Fig.
71: Stonhenge,
Salisbury,
Wiltshire,
3500 a.C.
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"Per voi, per me,
Stonehenge e la cattedrale di Chartres...Sono opera dello stesso Uomo Antico
sotto varie spoglie: sappiamo cosa Egli fece, e persino cosa pensava di
pensare, ma non ne capiamo il perché".
(W.H.Auden)
"Siamo simboli, e
viviamo in simboli"
(R.W.Emerson) |
A Stonhenge, sito megalitico
orientato astronomicamente, il sole colpisce la pietra dell'altare il 21
di giugno; questa situazione può essere probabilmente intepretata
come connubio cosmico tra Cielo e Terra, situazione che potrebbe avere
avuto un ruolo anche nel labirinto di Creta. |
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Fig.
72: fila di menhirs, Avebury,
Wiltshire,
3350 a,C. circa
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In entrambe le immagini
notiamo come il rapporto naturale/artificiale assuma una valenza soprattutto
simbolica.
Il luogo diventa sacro
e la struttura artificiale eretta dall'uomo si connette con la divinità.
Il paesaggio artificiale
pare vivere in simbiosi con quello naturale. L'architettura primitiva si
distingue innanzitutto per l'uso di grosse pietre, è quindi un'architettura
megalitica, in cui il materiale simbolizza la solidità e la permanenza
delle rupi e delle montagne.
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Fig.
73: Ninfeo, Villa Adriana, Tivoli
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"La natura è
un tempio in cui viventi colonne
lascian talvolta
uscire confuse parole;
l'uomo attraversa
foreste di simboli
che con sguardi
familiari lo osservano"
(Charles Baudelaire,
Les fleurs du mal) |
Molte cosmogonie considerano
l'acqua come la sostanza primordiale, matrice di tutte le forme. La presenza
dell'acqua conferisce quindi identità alla terra. Pur essendo l'opposto
del luogo, l'acqua appartiene intimamente alla realtà vivente. |
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Fig.
74: Frank Lloyd Wright, Casa
sulla Cascata
(Falling
Water), Bear Run, Pennsylvania,
1936
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"Gli edifici dovrebbero
sbocciare dal paesggio nell'immagine dell'albero"
(Frank Lloyd Wright) |
La "Falling Water"
si proietta all'esterno della roccia naturale, a cui è ancorata,
come una piattaforma liberamente galleggiante posta in equilibrio su una
piccola cascata. Un gesto strutturale consistente in un agglomerato di
piani miracolosamente sospesi nello spazio, posti in equilibrio a varie
altezze al di sopra degli alberi di una vallata caratterizzata da fitti
boschi.
La sua fusione con
il paesaggio è totale: la natura permea l'edificio in ogni suo angolo,
l'interno evoca l'atmosfera di una caverna primitiva. |
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Fig.
75: Emilio Ambasz: Schlumberger
Research Laboratorie
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Fig.
76: Emilio Ambasz: House
for Leo Castelli,
Northest
U.S.A.
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Fig.
77: Ambasz: Emilio's Folly, Man
is an Island.
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L'architettura di Emilio
Ambasz ci è sembrata esprimere in modo molto interessante il rapporto
tra naturale ed artificiale. Ci ha trasmesso una sensazione di solarità,
allegria ed avventura. Il paesaggio è qualcosa di "vivente"
e lo è, allo stesso tempo, l'architettura che in esso si inscrive.
Notiamo come
i materiali naturali (per esempio l'acqua) siano adoperati come sistemi
semantici e come invece il percorso appaia scandito da elementi (ad esempio
la porta che si evidenzia con forza come "entrata al mondo sotterraneo").
Acqua, terra ed artificiale
costruito si integrano tra di loro in un modo che noi soggettivamente percepiamo
come armonico, ma allo stesso tempo carico di significato. |
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