In pratica, gli strumenti di controllo propri di un paradigma indiziario dovrebbero limitarsi al controllo di come procedere, come aggregare eventi, come trasformare possibilità e forme non aventi insite strutture che contengono già una risposta formalizzata. Il paradigma organizzativo rappresenterà il DNA degli scenari di progetto, diversi tra di loro, ma riconducibili allo stesso codice genetico che li ha generati.
Inizialmente costruiremo un paradigma indiziario  attraverso una serie di letture del tema in maniera da far accrescere lentamente la potenzialità di risposta alle richieste e alle occasioni che scaturiranno dal progetto.
Un modello, come abbiamo detto precedentemente, dovrà garantire uno sviluppo per discontinuità in modo da accrescere le possibilità di un processo autoorganizzativo. Per giungere a questo può essere necessario passare nell'evoluzione del progetto da un paradigma ad un altro così da permettere una selezione delle scelte capaci di rispondere ad una molteplicità di domande non previste. Questo processo stratifica una serie di paradigmi che a loro volta permettono diverse letture simultanee dello stesso avvenimento. Questa simultaneità e la selezione evolutiva determinano la complessità necessaria a rispondere ad imprevedibili domande e situazioni in continua evoluzione.
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Se viene accettato, questo flusso informativo diviene elemento del modello, che incrementa così la sua complessità.
Questa adattabilità si può tradurre praticamente nella capacità del paradigma indiziario di cambiare, crescere e di non caratterizzarsi per le proprie specifiche funzioni, che invece per il carattere rigido che le distingue possono generare modelli statici, i quali difficilmente riescono a sopravvivere alla selezione del tempo coi cambiamenti che esso porta, tantomeno per alcuni segni fortemente categorici. Il piano dei riferimenti al quale rivolgersi, dovrà permettere un continuo e successivo riempimento di contenuti ogni volta che cambia il contesto.
(C.Soddu, E.Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi,  1992).
Il nostro obiettivo rimane quello di costruire un paradigma organizzativo metaprogettuale adattabile alle diverse esigenze del contesto, contenente unità elementari capaci successivamente di rispondere agli obiettivi di qualità prefissati. Il modello non deve quindi essere statico o vincolante ma  rappresentare dei domini, delle vicinanze, delle possibili direzioni.

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