EVOLUZIONE 1

 
 
Si tratta di una rilettura di Manhattan anni 30, ossia la formalizzazione di un modello riflettente il genius loci di quell'epoca, con le preesistenze dominanti del Crysler Building, dell'Empire State Building, del Brooklyn Bridge, del Singer Building.
Predominano edifici finestrati, torri e campanili, giacchè molti degli elementi di tale aspetto permangono anche nel grattacielo decò, e cominciano a porsi in relazione con il contesto. La città, pur connessa dalla scacchiera, appare ancora slegata, dato che gli eventi architettonici tendono ad isolarsi e a divenire delle predominanze indipendenti.
"Il campanile era un elemento isolato, un episodio singolare nella città..." 44, a New York l'edificio si pone subito come elemento in competizione e dunque è il grattacielo a campanile ad assumere un carattere di emergenza. Solo successivamente il modello decò sostituira tali caratteristiche, mediante una graduale scomparsa della torre e della pesantezza decorativa. "... il grattacielo d'epoca è una delle tante sezioni della strada, un simbolo individualizzato della città e non del singolo edificio."45
L'alto costo del suolo obbliga ad elevare in altezza, e necessariamente verticalità ed altezza, unitamente alla densità dei lotti disponibili, sono le connotazioni identificative di questa evoluzione.
Fitte finestrature regolari, abbinate a costruzioni in cemento/acciaio/laterizio, rendono l'immagine urbana complessiva un monotono ed incolore aspetto, da noi definito "a scacchiera di alveari allineati ed ordinati".
Al suolo le infrastrutture tendono a collegare i diversi elementi, ma non soddisfano ancora pienamente il carattere di partecipazione pubblica che in seguito sarà preponderante.

GENIUS LOCI : Verticalità, Concentrazione fitta.
OBIETTIVI EDIFICIO : Verticalità
OBIETTIVI MICROSISTEMA : Alta connessione
CONTAMINANTI : Strade
CLASSI DI EDIFICI : A, B, C
 

RIPROPOSIZIONE LOGICA PROGETTUALE

Partendo dagli obiettivi di base e soggettivi, inerenti il singolo edificio ed il microsistema urbano,abbiamo innescato un dispositivi tendente a far partire l'inizio del tempo progettuale. Il catalizzatore è stato l'universo di riferimento, presentato nel terzo capitolo, il quale ci ha permesso di individuare un sistema, un paradigma organizzativo che potesse concretizzare la nostra idea progettuale e che potesse, soprattutto, amplificare i nostri orizzonti e consentirci di operare un processo di adduzione da esso.
Pertanto l'immaginario di riferimento risulta essere un campo incentivante la nostra idea soggettiva.
Il controllo delle scelte è passato attraverso un paradigma riproponente la logica compositiva, poichè il momento iniziale è stato fortemente contaminato da infinite idee e proposizioni. Dunque abbiamo messo appunto delle matrici di genesi morfologica ( edificio e microsistema ), altamente rispecchianti il genius loci del luogo in concomitanza con le scelte soggettive da noi assunte.
Questo percorso sperimentale è stato continuamente intersecato da richieste e contingenze ulteriori e nuove, palesate nelle evoluzioni successive, controllate da griglie di verifica che garantissero il mantenimento della riconoscibilità della specie urbana, il rispetto dell'identità stessa e l'incremento di complessità.
La prima evoluzione presenta una propria identità, in seguito specificata, le successive saranno ampliate di complessità e presenteranno contingenze nuove, ma apparterranno anch'esse alla stessa specie.
Le immagini di seguito proposte, sono delle viste del modello urbano e rappresentano dunque una interpretazione soggettiva, all'interno della logica progettuale qui assunta, del contesto urbano preso in considerazione.
La schematizzazione del nostro iter, vuole essere una chiarificazione del medesimo,e mette in evidenza sia gli aspetti prettamente inerenti al campo degli obiettivi proposti, che la palesazione dello schema di genesi morfologica che abbiamo adottato per esporre la formalizzazione sia del singolo evento architettonico, sia dell'intero microsistema urbano.

PROPOSTE GRAFICHE