4.4  LA TORRE DI BABELE


  
 Fig. 33: Pieter Bruegel il Vecchio,
"La Torre di Babele", XVI secolo
   
 
 Fig. 34: Pieter Bruegel il Vecchio,  
"La costruzione della torre di Babele",  XVI secolo 
 
 
 Fig. 35: La Torre di Babele,
artista fiammingo,  fine XVI secolo 
 
    
 
"La terra era tutta d'una sola lingua e d'una sola parlata. Partiti dall'oriente, gli uomini trovarono una pianura nella regione di Sennaar, ed ivi abitarono. E si dissero l'un l'altro: 
"Su, via, facciamo dei mattoni e cociamoli al fuoco".   
Usarono mattoni per sassi, bitume per cemento, e dissero:   
"Su, via, facciamoci una città ed una torre la cui cima arrivi fino al cielo, e rendiamo famoso il nostro nome, prima di dividerci tutta la terra".   
Ma il Signore discese a vedere la città e la torre che i figli di Adamo stavano edificando e disse :"Ecco, è un popolo solo ed ha una lingua sola per tutti; hanno cominciato a fare questo lavoro, né desisteranno dal loro pensiero sinché non l'abbiano condotto a termine. Andiamo dunque, discendiamo e confondiamo ivi le loro lingue, così che nessuno più comprenda la parola del prossimo suo.".   
Così li spartì il Signore da quel luogo per tutta la terra, e cessarono di edificare la città. Perciò fu chiamato quel luogo Babele, perché ivi fu confuso il parlare di tutti gli uomini; e di lì li disperse il Signore sulla faccia di tutto il mondo."  
(Genesi, 11, 1-9) 
 
  
 
Secondo la leggenda, è il gigante Nemrod a dirigere la costruzione della torre di Babilonia; ancora Nemrod, gran cacciatore al cospetto di Dio, nipote di Cam, è citato nella Genesi (10, 8-12). 
Il significato di Nemrod (il cui nome vuol dire rivolta) come simbolo del male è riportato in seguito dai commentatori medioevali.
 
 
  Fig. 36: Papiro sumero con la rappresentazione della costruzione della torre, 3000 a.C. circa 
    
 
  Fig. 37: Scuola francese,Torre di Babele,  1424-1430.  Miniatura del Libro d'Ore del duca Bedford. 
 
Nel nostro immaginario la torre di Babele rappresenta  la tensione dell'uomo verso il cielo, verso l'inconoscibile, il senso di infinito. Essa ci ha affascinato perchè noi la leggiamo come struttura labirintica tridimensionale. La Torre di Babele fu un capolavoro di architettura eseguito dal popolo di Sennar (Bassa Babilonia). Il nome Babele deriva dalla lingua accadica "Bab-Ilu", che significa "Porta del Dio" o "Porta degli Dei". Detta anche "Etemenanki" (Casa del fondamento del Cielo e della Terra), fu costruita in tempi remoti e fu più volte restaurata; Erodoto di Alicarnasso, verso il 460 a.C., la descrive con precisione: "In mezzo al santuario era costruita una torre di uno stadio di lunghezza e uno di larghezza. Su questa torre ce n'era un'altra, e poi un'altra ancora e così otto torri, sempre una sull'altra. (...) Nell'ultima torre c'è un grande tempio (...)"
 
 
  Fig. 38: William Blake,  
"La scala di Giacobbe, 1800 circa 
 
"Partì dunque Giacobbe da Bersabea, per andare in Haran e giunto in una località, vi passò la notte... prese una delle pietre che erano lì, se la mise come capezzale, poi si coricò per dormire. E sognò: ecco una scala che appoggiata a terra, con la cima toccava il cielo, e gli angeli del cielo salire e discendere per essa. Sopra di quella stava il Signore Dio di Abramo...Quando Giacobbe si svegliò disse: "Certo che il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!". E preso da riverenza, soggiunse: "Quanto è degno di venerazione questo luogo! Non è altro che la casa di Dio e questa è la Porta del Cielo!". Levatosi Giacobbe di buon'ora, prese la pietra che gli era servita da capezzale e ne fece un cippo, poi ci versò dell'olio sopra; e a quel luogo pose nome Bet-El, mentre prima quella città si chiamava Luz."  
(Genesi, 28, 10-19) 
 
 
  Fig. 39: Torre di Babele, Etienne Delaune, 
incisione su rame, 1518-1583 
  
 Fig. 40: Torre di Babele, maestro olandese, seconda metà XVI secolo,  disegno a penna acquerellato, particolare 
 
 
"A noi una cuspide che giunge al cielo suggerisce un grande spazio indefinito e forse infinito. Per gli Ebrei il firmamento era "un immenso tetto di ferro e di cristallo", pieno d'acqua, le cui cateratte lasciavano cadere la pioggia, molto alto ma non inaccessibile. Non c'è da meravigliarsi che Dio temesse l'esecuzione di quel progetto. La torre di Babele sarebbe un'altra forma dell'Albero della Scienza, vietato al primo uomo. (...) Si direbbe che l'universo preferisca non essere compreso. (...)"   
(J.L.Borges. "Ultima nota su Babele")
 
 Fig. 41: La torre di Babele nel film 
"Metropolis" di Fritz Lang, 1926 
 
 
La storia della torre di Babele, così come la tradizione del Diluvio, è mutuata dalle civiltà mesopotamiche della Caldea. Gli Israeliti avevano visto sulle rive dell'Eufrate, ai tempi dell'esilio, le ziqqurat; ma non avevano compreso il significato di questa sorta di grattacielo. Essi avevano scambiato quello che era un omaggio per una sfida alla divinità, per dirla con le parole di André Parrot "una mano tesa e non un pugno chiuso".  
Nell'iconografia i due temi indicati dalla Genesi, costruzione della torre e confusione delle lingue, sono al tempo stesso mescolati e giustapposti. 
Possiamo quindi distinguere due tipi di costruzione: la torre a piani che si restringe progressivamente verso l'alto; la torre quadrata o circolare con rampe esterne elicoidali.
 
 
 
 Fig. 42: Le Corbusier,  plastico del Museo a crescita illimitata detto anche Museo della Conoscenza, opera non realizzata 
 
 Fig. 43: Frank Lloyd Wright,  
Guggheneim Museum,  New York, 1946-53 
 
 
L'idea di salire indefinitamente si traduce nella scala elicoidale o nella rampa a spirale dello ziqqurat babilonese, modello ridotto di una torre di Babele iperbolica, di cui si può dimostrare che la forma deve essere quella di un iperboloide di rotazione, poichè la forma globale deve mutare restando identica, tale che la costruzione la cambi in se stessa. La torre di Babele cresce sempre restando isomorfa, sale verso il cielo, è dunque racchiusa da una rampa elicoidale e cresce all'infinito per successive aggiunte di materiale.
 
 
 
 Fig. 44: Le Corbusier, prospettiva della Città Mondiale,  per la Diorama Exhibition, settembre 1929 
 
 
 
  Fig. 45: Dal fumetto n.136 di "Dylan Dog", "Lassù qualcuno ci chiama", Bonelli Editore 
 
Il labirinto a Creta, la torre di Babele; nessuno tra gli edifici che l'uomo avrebbe costruito poi, in epoca storica, appare conturbante e ricco di significati come questi due. Lo strano manufatto - sulla cui forma non si è mai smesso di fantasticare "continua a proiettare la sua ombra nell'immaginazione degli uomini" (J.L.Borges). Forse perché la molteplicità e la confusione delle lingue durano ancora; o perché, ogni volta che l'uomo concepisce una nuova e smisurata ambizione, per un istante lo assale la memoria della prima grande catastrofe tecnologica; o infine perché, come il labirinto, anche la smisurata torre ha a che fare con l'Infinito e la Metafisica.



 
 
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