Tesi di laurea - METAPROGETTO
SCOLASTICO Per un'architettura del coinvolgimento
OBIETTIVI
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".....
E' urgente arrivare
ad una
concezione più
giudiziosa delle zone
verdi e delle piazze, degli
edifici,nuovi
spazi in cui ilmondo potrà
divertirsi
a piacere con le sue aspirazioni
ed
i suoi bisogni".......
Louis Kahn
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RELAZIONE
E' nella scuola
che si dovrebbe, con la socializzazione, acquisire una mentalità
alla partecipazione, è nella scuola che si dovrebbe prendere
contatto con la realtà delle cose. La scuola appare destinata a
diventare sempre più un centro di coordinamento di tutti i
servizi socio-culturali, che consentono una promozione civica e sociale
ed un'educazione permanente effettiva collegato alla realtà
ambientale. Nelle varie situazioni, gli edifici sono dei "rilevatori culturali",
che oltre ad indicare la funzione delle costruzioni ci dicono il valore
sociale che gli edifici rappresentano nella cultura locale.
Considerare l'istituto
scolastico come il luogo della partecipazione non solo delle componenti
interne, ma anche delle forze sociali allo stesso processo di insegnamento
- apprendimento, integrando la scuola nell'ambiente sociale e facendo
entrare questo nel vivo dell'attività educativa. Far sì che
la scuola non sia più un ambiente chiuso, non
sia più un ambiente sfruttato parzialmente o preso d'assalto
solo dai doppi turni scolastici, ma sia realmente invece un qualche cosa
offerto alla integrazione con le energie operanti in ogni nostro contesto.
La scuola non deve essere un qualche cosa calato dall'alto, ma invece provocare
essa stessa la parteciapazione con tutte le forze interessate direttamente
al processo formativo.
Un Centro scolastico aperto non
può esserlo "a senso unico". Il rapporto tra il Centro e la città
diventa rapporto vitale e propulsivo solo se si svolge in termini
di reciprocità e la città entra nella scuola così
come la scuola esce e partecipa alla trasformazione della città.
Il che comporta anche una concezione diversa della città,
come facente parte dell'organizzazione educativa di una scuola che
non vuole essere corpo separato della società. Creare un modello
secondo il quale sia possibile far sì
che la città entri nella scuola e la scuola nella città.
Elemento altamente qualificante agli effetti della progettazione
ci è sembrato essere il nuovo
rapporto scuola-società, rapporto di difficile rappresentazione
progettuale, in quanto questo processo di osmosi continua, se è
vero che inserisce nel nuovo complesso scolastico elementi a tutt'oggi
inesistenti e che lo caratterizzano abbondantemente d'altro canto
attinge dalla struttura sociale circostante elementi di difficile
individuazione preliminare e scarsamente formalizzabili. In ogni caso,
configurandosi ormai la scuola come istituto a tempo pieno, è evidente
che il complesso deve fornire tutti quegli elementi ( sportivi,
culturali, espressivi, di scambio, associativi,
ricreativi) in cui la popolazione scolastica trova
i suoi interessi complementari e, per quanto precedentemente
affermato, il tessuto urbano circostante deve riconoscere nelle strutture
scolastiche un ruolo polarizzante che ne valorizza la funzione. La scuola
deve essere "parte della realtà sociale".
Formalmente l'aspetto più
vistoso di questa presenza del sociale all'interno della scuola è
rappresentato dal raggruppamento di strutture speciali (centro attività
espressive, centro sportivo, biblioteca,
bar-ristorante, cooperativa libraria, locali per riunioni di
organismi scuola - famiglia, centro commerciale di scambio
per studenti, locali per manifestazioni culturali
e associtative) definiti sinteticamente "plesso sociale"
che caratterizzano la zona di sutura fra scuola e territorio.
Questo gruppo di organismi anziché condurre un'analisi approfondita,
dovranno essere volta a volta condizionati
dalle situazioni progettuali, in funzione delle opportunità
offerte da tessuto circostante. L'ambiente scolastico
dovrebbe, a nostro parere, avvicinarsi maggiormente alla realtà
e pensiamo che, affinchè ciò sia possibile non debba
esistere solo l'apporto dei docenti, ma anche quello dei genitori,
dei conoscenti, della natura, dei vicini, della società tutta
perchè l'allievo possa partecipare in modo concreto ai problemi
del mondo in cui vive.
Queste premesse abbattono automaticamente
il concetto di scuola segregata considerato ancora oggi
estranea ai problemi della realtà;
ed è proprio per questo motivo che
la nostra scuola potrà essere ubicata in una qualsiasi zona
di una qualsiasi città. Cadono quindi le ormai
logore componenti della vita scolastica attuale, quali
il cosiddetto tempo di scuola ovvero gli orari prestabiliti in cui
la scuola resta aperta o chiusa (la nostra scuola sarà sempre
disponibile), le divisioni in classi, i
controlli dall'alto, gli intervalli fissati e limitati, ecc., poichè
tutto ciò in questa nuova logica non avrebbe significato
in quanto la scuola stessa diventa un fatto sociale perfettamente integrato
a cui ciascuno può partecipare quando è come desidera. Ciò
che vogliamo è la scuola aperta, la scuola
quartiere, la scuola fabbrica, l'educazione concepita come lavoro
sociale e viceversa.
L'unità scolastica
circondata da pareti trasparenti è
un vero contenitore di cultura liberamente fruibile,
ripetibile dovunque e in quantità
desiderata, perfettamente flessibile alla dinamica
delle esigenze della libera educazione. Non più corridoi, aule,
strutture a compartimenti stagni che conducono fatalmente a centri
"mammut", ma una tipologia completamente nuova che permette
la realizzazione della riforma scolastica nel modo più semplice.
Questa struttura è facilmente raggiungibile dalle varie
residenze poste intorno in modo che tutti gli abitanti possono partecipare
attivamente alla vita sociale. Per quanto riguarda gli
studenti è facilitata la possibilità di
incontro a tutte le età. Il centro culturale, il complesso
scolastico ed il centro commerciale vengono a configurarsi come in un tutto
organico. La struttura edilizia viene caratterizzata in maniera
univoca dal fine cui viene destinata, verificandosi quindi
come terminale di un percorso che la collega unidirezionalmente al
tessuto di relazione che connette la vita comunitaria.
E' quindi possibile considerare ogni edificio come un sistema chiuso, che
trova nell'equilibrio delle proprie relazioni interne
la sola complessità da risolvere e che si pone nei rapporti
con l'ambiente del tutto isolato ed
autonomo, oggetto fra gli oggetti. Ogni organismo
inteso come sede di un particolare sistema di attività relazionato
con le altre attività urbane, dovrà
essere considerato come un sistema di spazi che
interagisce con il resto della città, considerato come contesto
nel quale tale sistema è immerso. Il flusso d'informazioni
che passa dal contesto al sistema dato, viene elaborato
all'interno di quest'ultimo e ritrasmesso al contesto con
andamento ciclico. Ponendo quindi come base dell'analisi un determinato
contesto tramite la realtà espressa dalla sua struttura di relazione
il concetto di organismo architettonico come sistema chiuso viene superato,
per fare posto al concetto di architettonico come sistema aperto.
Riproponendo lo spazio Scuola
come sistema aperto il problema si sposta nella identificazione di
un sistema spaziale per l'educazione. La scuola non dovrebbe più
essere intesa come unico luogo in cui si esplica l'attività
dell'insegnare e dell'apprendere; tale funzione si estende
al totale dominio della città e del territorio e dei
luoghi in cui si esplica l'attività educativa.
Si tratta di ipotizzare una serie di strutture a duplice funzione
sociale e scolastica in un tentativo di osmosi fra le funzioni dell'una
e le istanze dell'altra.
Un esame della situazione dell'attuale
scuola italiana ha portato a constatare la sua sostanziale estraneità
ai problemi e alla vita della società.
In un luogo nel quale convivono
culture e realtà diverse, si sente la necessità di creare
una struttura capace di assolvere alle esigenze di una nuova società
in continua evoluzione.
Necessità che si riassumono
nell'individuazione di uno spazio architettonico in grado di consentire
scambi culturali e sociali all'interno di una medesima città.
La scelta dell'area progettuale
dovrà rispondere a particolari esigenze di carattere urbanistico
come: la capacità di ospitare le numerose funzioni,
la facilità di raggiungerla grazie alla fitta rete di servizi di
collegamento urbani e extraurbani, dovrà inoltre essere un'area
conosciuta e riconoscibile da tutti i cittadini, sia sotto il profilo
storico che architettonico, per meglio assolvere al significato simbolico
dell'incontro e della socializzazione che deve trasmettere.
Il nostro scopo imposto ad
un metaprogetto scolastico è, innanzitutto, quello di essere un
elemento di riqualificazione o propulsione di un nuovo modo di vivere la
città.
Progettare non deve essere soltanto
un esercizio di composizione di funzioni diverse fra loro e di per sé
ben definito tipologicamente, significa riuscire a progettare
tra le immagini, i colori, i modi diversi di usare le cose, i modi diversi
di vivere le cose, con ritmi e spazi temporali diversi tra loro;
il cui fine ultimo sia il raggiungimento di un'architettura del coinvolgimento.
Un'architettura i cui spazi, di
relazione, desunti dalla fenomenologia della città, diano la possibilità
di vivere con tempi non ritmati dal consumo, bensì dal bisogno di
conoscere, meditare, comunicare. Proprio la perdita di questi valori è
una delle preoccupazioni di Louis Kahn nei riguardi del degrado degli spazi
della città:
"............. Il valore
rappresentativo degli spazi della città
mi ha spesso preoccupato, poiché credo
che ne abbiamo perso il senso, assorbiti come siamo
all'instabilità delle cose della ricerca
di un nuovo progresso.
E' dunque urgente
arrivare ad una concezione più giudiziosa
delle zone verdi e delle piazze, nuovi spazi in cui il mondo potrà
divertirsi a piacere con le sue aspirazioni ed i suoi bisogni"..............
In questa parte di città
l'uomo non deve, sentirsi un modulo spaziale o aritmetico, bensì
deve poter conoscere se stesso e le proprie potenzialità, se non
altro per imparare a vivere la città in modo diverso.
Walter Benjamin prima di iniziare
a descrivere la sua Berlino osserva:
".........non sapersi orientare
in una città non vuol dir molto. Ma smarrirsi in essa, come
ci si smarrisce in una foresta, è cosa tutta
da imparare. Che i nomi delle strade devono suonare
all'orecchio dell'errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi
e le viuzze interne gli devono rispecchiare nitidamente,
come le gole montane, le ore del giorno"...........
Forse e proprio la valenza
positiva dello "smarrirsi" il risultato ultimo degli spazi creanti un metaprogetto
scolastico.
Ma il suo significato va oltre
un'impostazione sociologica.
Il suo inserimento
nel tessuto urbano è il tassello che può
scardinare quella logica funzionalistica che ha ridotto la città
in una classificazione di funzioni commerciali, residenziali,
culturali, pensate come semplici componenti del vivere quotidiano e facilmente
separabili tra loro; una logica che ha trasformato le
nostre città in quell'organismo primordiale in cui tutto è
contenuto ma mai correlato.
Contrariamente nelle città
storiche, attraverso l'architettura, emerge in modo continuo il contrasto
fra particolare e universale, tra individuale e collettivo, ed è
proprio questa miscela di aspetti e sensazioni che dà forma concreta
alla società.
Sempre W. Benjamin in "Immagini
di città" osserva:
".......... Struttura
e vita interferiscono continuamente in cortili,
arcate e scale. Dappertutto si conserva lo
spazio vitale capace di ospitare nuove, impreviste
costellazioni. Il definitivo, il caratterizzato vengono
rifiutati. Nessuna situazione appare così com'è,
pensata per sempre; nessuna forma dice di se stessa
così e non altro è. In tale modo
nasce qui l'architettura, questo elemento emblematico della ritmica sociale".
Un metaprogetto scolastico
può ospitare queste "impreviste costellazioni" attraverso
una sapiente acrobazia di spazi interni ed esterni, spazi
pubblici e privati, spazi non limitati e definiti soltanto da precise connotazioni
funzionali, ma regolati da presentimenti, premonizioni.
E' ciò che i Giapponesi
chiamano "Kahai", premonizione, ciò che non si vede ma si intuisce.
Nel caso di un muro, chiarisce Tadao Ando, "bisogna
che le persone sentano che cosa c'è
dietro quel muro... attraverso il muro c'è
qualcosa che esiste". E' grazie a questo senso di incertezza
e smarrimento che è possibile il Kahai giapponese,
tanto più complesso perché dipende dalla
sensibilità del singolo individuo, del singolo utente.
I fatti urbani dove esiste "una
sorta di ritmica sociale che provoca un'identità assoluta tra individuo
e collettività" sono la strada e la piazza.
Un metaprogetto scolastico, inteso
come luogo d'incontro, trova in questi due elementi la possibilità
di rafforzare il proprio senso pubblico.
La definizione che
da Louis Kant di "strada" specifica
il senso di questa scelta:
"la strada è un
luogo che si basa sull'accordo: un luogo comunitario, i cui
muri appartengono a coloro che ne fanno dono alla città per l'uso
di tutti, il suo soffitto è il cielo. Dalla strada
deve aver avuto origine l'idea di uno spazio per
riunirsi, anch'essa fondata sull'accordo."
La strada e la piazza intesi come
elementi vitali di un complesso architettonico, riassumono tutti
quegli aspetti che connotano il vivere urbano: pieni, vuoti,
luci, ombre, suoni e silenzi.
Un insieme di "contrasti
simultanei" come li definisce Bruno Munari, uniti
in un generale equilibrio di fasi
opposte che si riflette in un equilibrio
psicologico e semantico: "un'antichissima regola
di comunicazione visiva è quello dei contrasti simultanei
per cui la vicinanza di due forme di natura opposta si valorizzano
ed intensificano la loro comunicazione". Tutte
queste considerazioni fanno parte dei nostri obiettivi per innescare
il metaprogetto scolastico per un'architettura del coinvolgimento.
INTERAZIONE
TRA PARTI DI CITTA'
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Considerare l'Istituto scolastico come
il luogo della partecipazione non solo delle componenti interne, ma anche
delle forze sociali allo stesso processo di insegnamento - apprendimento,
integrando la scuola nell'ambiente sociale e facendo entrare questo nel
vivo dell'attività educativa.Un Centro scolastico aperto non può
esserlo a "senso unico". Il rapporto tra il Centro e la città diventa
vitale e propulsivo solo se si svolge in terminidi reciprocità e
la città entra nella scuola così come la scuola esce e partecipa
alla trasformazione della città.
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Figura5
SOCIALIZZAZIONE
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Lo scopo è quello di creare luoghi
d'incontro, aggregazione, attrattiva,
che siano frequentati di continuo enei
qualii cittadini possono dare
forme ed espressione ai loro più
intimi desideri.
"......uno dei bisogni inconsci più
profondi e più antichi è il desiderio
di dar forma ed espressione a ciò
che l'uomo condivide con l'uomo, a
ciò che li lega tra loro.."
Walter Gropius
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Figura6
INTEGRAZIONE
- STRUTTURE
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Il progetto degli spazi aperti e chiusi
assume un ruolo strategico. Diventa un momento essenziale di riorganizzazionee
riqualificazione del tessuto urbano. Devono essere analizzate le strutture
già presenti nel territorio e creare dei collegamenti fisici tra
parti di città e Centro scolastico (piazze, strade, percorsi, scalinate,
zone verdi, attrezzature sportive, strutture socio-culturali)
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Figura7
COOPERAZIONE NATURALE ARTIFICIALE
|
L'evento architettonico e l'ambiente naturale
non possono essere
considerati separatamente, ma vanno interpretati
come occasioni reciproche di svilupposia della qualità del luogo,
sia della riconoscibilità dello stesso.
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Figura8
RICONOSCIBILITA'
|
".....bisogna che le persone
sentano che cosa c'è dietro
quel muro......
attraverso il muro c'è
qualcosa che esiste".
Tadao Ando
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Figura9