Fig.
10: Disegno di Antonio Toca Fernandez,
"La
biblioteca di Babele"
"Ragioniamo - disse
Guglielmo. - Cinque stanze quadrangolari o vagamente trapezoidali, con
una finestra ciascuna, che girano intorno ad una stanza eptagonale senza
finestre a cui sale la scala. Mi pare elementare. Siamo nel torrione orientale,
ogni torrione dall'esterno presenta cinque finestre e cinque lati. Il conto
torna. (...)
Non è poi
un gran labirinto. Ora vediamo dove portano le altre due porte della stanza
eptagonale. Credo che ci orienteremo facilmente.-
Il mio maestro si
sbagliava e i costruttori della biblioteca erano stati più abili
di quanto credessimo. Non so bene spiegare cosa avvenne, ma come abbandonammo
il torrione, l'ordine delle stanze si fece più confuso. Alcune avevano
due, altre tre porte."
(Umberto Eco,Il
nome della rosa) |
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"L'universo (che
altri chiama la Biblioteca) si compone di un numero indefinito, e forse
infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo,
bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori
e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie
è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque
per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è
quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella di una biblioteca
normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra
galleria identica alla prima e a tutte. Di qui passa la scala a spirale,
che s'inabissa e s'innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio,
che fedelmente duplica le apparenze. (..)
Io affermo che la
Biblioteca è interminabile.(..) In un certo scaffale d'un certo
esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un libro che sia la chiave
e il compendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario l'ha letto
ed è simile ad un Dio."
(J.L.Borges, "La
Biblioteca di Babele", Finzioni) |
"Scoprimmo (a notte
alta questa scoperta è inevitabile) che gli specchi hanno qualcosa
di mostruoso. Bioy Casares ricordò allora che uno degli eresiarchi
di Uqbar aveva giudicato che gli specchi sono abominevoli, poiché
moltiplicano il numero degli uomini"
(J.L.Borges, "Tlon,
Uqbar, Orbis Tertius", Finzioni) |
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Fig.
11: M.C. Escher, Relatività,
litografia,
1953
"Osservate, vi mostro
qualcosa che voi non riterreste possibile"
(Maurits Cornelius
Escher) |
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Fig.
12: M.C. Escher, Concavo e convesso,
litografia,
1955
Tutto viene invertito
dall'esterno verso l'interno, la parte superiore diventa inferiore, il
davanti diventa dietro. Il superamento dei limiti percettivi provoca quasi
un senso di vertigine. |
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Fig.
13: M. C. Escher, Altro mondo I, mezzatinta,
1946
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Fig.
14. M.C. Escher, Altro mondo II, silografia,
1947
Mondi completamente
diversi tra loro vengono a costituire delle unità; i punti di fuga
si confondono. |
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Fig.
15: M. C. Escher, Divisione
spaziale cubica,
litografia,
1952
Tramite la prospettiva
classica viene rappresentata una dilatazione senza
fine dello spazio. |
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Una parte acennata
della teoria delle catastrofi dice che esistono delle morfologie che propriamente
non sono delle forme, ma delle entità in cerca della propria forma:
le forme informi. Esse hanno uno statuto molto speciale: non sono dotate
di nessuna stabilità strutturale, ma assumono l'aspetto di qualunque
attrattore stabile che compaia nel loro raggio d'azione. Se gli attrattori
sono più d'uno, sono capaci di assumere i caratteri di ciascuno
di essi. Una simile "informità" percettiva accade alle figure prodotte
da Escher, dove l'indecifrabilità della forma stabile dominante
dà luogo a paradossi percettivi. |
Fig.
16: E.C. Nerwal: Nightmare Steps
"E' l'idea che infinite
possibilità si intreccino in universi contemporanei e paralleli,
per cui un'azione che si svolge in un universo non può svolgersi
in un altro....Essere al tempo stesso qui e altrove , agire qui e altrove
è sempre stato il sogno dell'uomo, uscire dal reale e attraversare
l'irreale anche attraverso il sogno"
(Italo Calvino) |
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Fig.
17: Giovan Battista Piranesi, Carceri,
1720
Nei disegni di Piranesi
si vedono strutture con gallerie, ponti e scale labirintiche all'interno
di colossali edifici; appare manifesta la predilezione del Barocco per
la perdita del centro. |
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Fig.
18: Dal film "Labyrinth" di
Jim Henson, USA,1986
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Anche il cinema ha
trovato fonte di ispirazione nei disegni di Escher e Piranesi. Nel film
Labyrinth (del regista Jim Henson, con Jennifer Connelly e David Bowie),
il viaggio di una moderna "Alice" viene interpretato come un girovagare
tra corridoi ed incroci, come in un percorso-gioco da viodeogame in cui
ad ogni crocicchio si trovano numerosi ostacoli da superare. |
Fig.
19: Dal film "Il nome della rosa",
di
Jean Jaques Annaud, Italia, 1986
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Altro successo cinematografico
è "il nome della rosa" del regista Jean Jaques Annaud, tratto dal
celebre romanzo di Umberto Eco. Nel libro, i due protagonisti, Guglielmo
ed Adso, escono dal labirinto della biblioteca mediante la famosa regola
del "battere sempre a destra". Qui il labirinto è evidentemente
anche metafora della cultura, dato che si trova nella biblioteca (vedi
anche Borges) e che serve da chiave enciclopedica per la sua organizzazione
(citazione medioevale). |
"Ma certo! L'idolum
è l'immagine dello specchio! Venanzio pensava in greco e in quella
lingua, più ancora che nella nostra, eidolon è sia immagine
che spettro, e lo specchio ci rinvia la nostra immagine deformata che noi
stessi, l'altra notte, abbiamo scambiato per uno spettro (...)
Ci muovemmo in tutte
le direzioni, ma senza risultato. Al di là delle nostre immagini,
lo specchio rinviava confusi contorni del resto della sala,a mala pena
illuminata dalla lampada."
(Umberto Eco, Il
nome della rosa) |
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"Mentre l'imperatore
fissava il suo volto riflesso nello specchio, esso divenne prima una macchia
rosso sangue e poi un teschio dal quale gocciolava muco. L'imperatore si
girò inorridito. "Vostra Altezza", disse Shenkua, "non rivolga altrove
lo sguardo. Ha semplicemente visto il principio e la fine della Sua vita.
Continui a fissare lo specchio e vedrà tutto ciò che è
e può essere. E quando avrà raggiunto il più alto
grado di stupore, lo specchio stesso Le mostrerà quelle cose che
non possono esistere..."
(Ching Nung, Tutto
intorno agli specchi) |
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