"Al
centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo
con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede
una città azzurra che è il modello di un'altra Fedora. Sono
le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per
una ragione o per un'altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca
qualcuno, guardando Fedora quale era, aveva immaginato il modo di farne
la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura
già Fedora non era più la stessa di prima, e quello
che fino ad ieri era stato un possibile futuro ormai era solo un giocattolo
in una sfera di vetro. (Italo
Calvino, "Le città invisibili")
L’operazione progettuale
preliminare da noi compiuta è stata quella di tentare una formulazione
complessiva, un’ipotesi organizzativa del nostro metaprogetto. Questa prima
ipotesi è stata il nostro paradigma , un sistema di possibili connessioni
e organizzazione dei rapporti, non semplicemente dedotto dai dati acquisiti,
ma da una serie di scelte di tipo adduttivo e soggettivo. I contributi che gestiscono
il paradigma indiziario finale provengono da tutto un lavoro svolto fino
a quel momento e dall'interscambio sinergico di tutte le osservazioni sintetizzate. Il metaprogetto così
diviene "progetto di specie", capace di produrre una serie infinita di
individui unici ma appartenenti ad un'unica specie, definendo non i singoli
elementi, ma la loro struttura. Un progetto deve essere riconoscibile come
appartenente ad una specifica logica operativa, ad un metaprogetto soggettivo;
progettare significa proprio "assecondare la dinamica evolutiva di un'idea"
(12), producendo un modello che dovrà
rispondere a richieste che ancora non si conoscono e attivando una logica
di sviluppo in grado di controllare l'evoluzione del sistema verso un obbiettivo,
attraverso "un'ipotesi soggettiva di organizzazione di tutti gli elementi/richieste
esistenti e di quelli a venire, ancora sconosciuti. E' quindi una scommessa,
una sfida; cerchiamo di cogliere e di indirizzare gli sviluppi possibili"
(13). Il risultato di tale progettazione
consiste in "eventi complessi e formalizzati" (14)
generati da obbiettivi, richieste e riferimenti in continua evoluzione,
inseriti in un contesto anch'esso soggetto a repentini mutamenti. "Il modello/paradigma indiziario
che noi costruiamo per controllare il farsi del progetto [...] deve avere
due classi di requisiti. Può
e deve, anzitutto, essere una esplicitazione del nostro retroterra culturale/soggettivo/umorale/casuale/contingente.
Proprio questa carica di soggettività, e quindi labilità/variabilità
lungo il tempo del progetto [...] sarà una carta vincente nella
sfida verso la complessità come capacità di risposte multiple,
imprevedibili ed intersoggettive." (15).
Di fondamentale importanza per il paradigma indiziario è il concetto
di flessibilità cioè la capacità del sistema di assimilare
volta per volta tutte le possibili variabili che intendiamo produrre con
la dinamica evolutiva del nostro progetto, ed inoltre deve avere la possibilità
di crescere e cambiare con estrema facilità. Il fatto che il paradigma
sia comunque gestito dalle scelte soggettive del progettista, crea nell'ambito
di rilettura dei vari contesti le premesse per un incremento di complessità
dell'ambiente e per un innalzamento della sua qualità totale. Per la costruzione
del nostro paradigma indiziario ci siamo servite del catalizzatore, "L'Epopea
di Gilgamesh"; affascinate dal significato simbolico del racconto,
il percorso labirintico di ricerca interiore dell'eroe Gilgamesh, abbiamo
cercato di costruire una sequenza spaziale che contenesse questo concetto
di iniziazione.Rileggendo soggettivamente il racconto ne abbiamo
selezionato alcuni passaggi che abbiamo poi arbitrariamente associato alle
unità elementari/eventi primari ingresso
- percorso - nodo
- centro individuati in precedenza.
La successione degli elementi che si è venuta così a costituire
ha strutturato la sequenza ordinatrice del nostro metaprogetto, fornendoci
una matrice organizzativa topologica. L'unità/evento
primario "ingresso" l'abbiamo soggettivamente associato ai passi dell'epopea
in cui è contenuta la descrizione dei personaggi principali, Enkidu
e Gilgamesh. Gli episodi che abbiamo
ritenuto più significativi, come ad esempio la lotta con Humbaba,
quella tra i due eroi, ed altri, li abbiamo soggettivamente collegati
all'evento "nodo". La tauromachia descritta,
la lotta contro il Toro Celeste, ha costituito il nostro "centro". I momenti del racconto
in cui si descrive il viaggio dell'eroe, sia reale che spirituale, sono
diventati i nostri "percorsi".