Progettare un faro.
"[Achille]
s'imbracciò lo scudo |
la scelta di
progettare un faro è stata dettata da una pura suggestione.
una suggestione che è avvenuta in due tempi e che si è
manifestata la prima volta dopo la visione di un film - le onde
del destino (breaking the waves) di lars von trier - la seconda e
decisiva dopo un viaggio fatto sui luoghi dove il film era stato
girato, le isole shetland al largo della scozia.
non solo il progetto, quindi, ma anche la motivazione è stata
innescata da un elemento esterno: perché nel film non compare
nessun faro.
ma ormai il processo era innescato e sono venute di conseguenza
le fascinazioni per un edificio tanto estremo e tanto essenziale;
ancora oggi dove la tecnologia ha sostituito l'uomo per molti
aspetti, l'importanza dei fari rimane immutata.
bisognava cercare di capire quali fossero gli aspetti attuali del
faro e quali quelli datati, per farne una testimonianza del suo
tempo e non un simulacro di un tempo che non c'è più.
ho pensato che fosse necessario esaltare la sua struttura
duplice, il suo rapporto con il naturale, adattare le sue forme
alle eventuali richieste in campo scientifico, limitare gli
aspetti di permanenza dell'uomo, considerando che molte
operazioni attualmente si possono compiere da postazioni remote.
un aspetto che mi interessava approfondire era quello
dell'emozione che il faro poteva dare.
e quindi sono entrate in gioco le suggestioni marinare, l'idea di
una luce che indica la terraferma e di conseguenza, in molti
casi, la salvezza.
mi sembrava di particolare interesse provare ad attribuirgli un
qualche senso evocativo, al limite, anche, della religiosità;
l'idea del richiamare a sé.
e poi il volergli attribuire il senso di celebrazione del luogo,
da cui la suggestione derivata dal menhir come primordiale
manufatto dell'uomo contrapposto all'aspetto tecnologico del
nostro tempo.