento: poco sopra ci siamo chiesti quale fosse la migliore configurazione formale del nodo, ora affermiamo che la sfera risponde alle nostre esigenze, perchè permette di ottenere angolazioni idonee per la composizione di poligoni regolari, e perche può alloggiare numerose aste senza problemi di natura statica. Ora cercheremo di capire la struttura della sfera da quali regole è formata, cercheremo di addurre quelle regole che ci interessa importare nel nostro progetto.
DIMENSIONAMENTO ELEMENTI |
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1 mt | 2 mt | 3 mt | ||
ASTA | ||||
Diametro | 40 mm | 60 mm | 80 mm | |
Sezione | 1.6 mm | 1.6 mm - 2.9 mm | 5 mm | |
NODO | ||||
Diametro | 85 mm | 85 mm - 110 mm | 110 mm - 130 mm |
Possiamo vedere la sfera come costituita da tutta una serie di cerchi dello stesso diametro, diversamente orientati nello spazio ma legati ad uno stesso diametro in due punti polari, o addirittura generata da un solo cerchio che ruota attorno ad un diametro e questa è la struttura modulare della sfera. Ma possiamo anche vedere la sfera come proiezione in tutte le direzioni dello spazio di tanti raggi uguali uscenti da un solo punto, il centro della sfera, e questa è la struttura portante
Ora che abbiamo addotto le modalità relative alla genesi della forma sfera andremo a cercare all'interno di un altro sistema di giunzione di segmenti convergenti in uno stesso punto dello spazio. A questo proposito ci sembra molto interessante un sistema proposto dalla società Kee Klamp la quale ha sviluppato una serie di giunti adatti alla realizzazione di strutture tubolari di tutti i tipi; ciò che più ci interessa, e quindi ciò che vogliamo addurre e importare come regola nel nostro progetto, è la sempilicità del sistema e soprattutto la possibilità di poter ottenere una uguale capacità di connessione di segmenti (tubolari) convergenti in un punto dello spazio con diverse angolazioni. Oltretutto riteniamo interessante il fatto che questi giunti siano morfologicamente differenziati l'uno dall'altro in base al numero di tubolari da connettere, alle angolazioni possibili, agli agganci con altri elementi.
Il sistema è basato su un connessione cilindrica di dimensione superiore al tubolare che deve alloggiare, i due elementi sono bloccati da un terzo elemento a brugola che permette di ottenere una chiusura sicura tra tubo e giunto.
Fig. (34) Sistema Kee Klamp |
Un'altro sitema reticolare che ci interessa introdurre al fine di addurre una particolare tecnica di costruzione del nodo è Il sistema " UNISTRUT SPACE FRAME " proposto verso il 1955 dalla l'Attwood Development Co. di Michigan,Stati Uniti; esso presenta un nodo di assemblaggio consistente in un fazzoletto di lamiera d'acciaio, di circa 6 mm di spessore, deformato alla pressa in modo da ottenere una superficie variamente piegata in cui ogni faccia è interessata da un foro. Ciascuna estremità delle barre, realizzata mediante profilati ad U laminati a freddo, è collegata al nodo con bulloni ad alta resistenza. Dal nodo possono dipartirsi quattro aste complanari perpendicolari tra di loro, e altre quattro aste su quattro piani inclinati.
ALL DIRECTION è il nome del successivo sistema reticolare preso in considerazione, ma è anche la caratteristica che lo contraddistingue: essa realizza la possibilità per le aste di uscire dai nodi in qualsiasi direzione e quindi permette la realizzazione di maglie dei reticoli di forma diversa del quadrato, rettangolare, triangolare, esagonale, romboidale, ecc. È una struttura reticolare composta da sfere nodali alle quali convergono e si connettono le aste dei correnti e delle diagonali. I giunti di nodi sferici sono costituiti da due semisfere in acciaio stampate a caldo unite mediante saldatura su cui vengono saldati gli innesti anch'essi stampati a caldo e all'occorenza lavorati con fresa per ottenere la necessaria precisione dimensionale. Le aste sono formate da tubi in acciaio elettrosaldati o senza saldatura, con estremità attrezzate mediante morsetti dotati di scanalature che hanno la funzione di guida e di bloccaggio per le azioni assiali. L'unione delle aste ai giunti di nodo è assicurata da bulloni che serrano gli innesti entro i morsetti delle aste stesse. La lettura soggettiva di questo sistema ci consente di addurre la tecnologia di connessione fra le parti del nodo ottenuta tramite saldatura e la possibilità di connettere il nodo all'asta portano all'esterno del nodo stesso l'elemento connettore.
Il prossimo sistema spaziale reticolare è prodotto dalla società Envisionering è denominato Envision. È simile al sistema Triodetic, nel quale l'asta si infila a incastro nelle fenditure ricavate nel nodo; l'unione tra asta e nodo è resa possibile grazie alle scanalature predisposte nel nodo al fine di alloggiare l'asta di collegamento a sezione circolare, che nella parte terminale risulta sagomata in modo tale da poter essere connessa con il nodo.
Ciò che differenzia questo sitema da tutti gli altri visti in precedenza, è dato dal fatto che la giunzione non avviene solo per incastro ma, una volta uniti asta e nodo, esiste un bullone passante longitudinalmente e per tutta la lunghezza del nodo cilindrico, che consente di consolidare maggiormente tutto il sistema irrigidendolo notevolmente. Esso può essere prodotto in acciaio o in alluminio. ...................................................................
Di particolare interesse ci è sembrato pure il sistema di connessione per canne mobili alle reti fisse per l'irrigazione.