PRIMO OBIETTIVO
Spazio-fruitore, oggetto-fruitore, spazio-oggetto
"E’ stato Kandinsky a sostituire (procedendo così parallelamente alla scienza fisica) la nozione di campo alla nozione di spazio: campo è precisamente un’ estensione, una porzione d’infinito determinata dalla interazione di forze agenti simultaneamente, ed il suo insieme forma un sistema dinamico" ( G.C.Argan "L’arte moderna 1770/1970" ).
"Nel collage Mironiano i frammenti si combinano con il disegno e con la base dell’opera in modo che, come prima la pennellata, la carta sia ora parte integrante e non protagonista della composizione"( I Mirò di Mirò ).
Non esiste una cosa uguale ad un’altra, il fatto stesso di essere generati in momenti differenti o da mezzi differenti o da postazioni differenti, fa di ogni oggetto o essere un entità unica. Questa unicità aumenta di significato e di evidenza man mano che un oggetto o una persona o un animale o altro ancora, entra in contatto con altri oggetti, con altre persone, con altri animali e questo non solo tra individui di una stessa specie. Il contatto tra questi elementi dà l’avvio ad una contaminazione che, dal punto di vista di chi la vive si arresta nel momento in cui si esce dal gioco per un evento inevitabile che è la morte mentre da un punto di vista super partes, se tale punto di vista può essere ipotizzato, tale evoluzione non si concluderà fino al momento in cui ci saranno elementi in gioco e maggiori questi saranno tanto più ricca e complessa sarà la storia personale di ciascuno. Ciò che mi sono proposta di evitare nella progettazione è stata la condizione che solitamente assume l’oggetto di strumento passivo in questo interscambio, il fatto che esso risponda agli incrementi di complessità che il vivere deposita solo sottoforma di segni del tempo, mai di evoluzione o meglio mai di evoluzione strettamente individuale, bensì a largo raggio, ovvero riferita alla specie, per cui non un singolo oggetto come un singolo uomo nella sua storia si stratifica e risponde attivamente alle contingenze che incontra, ma una specie a cui quel particolare oggetto appartiene si evolve nel rispondere a determinate esigenze e richieste che vengono dall’evolversi della specie-fruitore in un determinato momento spazio-temporale. Il mio intento è stato quello di raggiungere questa capacità di risposta dell’oggetto, nell’ambito della sua storia mantenendolo, comunque, riconoscibile come "quell’individuo appartenente a quella specie", col fine ultimo di rendere "vitale" ed attivo un oggetto che possa interagire davvero col fruitore e conseguentemente stimolare lo stesso all’espressione di sé, a diventare un progettista suo malgrado in modo da stabilire un rapporto sinergico per il quale non esistano più oggetto e fruitore separatamente, ma un nuovo sistema dinamico fatto di componenti instabili che al proprio variare danno vita ad un nuovo sistema e così via per una serie potenzialmente infinita di morfogenesi. Come in un dipinto astratto o in un libro o nella musica o qualsiasi altra forma di comunicazione per cui avviene un incontro-scontro tra soggetti con storie differenti e del tutto personali e dove l’interazione tra questi diversi interlocutori porta ad una continua rigenerazione e rilettura del messaggio con conseguente incremento sia per chi lo riceve che per i significati che esso stesso acquista in questo scambio che può durare per un tempo infinito e per infinite volte e che è tanto più libero quanto meno è esplicitato il messaggio.
"(…) il fatto di non avere riconosciuto il soggetto mi infastidiva. Trovavo che un pittore non avesse il diritto di dipingere in una maniera così poco chiara. Io sentivo confusamente che l’oggetto mancava nel quadro, e notavo, con stupore e irritazione al tempo stesso, che non solo l’opera possedeva un immenso potere di suggestione, ma che lasciava nella memoria un’impronta indelebile."
W.Kandinsky