Quando avremo definito le regole per mezzo delle quali saremo in grado di scandagliare l'universo del possibile, disporremo di matrici singole in grado, se coerentemente utilizzate, di far evolvere un sistema verso i nostri obiettivi ; ma a questo punto non potremo ancora applicare queste matrici nell'intenzione di incrementare la complessità del sistema, poichè ci manca uno strumento in grado di innescare la progettazione: il CATALIZZATORE. Questo non è altro che un reagente in grado di innescare i processi di trasformazione che ha essenzialmente lo scopo di farci superare il panico da foglio bianco, se saremo in grado di addurre in esso una prima, seppure immatura, logica di organizzazione del nostro progetto: il PARADIGMA INDIZIARIO.

"Possiamo studiare la dinamica evolutiva dell’idea formale con sistemi a sviluppo non prevedibili che descrivono e simulano una specifica logica progettuale, e analizzarne poi dinamicamente la generazione della miriade di forme che un ambiente, un’architettura od un oggetto industriale può assumere pur mantenendo la riconoscibilità dei suoi caratteri funzionali, strutturali e compositivi....
.... al limite, qualsiasi scarabocchio potrebbe andare bene come primo paradigma indiziario verso la complessità, purché le forme possibili alle quali allude siano comprensive rispetto al tema, e colte. Quello che si chiede a questo disegno è, infatti, di essere stimolante per lo stesso progettista, ed estremamente disponibile ad evolversi, cioè ad acquistare complessità.
Ogni successiva occasione progettuale viene confrontata con il modello. E le occasioni sono la scoperta, molto spesso inaspettata o casuale, di nuove richieste da soddisfare attraverso successive operazioni di formalizzazione".

(C. Soddu, E. Colabella 1992)