Obiettivi soggettivi del progetto.
Contaminazione: uno degli aspetti che volevo evidenziare nella progettazione del faro era la compresenza di elementi differenti tra loro, volevo che potessero convivere nello stesso spazio più "informazioni" possibili, mi interessava utilizzare materiali, tecnologie anche antitetiche tra loro per sottolineare quell'aspetto di doppia identità rivestito dal faro. Sottolineare la dicotomia tra la luce e l'oscurità anche nella sua struttura. Mi interessava provare a cambiare quell'aspetto un po'' monolitico, monocorde legato alla tradizione, rendere il progetto meno uniforme e più eterogeneo, disposto ad accogliere dentro di sé esperienze diverse legate ai luoghi o alla tecnologia. Questo anche perché la natura del faro dalla sua comparsa ad oggi è cambiato, e quindi cambiano le richieste del progetto stesso, che saranno più complesse e articolate. Mi interessava approfondire il rapporto tra il faro e le scambio di informazioni, evidenziare questa potenzialità di trasmissione/ricezione di dati e informazioni nelle maniere più disparate, in quanto oltre ai classici sistemi di segnalazioni, è possibile utilizzare il faro come "periferica" , un prolungamento artificiale dell'uomo all'interno del naturale.
Aspetto mutevole: mi affascinava la possibilità che il faro non fosse sempre uguale a se stesso. Mi interessava che potesse cambiare pelle, cambiare seguendo il ciclo solare, adattarsi ai peggioramenti improvvisi del tempo e sfruttarne i repentini miglioramenti, assecondare il susseguirsi delle stagioni. Volevo, quindi, che oltre a una compresenza di elementi diversi, vi fosse anche una pluralità di aspetti: volevo che il cambiamento fosse una sua caratteristica fondamentale, che ci fosse tanto la fragilità che la robustezza, che non avesse un punto di vista privilegiato, ma che - al contrario - ne avesse molteplici, che si spezzasse la simmetria tipica per creare più "facciate", che contenesse in sé "anime" diverse.
Aspetto
evocativo: (...)Sappiamo che le
pietre informi avevano un significato altamente simbolico per le
società primitive. Si credeva sovente che pietre grezze, non
lavorate, fossero la dimora di spiriti o divinità, e venivano
usate, nelle civiltà primitive, come pietre tombali o pietre di
confine, o come oggetti di venerazione religiosa. Un simile uso
può considerarsi come una forma primordiale di scultura, un
primo tentativo di attribuire alla pietra un potere espressivo
maggiore di quello ad essa naturalmente proprio.(L'Uomo e i suoi
Simboli - C.G.Jung, Raffaello Cortina Editore). Mi sembrava
interessante attribuire un valore simbolico alla progettazione
del faro. Investirlo di un significato più alto che quello
derivante dalla sua funzione. Una sorta di Menhir Tecnologico, a
testimonianza della presenza dell'artificiale nel naturale, ma
non una presenza aggressiva o prevaricatrice, anzi, il tentativo
fatto cerca di raggiungere la migliore qualità dell'artificiale
possibile.