4.2  IL MONDO DEGLI INFINITI POSSIBILI


 
 Fig. 10: Disegno di Antonio Toca Fernandez,  
"La biblioteca di Babele"   
 
  
 
 
"Ragioniamo - disse Guglielmo. - Cinque stanze quadrangolari o vagamente trapezoidali, con una finestra ciascuna, che girano intorno ad una stanza eptagonale senza finestre a cui sale la scala. Mi pare elementare. Siamo nel torrione orientale, ogni torrione dall'esterno presenta cinque finestre e cinque lati. Il conto torna. (...)  
Non è poi un gran labirinto. Ora vediamo dove portano le altre due porte della stanza eptagonale. Credo che ci orienteremo facilmente.- 
Il mio maestro si sbagliava e i costruttori della biblioteca erano stati più abili di quanto credessimo. Non so bene spiegare cosa avvenne, ma come abbandonammo il torrione, l'ordine delle stanze si fece più confuso. Alcune avevano due, altre tre porte." 
(Umberto Eco,Il nome della rosa)
 
 
 
  
 
"L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella di una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria identica alla prima e a tutte. Di qui passa la scala a spirale, che s'inabissa e s'innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. (..)   
Io affermo che la Biblioteca è interminabile.(..) In un certo scaffale d'un certo esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario l'ha letto ed è simile ad un Dio."   
(J.L.Borges, "La Biblioteca di Babele", Finzioni) 
 
  
 
"Scoprimmo (a notte alta questa scoperta è inevitabile) che gli specchi hanno qualcosa di mostruoso. Bioy Casares ricordò allora che uno degli eresiarchi di Uqbar aveva giudicato che gli specchi sono abominevoli, poiché moltiplicano il numero degli uomini"  
(J.L.Borges, "Tlon, Uqbar, Orbis Tertius", Finzioni)
 
 
 Fig. 11: M.C. Escher,  Relatività,  litografia, 1953   
 
 
"Osservate, vi mostro qualcosa che voi non riterreste possibile"   
(Maurits Cornelius Escher) 
 
 
 
 Fig. 12: M.C. Escher, Concavo e convesso,  
litografia, 1955   
 
Tutto viene invertito dall'esterno verso l'interno, la parte superiore diventa inferiore, il davanti diventa dietro. Il superamento dei limiti percettivi provoca quasi un senso di vertigine.
 
 Fig. 13: M. C. Escher, Altro mondo I,  mezzatinta, 1946   
  
 
 
 
 Fig. 14. M.C. Escher, Altro mondo II,  silografia, 1947   
 
Mondi completamente diversi tra loro vengono a costituire delle unità; i punti di fuga si confondono. 
 
  
 
 Fig. 15: M. C. Escher, Divisione spaziale cubica,  
litografia, 1952   
 
Tramite la prospettiva classica viene rappresentata una dilatazione senza  
fine dello spazio.
 
  
 
 Una parte acennata della teoria delle catastrofi dice che esistono delle morfologie che propriamente non sono delle forme, ma delle entità in cerca della propria forma: le forme informi. Esse hanno uno statuto molto speciale: non sono dotate di nessuna stabilità strutturale, ma assumono l'aspetto di qualunque attrattore stabile che compaia nel loro raggio d'azione. Se gli attrattori sono più d'uno, sono capaci di assumere i caratteri di ciascuno di essi. Una simile "informità" percettiva accade alle figure prodotte da Escher, dove l'indecifrabilità della forma stabile dominante dà luogo a paradossi percettivi. 
  
 
  Fig. 16: E.C. Nerwal: Nightmare Steps   
 
"E' l'idea che infinite possibilità si intreccino in universi contemporanei e paralleli, per cui un'azione che si svolge in un universo non può svolgersi in un altro....Essere al tempo stesso qui e altrove , agire qui e altrove è sempre stato il sogno dell'uomo, uscire dal reale e attraversare l'irreale anche attraverso il sogno" 
(Italo Calvino)
 
 
 
 Fig. 17: Giovan Battista Piranesi,  Carceri, 1720 
 
Nei disegni di Piranesi si vedono strutture con gallerie, ponti e scale labirintiche all'interno di colossali edifici; appare manifesta la predilezione del Barocco per la perdita del centro. 
 
  
 
 Fig. 18: Dal film "Labyrinth"  di Jim Henson, USA,1986    
Anche il cinema ha trovato fonte di ispirazione nei disegni di Escher e Piranesi. Nel film Labyrinth (del regista Jim Henson, con Jennifer Connelly e David Bowie), il viaggio di una moderna "Alice" viene interpretato come un girovagare tra corridoi ed incroci, come in un percorso-gioco da viodeogame in cui ad ogni crocicchio si trovano numerosi ostacoli da superare.
 
 Fig. 19: Dal film "Il nome della rosa",  
di Jean Jaques Annaud, Italia, 1986 
Altro successo cinematografico è "il nome della rosa" del regista Jean Jaques Annaud, tratto dal celebre romanzo di Umberto Eco. Nel libro, i due protagonisti, Guglielmo ed Adso, escono dal labirinto della biblioteca mediante la famosa regola del "battere sempre a destra". Qui il labirinto è evidentemente anche metafora della cultura, dato che si trova nella biblioteca (vedi anche Borges) e che serve da chiave enciclopedica per la sua organizzazione (citazione medioevale). 
 
 
 
"Ma certo! L'idolum è l'immagine dello specchio! Venanzio pensava in greco e in quella lingua, più ancora che nella nostra, eidolon è sia immagine che spettro, e lo specchio ci rinvia la nostra immagine deformata che noi stessi, l'altra notte, abbiamo scambiato per uno spettro (...)   
Ci muovemmo in tutte le direzioni, ma senza risultato. Al di là delle nostre immagini, lo specchio rinviava confusi contorni del resto della sala,a mala pena illuminata dalla lampada."  
(Umberto Eco, Il nome della rosa)
 
  
 
"Mentre l'imperatore fissava il suo volto riflesso nello specchio, esso divenne prima una macchia rosso sangue e poi un teschio dal quale gocciolava muco. L'imperatore si girò inorridito. "Vostra Altezza", disse Shenkua, "non rivolga altrove lo sguardo. Ha semplicemente visto il principio e la fine della Sua vita. Continui a fissare lo specchio e vedrà tutto ciò che è e può essere. E quando avrà raggiunto il più alto grado di stupore, lo specchio stesso Le mostrerà quelle cose che non possono esistere..."  
(Ching Nung, Tutto intorno agli specchi) 
 
 
 
 
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