Nel caso non volessimo fermarci ad una sperimentazione
meta-progettuale dei nostri modelli, dovremmo scegliere un'occasione di
progetto reale (un oggetto, un sito...). Noi abbiamo scelto un SITO.
In realtà l'occasione progettuale non ha un'importanza primaria
nel nostro metodo di progetto, se non come verifica della bontà
dell'idea progettante e come immaginario-tema che scatena la tempesta di
scenari virtuali nella nostra testa nella fase pre-progettuale. Una volta
scelto il tema di progetto (oggetto o sito che sia), dobbiamo leggerlo
e comprenderlo nelle logiche che lo hanno generato, quasi cercassimo il
suo DNA (genius loci), così facendo stiamo operando una LETTURA
SOGGETTIVA DELL'ESISTENTE. Il nostro scopo è quello di far evolvere
la città incrementandone la complessità e la riconoscibilità,
prescindendo, però, da qualsiasi forma di analisi e privileggiando,
una volta ancora, una visione del tutto soggettiva dei processi dinamico-evolutivi.
A questo punto possiamo interpretare l'evoluzione del sistema preso come
campo di sperimentazione, attraverso il nostro paradigma
organizzativo con le chiavi di lettura soggettive ossia le nostre
matrici.
"...genius loci di una città come riconoscibilità/caratterizzazione
di specie, opera particolare di un progettista come caratterizzazione dell’individuo/evento...".
(C. Soddu, E. Colabella 1992)
“La città non è più
questione di morfologia in senso tradizionale, quanto di accumulo di elementi
complementari. Mi fa piacere che essa abbia raggiunto un certo grado di
complessità.
Vado in cerca di profondità, di senso,
di poesia, di piacere. Questo significa fare architettura oggi. Non stiracchiare
la città in luoghi dove non c’è. Significa partire da una
realtà per poi arricchirla”.
( Jean Nouvel 1990)