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dal numero delle città immaginabili occorre escludere quelle in
cui gli elementi si sommano senza un filo che li connette, senza una regola
interna, una prospettiva, un discorso. E' delle città come dei sogni:
tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più
inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio,
una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di
paure, anche se il filo del discorso è segreto, le loro regole assurde,
le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra." (Italo
Calvino, "Le città invisibili")
Per poter compiere
una verifica del nostro metaprogetto, abbiamo confrontato la corrispondenza
del progetto stesso sia con gli obbiettivi soggettivi che ci eravamo proposte
di raggiungere all'inizio di questa sperimentazione, sia sul piano dell'immaginario
e delle regole addotte che su quello della plausibilità con la realtà
contingente del contesto. Ci sembra di aver raggiunto
l'obbiettivo di cooperazione tra naturale e artificiale attraverso l'uso
dei materiali, la loro morfologia e la loro disposizione dettataci dall'applicazione
del paradigma. L'incremento di identità e riconoscibilità
del luogo è stato conseguito poichè il naturale carattere
"labirintico" del Monte Stella è stato enfatizzato dal nostro
mataprogetto, moltiplicando i percorsi esistenti e facendo sì che,
attraverso una serie di punti di riferimento, la gente non si perda; inoltre
è stata accentuata anche la funzione di belvedere panoramico. Il senso di infinito
e quello della scoperta sono verificati all'interno del percorso stesso,
che contiene una tensione continua sino al belvedere ed una "scoperta"
nella zona del "fiume" e della Rotonda del Bottoni, e nei singoli eventi
progettuali. Riteniamo di essere
riuscite a rendere "Monte Stella più Monte Stella di prima", accentuandone
quelle caratteristiche che soggettivamente vi avevamo letto e rimediando
alla stato di forte degrado presente sul luogo.