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1 Maggio 1947

Era il 1 Maggio 1947, tutti gli abitanti dei dintorni confluivano in quel luogo dove secondo un'usanza che risaliva all'epoca dei fasci siciliani, ogni anno si svolgeva l’attesa festa; contadini con le loro famiglie, bambini, donne con i propri piccini, su carretti bardati con nappe e nastri dai vivaci colori, si radunavano per udire le parole dell’oratore sul palco anche in quel primo Maggio, a Portella della Ginestra, quale luogo più confacente, una grande vallata racchiusa da montagne rocciose, in quella fulgente giornata di sole.

Molti arrivavano da Piana degli Albanesi dove l’operatore della Settimana Incom si fermava per filmare le donne con i costumi locali, così del più grande crimine politico del dopoguerra non ci sono immagini.

Un clima di sagra paesana inondava la vallata, erano da poco passate le dieci del mattino, e il calzolaio Giacomo Schirò, segretario della sezione socialista di San Giuseppe Iato, aveva appena iniziato a parlare, quando si udirono le prime detonazioni. Molti le scambiarono per allegri mortaretti, invece erano raffiche di mitra.

Si riuscì solo a capire che arrivavano dalle pendici della montagna Pelevat, precisamente da quel tratto noto come " Pizzuta", per le sue rocce appuntite. Gli spari durarono 10, forse addirittura 15 minuti.